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Controcopertina: "quel pugno di dementi che ha bruciato le bandiere d'Israele"

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : giovedì, 23 febbraio 2006

Egregio direttore, mi permetta qualche considerazione sull’A sciambere di oggi, non riconoscendovi quel pensiero critico e tagliente che la caratterizza. E’ pur vero che esiste una nuova sinistra che ha mandato il cervello in soffitta -come abbiamo ben visto ieri sera a Ballarò, dove Violante ci ha offerto un raro esempio di opportunismo politico- che segue la convenienza elettorale -non si può mai sapere … una nuova partita IVA potrebbe determinare la nostra vittoria-, ma questo non mi sembra il suo profilo. La frase che non mi è piaciuta è questa: “Neppure ha torto Tiro Fisso a stigmatizzare l'azione di quel pugno di dementi che si sono messi a margine di un corteo della sinistra a bruciare bandiere israeliane e ad inneggiare al massacro di Nassirya, un'azione provvidenziale per la carcassa delle libertà che come un sol uomo ne ha fatto il perno della sua linea difensiva”. Dunque, non opportuna in un momento preelettorale. Così pensando lasciamo che la politica della sinistra italiana sia scandita dalle opportunità -non è opportuno parlare della TAV in questo momento, dei PACS, del vero motivo per cui siamo a Nassirya, non è opportuno l’intervento di Ferrando- e mai dalla sostanza delle argomentazioni. Sono sinceramente imbarazzato a riconoscermi nella sinistra nostrana. Non è sopportabile che un Democratico di Sinistra non ponga dei distinguo fra ciò che dice un Ministro della Repubblica italiana, oscurantista, xenofobo, razzista; e un gruppo di ragazzi che forse non hanno mai letto un libro. Partiamo, allora, da alcune considerazioni formulate sotto forma di semplici domande e forse con la dialettica, anziché con slogan e demonizzazioni, sarà possibile mostrare l’abisso che separa le due parti che si contendono la palma di ‘cafoni politici’. 1. Pensiamo davvero che la guerra dell’Occidente contro l’Iraq sia iniziata con il fine di diffondere democrazia? 2. Perché le truppe italiane sono a Nassirya? Chi è il vero mandante di una azione di guerra in una Regione estremamente ricca di petrolio? 3. Qualcuno pensa che il carcere di Abu Ghraib sia una colonia di rieducazione? O un luogo nel quale si produce un surplus di odio che serve per cristallizzare posizioni già di per sé lontane? 4. Crediamo nell’autodeterminazione dei popoli? 5. Crediamo che un popolo abbia il diritto di ribellarsi se un altro invade il suo territorio e gli sottrae tutte le risorse? Oppure il nuovo pacifismo di maniera ci ha davvero fuso il cervello? 6. Da chi è stato “reclutato” Osama Bin Laden durante la guerra sovietico-afgana? 7. Il sostegno del governo statunitense ai mujahidin non fu presentato all’opinione pubblica mondiale come una “risposta necessaria” all’invasione sovietica dell’Afghanistan (1979)? 8. Non è forse vero che , ancora dopo sei anni, nel 1985, il Presidente Regan firmò il National Security Decision Directive, che autorizzava un aumento degli aiuti militari segreti agli stessi mujahidin? 9. Gli enormi aiuti prestati all’ISI (servizio segreto pakistano) non lo fecero diventare una struttura parallela destabilizzante lo stesso governo del Pakistan? 10. Chi è stato il vero controllore del traffico di eroina del Triangolo della Mezza Luna d’Oro, fra Pakistan e Afghanistan, in grado di soddisfare il 60 % della domanda di droga statunitense? Come sono stati reinvestiti i guadagni delle morti degli eroinomani americani? 11. Crediamo che il ricavato di quel traffico sia andato a sfamare i bambini poveri del mondo? Mi fermo, ma potrei continuare ancora per molto. Queste domande non mi fanno, senza alcun dubbio, giustificare l’uccisione di soldati italiani (o americani, o Irakeni, per i quali suona la stessa campana) che non avrebbero mai dovuto essere a Nassirya; e d’altra parte i soldati non hanno comunque mai torto come disse Lenin. Ma mi fanno simpatizzare per una interpretazione della frase urlata dal “pugno di dementi della sinistra” un po’ diversa dalla sua. Avrebbero potuto urlare le domande sopra espresse, ma non sarebbe stato uno slogan. Purtroppo gli slogan devono essere brevi e sortire un effetto dirompente, e questo, molto spesso, va a scapito della sostanza. E anche delle opportunità. Poi ci sono gli slogan della Lega, che racchiudono, invece, tutta la sua sapienza; ma di questo non mi interessa parlare. Primula Russa www.isoladelba.splinder.com Cara Primula Ci si deve astenere da bruciare altrui bandiere indipendentemente dalla preelettoralità del periodo, perché quando uno brucia una bandiera offende in blocco una popolazione e non chi (temporaneamente nei casi di democrazia) la governa. Ho un'opinione perfino peggiore della sua sui governi statunitensi, sul cinismo con cui viene imposta la ragion di stato americana come legge del mondo, sui crimini ambientali commessi sistematicamente da chi guida quel paese, sulla pratica del sostenere e tenere a libro paga macellai di popoli fascisti come Saddam, pazzi oscurantisti come i Talebani e Usama Ben Laden (tanto amico loro che gli hanno pure americanizzato il nome) e i dittatori nuclearizzati del Pakistan finché fanno il gioco degli USA. Non per questo brucio bandiere americane, non mi va di bruciare insieme Ginsberg e Nixon, Woody Allen e Condoliza Rice, Martin Luther King e i Bush, Noam Chomsky e Dick Cheney's. Per la stessa ragione non brucio bandiere né israeliane né palestinesi, e mi fanno orrore tanto i raid degli aerei con la stella di David che mitragliano per sbaglio bambini di Palestina, quanto i quasi bambini che vanno determinatamente ad uccidere uccidendosi in Israele. Penso anche tutto il male possibile e pure di più, di una guerra "blood for oil", che ci hanno contrabbandato come finalizzata al ristabilire o meglio esportare la democrazia in Iraq, della furbata berlusconiana di parteciparci un po' sì e un po' no, nella speranza (delusa) di fare buoni affari in un dopoguerra che chissà quando arriverà, se arriverà. So pure che in guerra non si va tanto per il sottile, ma quando mi si dice che c'è in atto in Iraq una sorta di resistenza, mi viene da fare alcuni paralleli storici ed il confronto non mi torna. Nassirya non è stata Via Rasella, i Carabinieri che secondo (lo ripeto) quel pugno di dementi dovevano saltare per aria 1, 100, 1000 volte non sono le SS e soprattutto Al Qaeda non è il CLN Come Al Zarkaoui non è Sandro Pertini. Se è pacifico che in questa sporchissima guerra noi non ci dovevamo entrare, e che invadere l'Iraq è stata una violazione del diritto dei popoli, è ugualmente pacifico che i cosiddetti "resistenti", sono degli assassini che sparano nel mucchio, dei criminali ai quali non esiste alcuna ragione per inneggiare. Che devo dirle, sarà il pacifismo che mi ha annacquato il cervello o l'età, ma credo che "1, 100, 1000 Nassirya" sia uno slogan che poco "ci azzecchi" con la storia della sinistra italiana e che, parafrasando un grande italiano scomparso, forse erano più figli del popolo i ragazzi in divisa morti laggiù di quelli che bruciavano le bandiere.


Marines Americani in Iraq

Marines Americani in Iraq