Si è tenuta nella sede romana di Federculture la prima riunione nazionale dei parchi minerari, cioè di quei soggetti pensati a seguito della cessazione delle attività estrattive, in altre parole, dopo la chiusura di quelle risorse industriali che per prime subirono la crisi provocata dalla globalizzazione. L’associazione sta cercando di dare voce ad un settore che finora non è stato rappresentato, quale prima mossa i convenuti hanno concordato un censimento autogestito dei parchi minerari italiani che finalmente porterà alla luce le peculiarità di ogni singolo sito minerario dimesso, evidenziando per ciascuno i punti di forza e di debolezza. Sarà possibile avere, così, un quadro nazionale di conoscenze, infatti, dopo la ricognizione sui parchi minerari, sarà chiesto un incontro con il governo che uscirà dalla prossima legislatura. «C’è la necessità di riattivare le certezze del diritto in materia di valorizzazione e gestione del patrimonio storico e paesaggistico di proprietà dello stato» dice Massimo Zucconi, presidente dei parchi della Val di Cornia, che prosegue «abbiamo bisogno di conoscere dal ministero dell’economia e da quello dei beni culturali le loro intenzioni su questi luoghi che lo stesso “codice Urbani” include fra i beni storici». Gli fa eco Lorenzo Marchetti, presidente del parco minerario dell’Isola d’Elba «occorre una politica di attenzione, non solo per la tutela, ma anche per la valorizzazione di queste importanti risorse naturali e storiche». Marchetti continua «lo stato deve riconoscere il nostro ruolo perché, fra l’altro, i nostri parchi, adeguatamente sostenuti, possono diventare fonti per lo sviluppo e il lavoro».
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