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INCENDIARI ANCORA IN AZIONE - BRUCIANO DUE AUTO A MORCONE

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : giovedì, 16 febbraio 2006

Dopo i Vigili del Fuoco, che hanno lavorato tre ore prima di domare e bonificare l’incendio che ha distrutto la Chrysler Voyager e la Nissan Micra della famiglia di Massimo Geri e seriamente lesionato l’auto della madre, nella prima mattina di mercoledì 15 febbraio a Morcone sono intervenuti anche i Carabinieri e la Guardia di Finanza, seguiti poco dopo dal vicequestore dottor Drago, dirigente del Commissariato di P.S. di Portoferraio. Un intervento, l’ultimo, di iniziativa, perché con l’incendio doloso nella frazione turistica di Capoliveri - il settimo in meno di due anni ed il quinto in pochi mesi – appare fin troppo evidente che sull’isola qualcuno “ragiona” con il fuoco e che questa emergenza è diventata una questione di ordine pubblico. Massimo riserbo sulle indagini, affidate ai Carabinieri; l’unica certezza è che il fuoco nel parcheggio è stato appiccato e che l’episodio non ha nessun legame con gli incendi precedenti, mirati verso ditte edili. Per i militari del RIS sarà difficile stabilire anche il tipo del liquido infiammabile usato per l’innesco, la Chrysler da cui le fiamme si sono propagate, è andata completamente distrutta. E’ stata una notte di terrore per la famiglia Geri, le fiamme sprigionate dalle auto già lambivano i lampioni del loro albergo, Il Pozzo, quando un vicino, svegliato da un banale bisogno fisiologico, ha dato l’allarme. Pochi metri ancora e il fuoco avrebbe camminato tra i cespugli del giardino, fino al tendone e poi dentro le strutture. “E’ stato un attentato in piena regola contro le persone, e non “un dispetto” come con troppa leggerezza qualcuno ha affermato subito.” La reazione di Brigitte Boldt Geri, madre di Massimo e di Marco, l’altro titolare dell’albergo, è durissima e immediata. La camera da letto di Brigitte, persona molto nota e fino ad oggi presidente dell’associazione culturale “G.Verdi” di Capoliveri, si trova a brevissima distanza dal parcheggio; quando è stata svegliata alle 4 di mattina dal trambusto del figlio che cercava di fermare l’incendio con gli estintori dell’albergo, si è trovata davanti la sagoma di un ragazzone che lottava al buio contro fiamme alte due metri per cercare di allontanare le auto temendo l’esplosione dei serbatoi. La stessa immagine del marito in mezzo al fuoco si è piantata nello sguardo della moglie di Massimo, Melanie che reagisce: ”Lo spavento è stato grande, ci hanno messo in ginocchio prima con l’attività, ora con le macchine, ma ora basta, basta davvero”. Interviene Maddalena, moglie di Marco: ”Massimo è stato praticamente costretto a vendere la sua attività di gestione della spiaggia e quindi solo con l’albergo non c’è lavoro per tre famiglie. Avevamo pensato di chiudere l’attività e modificarla, ma questo non si può fare perché il suolo alberghiero non può essere diviso, quindi di fatto Massimo e la sua famiglia si trovano in difficoltà”. Qualcuno parla di vecchie ruggini: “ E’ vero – ammette Maddalena- da anni siamo oggetto, Massimo in particolare, di minacce e denunce. ” Tra poco scadrà anche il contratto dell’albergo, il fuoco appiccato potrebbe sembrare un “ caldo” invito ad andarsene: "Non me ne andrò finchè sarò viva e cercherò e troverò chi ha fatto questo – esplode Melanie – dopo la paura, vedere i bambini sotto shock, quella che monta è la rabbia. Abbiamo ricevuto 47 denunce per abusivismo, inquinamento e quant’altro da ignoti e noti, anche quest’anno a luglio. Siamo stati tartassati di controlli in piena stagione, per i nostri clienti sembravamo dei terroristi. Nulla di irregolare è stato mai rilevato. Due anni fa sono stata anche minacciata di morte assieme a mia figlia che aveva tre anni, se ora pensano di intimidirmi hanno ottenuto l’effetto contrario. Perché tutto questo? Per invidia, perché sappiamo lavorare e questo in certe enclave non è tollerato”. “Questi sono vigliacchi e perdenti, che non hanno le palle per presentarsi faccia a faccia”. Poi il ragionamento di Melanie si fa più largo: ” Il meccanismo perverso che si è innescato su Morcone non si fermerà da solo, né con la buona volontà di qualcuno, occorre un intervento radicale e strutturato”. Se Maddalena e Melanie rimarcano di voler tenere duro, con la stessa fermezza Brigitte dichiara il suo abbandono. Con una lettera colma della passione che la distingue, Brigitte Boldt annuncia le sue irrevocabili dimissioni dalla presidenza della “G. Verdi”: “ …la comunità di Capoliveri è fatta di tante brave persone, in mezzo alle quali si mescolano persone infime..“ si legge in un passo. “Finché questi assassini mancati godono del mio lavoro di volontariato, non sono più disposta a farne – afferma - c’è la dignità di mio figlio da difendere ed hanno cercato di ammazzarmi. Il mio non è un capriccio né una ripicca, ma la presa d’atto di una situazione inaccettabile ed ormai insostenibile. Il passo tra un grande amore e un odio profondo è molto sottile. Stanotte ho fatto questo passo.” ” Vedi – prosegue con forza dolente – non mi insegni più cos’è la morte; stanotte l’ho rivista, ma io l’ho già vista. In Polonia nel 1945, con mia madre deportata, il 22 marzo, il 30 marzo ed il 5 aprile, ho sepolto con le mie mani i miei fratelli. Avevo 8 anni. Poi ho camminato a piedi per quattro mesi fino a Berlino, assieme ad una banda di ragazzini disperati, scacciata da due fronti, tedesco e russo. I pidocchi per amici. Se quel criminale non lo trovano i RIS, lo scoverò io.” Giovanna Neri Chiunque è presunto innocente fino a sentenza contraria e passata in giudicato, vale per le persone, vale per gli insiemi di persone, un paese o ua frazione ed esiste comunque una possibilità (almeno teorica) che l'ultimo incendiario della serie risulti un "corpo estraneo" rispetto al contesto (preoccupante comunque) descritto dalle donne della famiglia Geri. Per questo occorre che sia fatta presto luce su questo episodio, per questo chi "ragiona col fuoco" deve essere individuato e punito, per questo ogni singolo capoliverese ogni elbano deve collaborare con gli inquirenti, perchè se continua questo stillicidio di atti delinquenziali impuniti, non sarà poi colpa dei giornalisti, se qualcuno ci descriverà come un posto nel quale auto, camion e quant'altro, fatte le debite proporzioni, bruciano più frequentemente che nel profondo sud. In questo, il legame con gli altri episodi, esiste nei cervelli di chi magari non è organicamente mafioso, non è affiliato ad un bel nulla, ma ragiona come un mafioso e come un mafioso agisce. La signora Boldt è una donna di non comune intelligenza, abbiamo avuto la fortuna di conoscerla, la invitiamo, esprimendo a lei ed alla sua famiglia tutta la nostra solidarietà, a non gratificare i miserabili che hanno dato fuoco, della patente di geni del crimine, soprattutto le chiediamo di desistere dal farsi giustizia da sola. E' lo Stato (sì lo Stato con la "S" maiuscola) che deve dimostrare di esistere all'Elba e anche a Capoliveri, è lo Stato che deve "tirar fuori le palle" ed i cittadini devono sapere che di fronte a questi episodi non c'è "terra di nessuno", se si sa qualcosa o si dice, o si è omertosi complici. Sergio Rossi


pompieri camion da dietro

pompieri camion da dietro

Capoliveri tramonto AB piccola

Capoliveri tramonto AB piccola

capoliveri

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