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5 Aprile - Il potere non ci interessa

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : lunedì, 07 aprile 2003

Il processo di distacco tra cittadini e istituzioni è arrivato ad un punto che non è più tollerabile ed è quindi indispensabile cambiare i termini secondo i quali la politica, la gestione della cosa pubblica, viene tradizionalmente intesa e fatta. Politica è autoamministrazione dei cittadini e bisogna decidersi a capire, che il suo compito diretto è prima di tutto la soluzione di quei problemi, che insorgono dallo svolgersi della vita delle persone e dei rapporti tra queste e le strutture della società. I partiti, quali soggetti che avrebbero dovuto concorrere alla formazione della volontà politica del paese, organizzando le aspirazioni del popolo e controllando democraticamente l’operato delle istituzioni, hanno degenerato da questa loro funzione costituzionale recando così danni gravissimi alla società. Tuttavia, non si può dire che sia in atto una caduta dell’impegno politico, che anzi, tende a crescere manifestandosi fuori e indipendentemente dai partiti; in comitati cittadini, forum di discussione, associazioni, circoli ecc. Anche a Portoferraio e all’Isola d’Elba si assiste ad una sempre più intensa mobilitazione sociale e l’incontro di oggi potrebbe dare inizio ad una nuova fase politica della nostra città. Chiaramente non possiamo saltare a piè pari la discussione che ci ha visti coinvolti in queste settimane. Una discussione che è cominciata, bisogna dirlo, con il boicottaggio di questa stessa assemblea cittadina, da parte di alcuni esponenti e rappresentanti di partito, i quali pretendono ancora una funzione primaria dei partiti stessi nella sfera politica e sociale, e vorrebbero ridurre tutto a trattative e accordi fra le segreterie. Oggi siamo qui per confrontarci e stabilire se esistono le condizioni per intraprendere un percorso comune verso le elezioni amministrative del giugno duemilaquattro; a tal fine riteniamo indispensabile, in questa fase, stabilire immediatamente la parità di tutti i soggetti che sono riuniti in questa assemblea, dai vari gruppi più o meno organizzati, ai partiti, a uomini e donne indipendenti. Noi crediamo che per offrire una reale alternativa all’attuale degrado politico e amministrativo in cui versa il nostro Comune, sia necessario arrivare uniti all’appuntamento del duemilaquattro. Uniti intorno ad un programma condiviso; uniti in un'unica lista; uniti nel sostenere i candidati. Per fare ciò è indispensabile la creazione di rapporti umani capaci di sgomberare il campo dall’ipocrisia dei politicismi. È necessario mettere da parte i personalismi e gli eccessi di ambizioni come quelli di chi si sente già candidato in pectore. È necessario individuare, insieme, un metodo di lavoro e fissare delle regole da rispettare, sia per la stesura del programma che per la scelta dei candidati. Regole che non siano recinti ma finestre che permettano di sperimentare la creatività attraverso nuove forme di democrazia. Solo così potremo costruire un laboratorio di idee nuove, in grado di rappresentare degnamente le esigenze di rinnovamento della politica che emergono con forza dalla società civile. Se ad oggi, qualcuno pensa di imporre candidature e programmi, questo qualcuno, sta sbagliando tutto! Noi proponiamo un modo di governare e uno stile di lavoro, nelle organizzazioni sociali e politiche che definiamo “una nuova cultura politica”. Il potere non ci interessa, abbiamo detto. Il potere è l’obiettivo di tutti quelli che fanno politica. Nella sinistra si è giunti a confondere la rivoluzione con l’assalto al potere pensando che una volta giunto al potere il popolo, potrà trasformare la società. Ma noi, oggi, ragioniamo in maniera diversa. Il nostro essere rivoluzionari non nasce dall’impegno per conquistare il potere, ma dalla lotta per la dignità, che nel sistema attuale è irraggiungibile e il cui ottenimento richiede una profonda trasformazione delle relazioni sociali e della struttura del potere istituzionale. Non è dal potere che si può ottenere la dignità per tutti, ma modificando i valori sociali dominanti che escludono ed emarginano gran parte della popolazione. Occorre cambiare alla radice la struttura del potere, decentralizzarlo, diluirlo affinché sia meno potere e più partecipazione della gente. Nell’attuale sistema, il potere decisionale viene deposto nelle mani di poche persone e il degrado del funzionamento democratico è tale che ciò che solo importa è il candidato, giacché si sa già da prima che nessuno manterrà ciò che ha promesso. È importante invece il richiamo ad una approvazione popolare su temi precisi per stabilire una continua relazione tra governanti e governati che abiliti forme partecipative, che limiti e controlli la capacita decisionale degli eletti e aumenti la vigilanza degli elettori. Si tratta di dare avvio a una completa decentralizzazione del potere, in modo da far avvicinare la gente e favorire una maggiore partecipazione. La struttura centralizzata nell’esercizio del potere è stata, ed è, la migliore forma per allontanare la gente dalla risoluzione dei propri problemi. Noi riteniamo che il potere debba essere un servizio, ovvero il compimento di direttive della cittadinanza. Il sindaco e gli assessori devono essere un canale per esprimere la volontà dei cittadini; impiegati al servizio di tutti, che non possono fare di testa propria: se hanno un progetto, per realizzarlo, devono sottoporlo a consultazione. In questo modo le brame individuali, per sane che siano, trovano il loro limite. Dovranno essere riconsiderate anche le indennità di carica; troppo onerose. Fare il sindaco o l’assessore dovrà essere un sacrificio, un mettersi a disposizione della collettività. Se uno di questi non compie il proprio dovere, non mantiene i propri impegni, deve essere rimosso e sostituito. Indubbiamente il processo di partecipazione della gente sarà lento e richiederà la formazione di una diversa cultura della cosa pubblica. Ma quanto più vicina sarà la struttura di potere alla gente, tanto più rapido sarà il processo. La guerra è una sconfitta della ragione, dei governi, dell’ambiente Noi la ripudiamo come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. Riteniamo che la guerra in corso debba essere fermata subito senza se e senza ma, e proponiamo, oggi stesso, la sottoscrizione di un documento in cui si promuovono iniziative atte a tale scopo. Noi chi siamo? Cittadini di questo paese, di questo mondo. Non siamo un partito e non vogliamo diventarlo.Il potere non ci interessa. La nostra identificazione non è con un leader, con una identità politica o ideologica ma con una causa che quella di molti uomini e donne che credono che un mondo migliore sia possibile e che non lottano per un beneficio personale ma per il benessere di tutta la collettività.


portoferraio canile manifestazione Michele Alessi bandiera

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