Con due atti deliberati e criminali i militari degli Stati Uniti d’America hanno stroncato oggi a Bagdad la vita di tre giornalisti. In qualsiasi paese che volesse fregiarsi del titolo di civile e democratico chi ha ordinato il fuoco verso operatori dell’informazione, armati solo di una telecamera e della propria coscienza, finirebbe di fronte ad una corte marziale; temiamo che così non andrà le regole del diritto in questo passaggio buio della storia umana le dettano i forti. La stomachevole bugia proposta dalle gerarchie militari statunitensi, circa la possibilità di due errori, è stata contestata da decine e decine di colleghi degli uccisi, anche nostri connazionali, che erano presenti ai fatti, che hanno visto chiaramente puntare l’Hotel Palestine da parte di un tanks senza che da quell’edificio (che ospita solo i giornalisti) potesse venire offesa alcuna. Il disegno è oltremodo chiaro, si è ucciso per intimidire gli altri, si vuole che la stampa non sia presente sul teatro del massacro, si vuole che nessun occhio indiscreto, o non addomesticato, documenti che la “guerra chirurgica” è in realtà una immensa carneficina come tutte le guerre. Il sonno della ragione umanitaria e la veglia delle ragioni di un mercato lordo di sangue e petrolio hanno generato mostri. Nessuno si azzarderà a denunciare alla corte dell’Aja l’Imperatore temporaneo degli Stati Uniti d’America e del mondo ed il suo più fedele vassallo europeo per le migliaia di morti innocenti di una guerra condotta senza e contro il parere della comunità internazionale. Ma se la storici del futuro possiederanno un briciolo di obiettività per loro Bush, Blair e Saddam staranno sulla stessa panca degli imputati di questo macello.
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