Il 5 Aprile mentre ascoltavamo gli interventi che si snocciolavano nella Sala della Provincia riflettevamo sulla potenza di Giovanni Assemblatore Ageno e della sua Band. Lo spettro di un altro turno all’opposizione, e soprattutto quello di un’altra legislatura con una giunta del lucchetto in sella, con una Polipo de Medici a cui forse affiderebbero anche l’anagrafe erano riusciti nel titanico intento di risvegliare il cervello globale del centrosinistra portoferraiese! Così assistitevamo ad una serie di interventi tranquilli, con rifondazione che per poco non faceva flanella coi popolari, con i comitati ascoltati con interesse e senza tentazioni di immutandamento da parte degli amministratori. Ci faceva piacere la grande attenzione e lo sforzo di comprensione anche verso Michele Alessi, che pure ne diceva di pelle e di becco (aveva espressioni non lusinghiere) ai partiti e zone collegate. Avevamo sbagliato le previsioni, la sinistra tafazzista, quella che si prendeva a furiose bottigliate sulle palle, non emergeva. E rare volte eravamo stati così contenti di esserci sbagliati. Vabbè qualcuno esagerava nei toni, qualcuno era un poco troppo saccente, ma poi intervenivano altri e la discussione si riequilibrava, ed un altro fatto notavamo soddisfatti, che chi se ne andava (la riunione è durata più di quattro ore) chiamato altrove da impegni non aveva l’aria annoiata. L’interesse era rimasto alto nonostante una ventina di interventi, un numero che in altre occasioni avrebbe provocato serie fratture all’apparato riproduttivo ed a proposito il Tafazzi non arrivava. Stavamo per votare il documento finale e gli amici del social forum sono scesi sul sentiero di guerra allineati e coperti ed hanno dato aspra battaglia per dimostrarci che non dovevamo dichiararci alternativi ad Ageno. “Eccolo Tafazzi!” abbiamo pensato, ma ancora una volta ci sbagliavamo, stavolta ci trovavamo in presenza di un Tafazzi modificato che in luogo di autobottigliarsi i marroni si sentiva in diritto di bottigliare i marroni di tutti gli altri. Per un po’ abbiamo resistito, poi abbiamo portato le mani all’inguine. Ne abbiamo tolta una da là solo per alzarla e votare un documento che a furia di bottigliate era stato accapponato.