Fra poco più di un anno si terranno le elezioni amministrative a Portoferraio, ma la campagna elettorale è iniziata da qualche mese con dichiarazioni di leaders politici, documenti dei partiti e assemblee. Dalle analisi delle diverse forze politiche, emerge un elemento comune: la necessità di recuperare al confronto movimenti, comitati e i gruppi di cittadini che sono nati in questi ultimi anni e che hanno giocato un ruolo importante nell'affrontare alcuni problemi. Non sono tutti della stessa natura. Alcuni sono espressione della volontà di difesa di interessi legittimi e particolari; altri, invece, si ergono a difesa di interessi più generali o, addirittura, di diritti e valori universali. Tutti, comunque, al di là degli obiettivi che si prefiggono, svolgono un ruolo di analisi e mediazione politica tra le esigenze e le aspettative delle popolazioni e le istituzioni. E' opinione comune che occupino una spazio lasciato libero dai partiti, che sembrano sempre più in difficoltà e che si limitano a partecipare alle diverse iniziative più che a organizzarle. E' un dato che deve essere valutato con preoccupazione, perché potrebbe prefigurare un futuro con i movimenti spontanei che, spinti da entusiasmo e idealismo,si esprimono nelle piazze e, invece, (e purtroppo), le lobbies affaristico - partitiche, con abbondanti mezzi e inesauribile fame di profitti liberal democratici, fanno gli affari loro nei centri di potere. A nostro avviso, questo pericolo potrebbe essere scongiurato se, da una parte, i movimenti spontanei capissero che le affermazioni di principio devono poi essere calate nella realtà. Perché è nella realtà che si deve incidere attraverso l'azione politica. E si incide solo se si ha il potere. Da qui la necessita di organizzarsi di prenderlo. Altrimenti l’azione politica rischia di trasformarsi in folclore. Specialmente se è accompagnato da tamburi e saltimbanchi: momenti di socializzazione importanti, se volgiamo, ma che non scacceranno mai mercanti dal tempio, tanto per essere chiari. I rappresentanti dei partiti, da parte loro, dovrebbero capire che non possono più continuare a cercare di incanalare, le esigenze e le pur confuse aspettative della società civile, entro schemi di consapevolezza omogeneizzata e pronta per l'uso. Perché la società che giustificava questo tipo difunzione politica non esiste più. In questa società non esiste più il gap culturale tra i dirigenti e la base. Anche perché è sparita la base. Almeno quella dei sacri testi. Oggi, non è raro partecipare ad assemblee e essere sorpresi dal livello di certi interventi: chiarezza di esposizione, concretezza, concisione e proprietà di linguaggio. E questo risalta in confronto a quello di certi politici, pieno di luoghi comuni, schematismi e retorica fumosa; quando poi non si scade nel comizio con toni da commedia all'italiana. Quindi non solo necessitano nuovi rapporti ma anche nuovi linguaggi. Se non verrà compreso questo,sarà difficile recuperare i movimenti a un progetto concreto di impegno politico. L'incontro che il 5 Aprile i partiti della sinistra hanno organizzato presso il palazzo della Provincia è stato una lezione per tutti. Una lezione per i partiti e per i movimenti di qualsiasi tendenza. Una lezione che non dovrebbero dimenticare se intendono lavorare nella chiarezza, nel reciproco rispetto e nell'interesse della collettività
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