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La Margherita: il Parco langue

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : mercoledì, 22 febbraio 2006

Certamente non si può sostenere che il parco nazionale dell’arcipelago toscano sia nato sotto una buona stella. E’ stato istituito con forte ritardo perché il primo governo Berlusconi aveva tutt’altre priorità e nessun interesse a creare un sistema di protezione per territori di pregio naturalistico ed ambientale. Caduto il signore di Arcore, il governo Prodi ha attivato subito le consultazioni con la regione, la provincia, gli enti locali e le organizzazioni del territorio per mettere in moto la macchina del parco. I partiti della destra in compagnia di forze oblique e di sobillatori occulti, sviluppano una gazzarra indegna: non vogliono il parco. bloccano le navi, manifestano a Livorno ed organizzano un sit-in davanti alla regione. Siccome l’Elba fa notizia e la materia della protezione ambientale coinvolge segmenti sempre più estesi di opinione pubblica, i mass media non solo italiani conferiscono ampia eco alla protesta e si diffonde l’opinione (fuorviante) che gli Elbani non hanno nessuna intenzione di salvaguardare i valori naturali della loro isola. E’ il primo, gravissimo colpo all’immagine turistica. Ministero e regione procedono con fermezza. Nel giro di sei mesi vengono nominati il presidente, il consiglio direttivo ed il direttore, viene insediato il collegio dei revisori ed il parco comincia a lavorare con tutti gli organi previsti dalla legge. Ma l’opposizione al parco non si placa: piovono ricorsi contro il decreto istitutivo da parte di associazioni, di gruppi di opinione e persino del sindaco di Capoliveri di allora, oggi capo assoluto del parco. La destra gongola, la stampa ci sguazza, il turismo soffre. Nel pieno rispetto delle regole democratiche e con la partecipazione attiva di una pluralità di soggetti, il parco inizia il lavoro di organizzazione, di programmazione, di gestione di risorse economiche che da anni giacevano inutilizzate nelle casse dello stato. Ma proprio quando l’azione del parco diventa più incisiva, ecco il ritorno di Berlusconi e la rinomina del ministro Matteoli. Scade il mandato degli organi del parco e ci aspettiamo una nuova compagine, magari ancora più autorevole della precedente. Ma il ministro nicchia, non attiva l’intesa con la regione, non consulta gli enti territoriali, ignora le procedure della legge e, nell’aprile del 2002, commissaria l’ente senza nessun motivo, senza giustificazioni tecnico-giuridiche, anzi in palese contrasto della normativa che regola la materia. E le designazioni degli enti locali, del mondo scientifico, delle associazioni ambientaliste? Tutti a casa…. un commissario basta ed avanza. Il balletto delle proroghe dura da oltre quattro anni ed a niente valgono le proteste della regione, le sentenze dell’Alta Corte che dichiarano l’illegittimità degli atti ministeriali di commissariamento, le interrogazioni parlamentari, le aspre critiche delle forze politiche, le rimostranze degli ambientalisti. Il governo ha altre cose da fare, e’ indaffaratissimo con una finanza creativa che non trova niente di meglio del condono degli abusi edilizi, dell’alienazione dei beni culturali, della vendita delle spiagge, della cessione del compendio minerario al CONI. E così il Parco langue, l’arroganza di Matteoli e l’attaccamento alla poltrona di Barbetti hanno causato l’immobilismo di un ente che ha funzioni fondamentali per la tutela e lo sviluppo economico delle isole dell’arcipelago toscano.


Ramo giallo bosco

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