Negli scorsi giorni si è tenuta a Portoferraio l'Assemblea della CNA. "L'assemblea - recita una comunicazione della associazione di categoria - ha approvato i contenuti di una relazione, ed ha dato mandato al gruppo dirigente di richiedere un incontro al sindaco ed alla giunta di Portoferraio per discutere dei temi relativi allo sviluppo della città". La nota nel trasmettere la relazione (dai toni piuttosto critici verso l'amministrazione comunale del capoluogo elbano) specifica che l'iniziativa delle assemblea artigiane a livello comunale verrà replicata anche nelle altre località dell'Isola d'Elba. Riportiamo qui di seguito il testo della relazione approvata: In questo avvio di 2006 si sono verificati episodi gravi di criminalità che hanno coinvolto come vittime imprenditori locali. Per la CNA il primo passo è quello della solidarietà non episodica a questi imprenditori, portata personalmente dai dirigenti e dalla struttura, supportata dall'offerta di disponibilità piena di tutti gli strumenti di cui si dispone per riportare le aziende al funzionamento fisiologico. Ma avvertiamo l'urgenza di capire - con maggiore compiutezza di quanto abbiamo fatto fino ad ora - che cosa sta succedendo e perché qualcuno ha ritenuto di poter regolare i propri rapporti in maniera violenta. Al momento non siamo in grado di dire se si tratta di episodi che hanno origine nella presenza di criminalità organizzata o nell'iniziativa isolata, dettata da motivazioni che possono essere le più varie. In ogni caso, la CNA ritiene che serva una reazione che deve essere coerente con le valutazioni che ci si deve sforzare di produrre sulla realtà locale. Una reazione che deve articolarsi su più piani. Quello del controllo del territorio da parte delle forze dell'ordine per la prevenzione dei reati, quello delle istituzioni per la creazione delle condizioni dello sviluppo, quello delle forze politiche e sociali, che un tempo si sarebbe chiamato di vigilanza democratica, esteso al tessuto delle imprese. Ma serve l'impegno e la vitalità di tutti per non dare per perso un senso di comunità solidale che riflette insieme sulla propria identità, sulle proprie radici articolate – anche nel modello di sviluppo - come condizione per la selezione di comportamenti accettati. Queste cose vanno insieme, ma non esauriscono i compiti. Facciamo intanto alcune considerazioni. Innanzitutto, anche se questi episodi non sono una novità, non avevano mai avuto questa concentrazione. Poi, avvengono in un momento in cui le aziende sono più in difficoltà per la stagnazione economica e in cui la concorrenza è più forte in tutti i settori, e soprattutto in quello dell'edilizia. Ancora, si sta consolidando la percezione di un territorio in difficoltà che non riesce a darsi una prospettiva condivisa di uscita dalla propria crisi. Riteniamo che ci sia un unico tratto che unisce queste cose: la preoccupazione che accompagna l'incertezza per il futuro... Inoltre, queste circostanze si innestano su un sistema economico locale notoriamente caratterizzato da frammentazione e debolezza economico – finanziaria, che è stato in grado di trasmettere i suoi caratteri di informalità e flessibilità all'intero complesso delle norme che regolano le relazioni sociali, economiche e politiche. Un lunghissimo periodo di crescita non programmata ha consentito a questo sistema di esprimere le sue potenzialità in termini di crescita; ma ha anche esasperato le attitudini all'autosufficienza delle imprese, con il portato ulteriore di allentare i vincoli di solidarietà della comunità locale. Il venir meno di tali condizioni di crescita ha inceppato i meccanismi di funzionamento del sistema, ne ha sottolineato i sottoprodotti individualistici e sta esponendo le aziende di ogni settore - come soggetti deboli – tanto ai rischi del “tutti contro tutti e senza regole” quanto a quelli del controllo illegale esterno. Quale che sia l'ipotesi che troverà conferma, dovremo approntare una modalità di convivenza diversa, prima di entrare in un circolo vizioso di mancato sviluppo e tolleranza verso fenomeni di illegalità. E' questo l'ulteriore compito che tutti abbiamo. La CNA avverte l'obbligo di contribuire a tracciare un segno di discontinuità, a offrire una prospettiva di cambiamento. Insieme alle altre forze organizzate della società che percepiscono le nostre stesse preoccupazioni. Un nuovo sviluppo deve essere la priorità. Uno sviluppo che tenga insieme il valore dell'impresa con quello del lavoro “vero”. Che guardi a settori in grado di assicurare attività per tutto l'anno. Uno sviluppo che riguardi fattori che si affianchino al turismo e che siano in grado di compensarne, magari in parte, gli squilibri dovuti alla stagionalità. Che sia occasione per le imprese di rivedere i propri assetti organizzativi e i propri rapporti con il settore di appartenenza. Per parte nostra abbiamo già avviato un'iniziativa di aggregazione delle imprese dei settori dell'edilizia e dell'impiantistica per poter partecipare a gare per l'assegnazione di lavori pubblici e privati. Trovare forme di cooperazione è indispensabile per recuperare competitività senza svendere il valore del proprio lavoro, per diventare appaltatori invece di subappaltatori (che è come dire diventare interlocutori diretti e tutori di tutto il territorio), per poter offrire garanzie di qualità delle prestazioni attraverso l'integrazione delle professionalità. In definitiva, per essere soggetti attivi del mercato, in grado di tutelare e di usufruire del valore sociale del mercato stesso. Le amministrazioni devono fare la propria parte nella gestione degli appalti. Non è sostenibile aggiudicare appalti, pure con il rispetto formale delle norme, con ribassi che si aggirano intorno al venticinque per cento. Vanno nella stessa direzione di integrazione le iniziative sulla nautica per l'emersione e il consolidamento di una filiera locale sostenuta dalla realtà produttiva più significativa. La CNA invita le amministrazioni a tenere in debita considerazione le attività industriali che della nautica sono il vero motore. Infrastrutture a mare e attività produttive a terra si alimentano a vicenda perché sostengono reciprocamente la propria economicità. Per questo abbiamo segnalato ai comuni le priorità dell'incremento dei posti barca e dell'affiancamento di aree che siano deputate ai servizi ed alle attività produttive connesse alla nautica. Non ha un segno diverso l'iniziativa in corso di sperimentare, per le aziende del settore dell'artigianato tradizionale e artistico, la creazione di un marchio e di un disciplinare per la qualità delle produzioni che coinvolga anche le istituzioni locali, Parco compreso. Ma la domanda di quale sviluppo è possibile per l'Isola devono porsela anche le amministrazioni, da cui si attendono risposte che ancora agli atti non ci sono. Le stesse associazioni di categoria, tra cui la CNA, avevano messo a disposizione cospicue elaborazioni sullo sviluppo possibile per l'Isola d'Elba, sopperendo in questo modo alle carenze di programmazione. Nelle stesse modalità organizzative dei tavoli di concertazione scelte dai sindaci stanno i motivi del loro fallimento. Insomma c'è un problema evidente di qualità dell'azione delle amministrazioni. Tant'è che le priorità e gli impegni assunti al momento delle elezioni, che avevano suscitato aspettative di rinnovamento, si sono persi solo in parte per obiettive difficoltà di iniziativa. La CNA ritiene che sia questo il caso del comune di Portoferraio. Abbiamo sempre riconosciuto le iniziali difficoltà che sono derivate da un bilancio sull'orlo del dissesto e da una manovra urbanistica bloccata dalle proprie contraddizioni. Per questo abbiamo accettato e sostenuto, tra l'altro, la scelta dell'amministrazione di anticipare la sostituzione della TARSU con la TIA, e di ripetere la procedura di adozione di un regolamento urbanistico modificato. Il risanamento del bilancio e la trasparenza amministrativa sono condizioni perché le amministrazioni possano essere referenti per l'esercizio dei diritti. Ma oggi la CNA è costretta a constatare che in questi frangenti si sono smarrite le priorità dello sviluppo, appannate da una manifesta inconcludenza. Infatti, sono passati quasi due anni dalle elezioni e ancora non si sono prese decisioni che possano implicare conseguenze all'altezza delle aspettative sollecitate nella cittadinanza, nelle imprese, nel tessuto delle associazioni. In particolare, il contenuto del regolamento urbanistico – come dimostrano tra l'altro le oltre quattrocento osservazioni – non sembra cogliere appieno i bisogni, peraltro noti, della cittadinanza. Sul regolamento urbanistico la CNA sostiene: · che debba essere data la possibilità di effettuare ampliamenti fino a novanta metri quadri per le abitazioni esistenti quale che sia l'area in cui si trovano, per le quali il consumo di territorio e il carico urbanistico aggiuntivo è trascurabile, in modo da consentire alle famiglie che ne hanno la possibilità di avere un'abitazione che corrisponda ai moderni canoni di conforto; · che per le aree PIME, il divieto di realizzare immobili non debba essere assoluto, ma solo subordinato alla realizzazione delle opere di messa in sicurezza idraulica che gli stessi privati devono poter realizzare; · che dovranno essere rapidamente predisposte le modificazioni del piano strutturale che consentano la realizzazione di prima casa a tutti coloro che, in ragione di indici attualmente troppo restrittivi, sono esclusi da questa possibilità pur avendo già un terreno edificabile disponibile; · che tra i piani attuativi debba essere data priorità a quelli del restauro del centro storico e del riordino del sistema della portualità; · che la previsione di nuove aree destinate ad insediamenti produttivi tenga in considerazione l'osservazione presentata e che questo, tuttavia, non esaurisca la riflessione dell'amministrazione sull'assetto produttivo dell'isola che ha baricentro nel comune di Portoferraio. La CNA ritiene opportuno sottolineare che l'attesa del cosiddetto “piano strutturale unico” non può essere circostanza che giustifica la posticipazione a quel momento di scelte rilevanti. Deve essere, semmai, fatto lo sforzo di prefigurare assetti futuri con i quali le scelte fatte oggi possano implementarsi. Anche sul traffico non siamo ancora arrivati a posizioni dell'amministrazione definite e supportate da valutazioni di effettiva fattibilità degli interventi proposti. La CNA · guarda con attenzione all'evoluzione di questi giorni delle posizioni dell'amministrazione sulla gestione del traffico urbano, soprattutto nella zona del centro storico. · Sostiene che l'obiettivo deve essere la chiusura del centro storico, scelta considerata ormai “normale” pressoché ovunque, in presenza di servizi di parcheggio e trasporto efficienti. · Sottolinea che i frequenti incontri con le associazioni di categoria hanno messo a disposizione dell'amministrazione gli elementi per poter sostenere decisioni in questo senso in tempi ragionevoli, tenendo conto che anche le imprese presenti nel centro storico hanno bisogno di certezze per programmare la loro attività. · Invita l'amministrazione a prendere in considerazione la situazione di altre zone della città, come Carpani, che vedono compromessa in parte la loro vivacità commerciale per l'uso inappropriato dei parcheggi esistenti. Eppure, non possiamo fare a meno di considerare come le iniziative promesse dall'amministrazione siano lontane dagli approcci più moderni di gestione della logistica urbana. La CNA auspica che l'amministrazione si svincoli da concezioni tradizionali secondo le quali si risolve il problema della fruibilità dei centri storici solo con più parcheggi, senza concepire un modo diverso di utilizzo dello spazio urbano e di organizzazione delle sue relazioni. Questi temi meritano una riflessione specifica che svilupperemo in altra occasione. L'incertezza che viviamo nelle more del riassetto urbanistico e delle modifiche al traffico cittadino sono emblematiche della situazione che lamentiamo. Per questo la CNA ritiene utile richiamare l'amministrazione ad affrontare le priorità di sviluppo che essa stessa ha proclamato e che, a suo tempo, sono state ampiamente condivise. Innanzitutto, rimane ancora non sciolto il nodo di come “mettere a reddito” l'enorme patrimonio storico e architettonico di Portoferraio in chiave di attrazione turistica spendibile, peraltro, in un arco temporale più esteso rispetto alla mera stagione balneare. I ripetuti incontri avuti dalle associazioni di categoria - che hanno sempre fatto precise richieste - con l'amministrazione non hanno prodotto risultati apprezzabili né in termini promozionali né di intervento sul decoro urbano. La CNA sostiene la necessità che: · l'amministrazione concentri le risorse disponibili nel recupero del patrimonio del centro storico; · prenda decisioni conseguenti sulla fruibilità delle zone recuperate; · avvii un progetto di respiro pluriennale per l'inserimento di un “pacchetto Portoferraio” tra le proposte turistiche da promuovere nel corso delle fiere di settore; · sostenga la vocazione del porto di attrarre il turismo croceristico. Tra queste cose si colloca anche la nostra richiesta di mettere a disposizione delle aziende dell'artigianato locale tipico una sede comune da adibire a punto di esposizione. Portoferraio ha avuto storicamente, ed ha tuttora, anche una vocazione produttiva che non può essere sminuita ma che deve crescere ed integrarsi con le potenzialità turistiche e con quelle della logistica a disposizione dell'intera isola. Per questo la CNA chiede che si diano risposte rapide e chiare a coloro che desiderano investire per lo sviluppo della nautica con progetti che integrano il settore della produzione e della manutenzione con i servizi a mare. Nella zona artigianale delle Antiche Saline è in corso una parziale riconversione ad area commerciale e di servizi; può essere anche un avvio di riorganizzazione delle funzioni urbane che può portare esiti condivisibili, ma che deve essere guidato per non ripetere gli errori passati e compensato con una risposta soddisfacente alle esigenze delle attività produttive. Non si tratta solo di destinare aree effettivamente utilizzabili per nuovi insediamenti produttivi - di cui pure c'è bisogno per soddisfare una domanda reale delle aziende, per calmierare un mercato degli affitti impazzito e per mettere in discussione meccanismi di rendita che stanno dissanguando le attività - ma anche di fare scelte su quale è il tipo di attività a cui vogliamo affidare territorio prezioso. Ci sono sicuramente altre questioni da affrontare; dalla gestione dei rifiuti e del ciclo idrico ai trasporti, solo per citare qualche titolo. Su queste cose, e su tutto quello che avrete intenzione di evidenziare, il gruppo dirigente presterà massima attenzione e farà uno sforzo di sintesi per proporre all'amministrazione una piattaforma coerente di rivendicazione e di proposta.
Portoferraio striscia panorama