All'Elba accadono spesso fatti curiosi e qualche volta inspiegabili, ma quelli degli ultimi giorni sono veramente straordinari. In tutti ed è bene ripeterlo: IN TUTTI i luoghi turistici di mare, del mondo occidentale, le amministrazioni locali ed anche gli organi dello Stato, preposti al controllo del territorio e del mare, dei porti, si prodigano affinché quelle località TURISTICHE possano offrire il meglio di sé agli ospiti e ai visitatori che le raggiungono per visitarle, per soggiornarvi. Nelle località turistiche infatti tutti sanno, soprattutto le amministrazioni e gli organi competenti, che quel delicato equilibrio esistente va tutelato, perché possa continuare ad offrire, nel tempo, il richiamo che permette poi anche agli abitanti che vi risiedono, di condurre la propria vita in modo autosufficiente. Il poco o tanto che possono offrire è innanzitutto dato dall'atmosfera che propongono, dal panorama che naturalmente è godibile, dal senso di libertà e tranquillità che quei luoghi offrono. E anche noi a ben guardare non abbiamo molto altro da proporre, almeno fino a prova contraria. E invece noi no, noi che siamo "diversi", troviamo il modo per deturpare, di avvilire quel poco o tanto che la natura o la storia ci hanno regalato e che comunque, purtroppo, non è stato frutto né del nostro ingegno né delle nostre capacità e pertanto non è sostituibile. Siamo davvero molto abili a far terra bruciata attorno a noi, seguendo qualsiasi indicazione proveniente dall'esterno, anche quando mal coincide con i nostri interessi. Senza discutere, senza protestare, senza opporci. Senza cercare soluzioni alternative. Ma come è possibile che sia stato permesso uno scempio simile sul lungomare di Portoferraio? Quali interessi oltre a quelli di Portoferraio stessa vanno tutelati? Forse quelli di tutta l'Isola? Siamo già al comune unico? A me sembra che gli altri comuni elbani sappiano ancora benissimo come provvedervi da soli. Saranno allora forse quelli dei crocieristi? Quelli che sostano a Portoferraio sono francamente da anni un numero irrisorio, irrilevante nell'economia cittadina, per i motivi che tutti conosciamo. Sarà allora, forse, un eccesso di rispetto delle normative europee, non delle leggi dello Stato, che casomai ci farà ottenere qualche punteggio in più in qualche graduatoria astrusa? Oppure più semplicemente le grandi disponibilità economiche della Port Autority piombinese devono trovare sbocco e ragione in interventi di qualsiasi tipo, basta che qualcosa venga fatto e comunque speso? Qui è assordante il silenzio delle organizzazioni ambientaliste, sempre pronte a rilevare i piccoli abusi o a bocciare qualsiasi progetto di porto turistico (sono davvero belle ed ecologiche queste barriere, vero?), come il silenzio della Soprintendenza, sempre attentissima e magari contraria all'apertura della finestrella per un bagno (complimenti vivissimi anche a voi per come lasciate trattare la medicea Torre del Gallo), sgomenta anche il silenzio del Parco dell'Arcipelago che si dibatte tra commissariamenti e progetti mai realizzati. Muto rimane anche il Centro Storico e il suo Centro Commerciale Naturale, attivissimo con tutte le sue bandiere gialle per il traffico e incapace di esprimere qualsiasi concetto in proposito, ma anche le organizzazioni di categoria, sembrano recalcitranti a prendere una qualsiasi posizione (forse perché siamo sotto elezioni). Intanto i lavori procedono spediti, ci risveglieremo e batteremo un colpo, forse, quando tutto sarà finito e concluso, quando dopo le prime sciroccate quelle meravigliose palizzate in ferro (non acciaio inox) cominceranno ad arrugginire e Portoferraio si troverà ingabbiata da est a ovest come in uno zoo, separata dal mare, separata e privata del proprio futuro del quale non è più padrona. Molte altre località turistiche sulla rotta delle crociere non hanno seguito questa strada: in Francia non hanno queste protezioni: Saint Tropez, Cannes, Nizza e dubito Montecarlo. In Italia non le hanno Portofino, Ischia, Capri, la stessa La Spezia (Cinque Terre) ne è priva. Rimangono i porti commerciali di Livorno e Civitavecchia che sono meta delle crociere per Firenze e Roma. Siamo forse diventati un porto commerciale? Non ci risulta, né potremo mai essere Livorno o Civitavecchia. Se vogliamo sostituirci a loro siamo già morti. Infine mi chiedo: ma se le navi da crociera continuano a fare scalo nei porti sopra elencati che sono ad oggi senza protezioni, gli amministratori di quei luoghi sono degli incoscienti? Oppure gli armatori navali amano sfidare il pericolo? E tutte le navi da crociera che navigano ogni anno in Mediterraneo (sono oltre 400) e seguono più o meno le stesse rotte, saranno tutte marchiate come navi "insicure"? Oppure vogliamo far credere che le crociere rinunceranno alle mete che sono di maggior richiamo e sosteranno solo a Livorno, Civitavecchia e Portoferraio? Per favore almeno non prendiamoci in giro.
inferriate portoferraio