Qualcuno glielo dovrebbe dire. Per spirito di carità cristiana, per umana pietà, per dovere professionale. Comincia a fare davvero impressione: ripete i suoi slogan con quel sorriso innaturale stampato sul volto, incurante di ogni logica e di ogni decenza; parla senza sapere di cosa parla, cita senza sapere cosa cita né come, tira fuori numeri, statistiche, sondaggi, più per convincere se stesso che pensando di convincere qualcun altro; ormai è preda dello strumento che ha fatto la sua fortuna economica, la televisione, e pensa che tutto ciò che riuscirà a far uscire dalla scatola magica gli porterà identico successo. Non si rende conto di offendere e irritare tutti i disoccupati e gli occupati provvisori e i sottooccupati ogni volta che dice che la disoccupazione è diminuita; di far imbestialire tutti coloro che si sentono più poveri e più disperati ogni volta che dice che le cose vanno bene, e che il Paese è ricco; di inimicarsi fino all’odio tutti coloro che dice di aver beneficato con le sue riforme e che si sono ormai accorti di chi è il vero beneficiario delle riforme. Se davvero la Magistratura è contro di lui, la stampa e i mezzi di informazione italiani e esteri sono contro di lui, gli intellettuali e gli insegnanti e gli artisti sono contro di lui, non gli viene il sospetto che questo possa (o debba) dipendere da lui? Non si è domandato, poi, se per caso chi è con lui (oltre a quelli che sono a libro paga, e sono tanti) non lo faccia perché ormai è diventato la zattera della disperazione di vite perse dietro all’illusione di poter navigare da padroni sulla sua mediocrità etica, culturale, politica, e potersi così riscattare dalle sconfitte subite dalla storia? Certo: senza di lui i partiti che compongono la sua forza attuale, compreso il suo, spariscono in un destino di opposizione vana e senza alcun potere che faccia conservare qualche legame con la base. Per questo sono costretti a sopportarlo e a supportarlo. Sanno che è finito, e che questa fine è l’unica chance rimasta loro per rifondare una loro presenza politica nel Paese: ma tentano ancora di ritardare il momento della loro maturità politica, come quei giovanotti invecchiati che stanno ancora a casa dalla mamma. E allora chi glielo dice? Se non si trova chi si prende questa briga per tutti, bisognerà farlo tutti insieme a gran voce, e che si senta forte e chiaro. Appuntamento il 9 e 10 aprile. E che non manchi nessuno. La Primula Russa (noi no) www.isoladelba.splinder.com Che aggiungere cara Primula? forse solo lo sgomento di chi lavora intrecciando parole, magari cercando di dar loro una sistemata, ritoccandole, piallandole come fa un falegname col legno; lo sgomento di uno che le parole le ama, ed è sommerso da un'overdose di parole totalmente sganciate dalla realtà, dal confronto tra le idee di governo su cui i nostri concittadini dovrebbero ragionare e scegliere. Non si sa se questa autunnale primavera agonica del patriarca sia più deprimente o più pallosa. Ora si perderanno un par di giorni a discutere a chiedersi se è stato più cafone il vecchio transgiovane o irriguardosa l'Annunziata, facendo a mio avviso il gioco di uno che solo sulle forme e sull'apparenza punta ogni sua carta, uno che brandisce come una clava una mediocre cultura ed una strafottente formale educazione. Speriamo che il 9 aprile metta le ali che arrivi il prima possibile e che si possa, immediatamente dopo, spengere i televisori, e tornare a ragionare di politica ad occuparci dei problemi delle persone vere.
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