Ancora una giornata nel segno delle tensioni che agitano il comparto dei trasporti Marittimi, con la protesta degli armatori privati di Confitarma (che ha nelle Moby Lines un gruppo leader) e con la polemica che si è instaurata con il "concorrente" gruppo apartecipazione pubblica della Tirrenia. Oggi i privati incassano una breve ma clamorosa autocritica del Ministro Pietro Lunardi ed una sua promessa di fare almeno un tentativo di risolvere vertenza. Ma ad entrare in polemica con Confitarma è proprio Franco Pecorini l'amministratore delegato della Tirrenia (a cui fa capo la Toremar) che nega ci sia stato uno spostamento di finanziamenti dal privato al pubblico. Il Ministro Lunardi non ha usato davvero mezzi termini nella sua dichiarazione all'ANSA: "Confitarma ha ragione. Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha fatto tutto il possibile per sostenere il cabotaggio marittimo, ma con i tagli alle risorse che ci sono stati imposti abbiamo visto disattesi i nostri programmi di sostegno all'attività di cabotaggio sia pubblica che privata - ha affermato il rappresentante del Governo - Ho comunque riproposto due emendamenti tesi a soddisfare le esigenze della cantieristica e del cabotaggio marittimo con le risorse, sia pure limitate, che sono state reperite e che - ha concluso Lunardi - mi auguro possano trovare l'approvazione in sede di conversione, attualmente in corso, del Decreto Legge sulla Pubblica Amministrazione" Ma al dunque il ministro fa sperare solo in un contentino, una specie di un'indorata di zucchero all'amara pillola che, come Mary Poppins indende far buttare giù agli scontenti contendenti tutti. E quanto disappunto ci sia nella Tirrenia lo dice una lunga nota del suo amministratore delegato Franco Pecorini che accusa Confitarma di "strumentalizzare e mistificare" ricordando che il Governo Berlusconi aveva operato per il 2006 un taglio da 100 milioni di euro rispetto allo stanziamento dell'anno precedente a Tirrenia che quindi avrebbe subito una decurtazione effettiva delle disponibilità ben superiore a quella patita dai privati. Ricordato che Tirrenia gestisce 70 linee marittime e 90 unità navali e con stringenti vincoli di frequenze, di tipo di navi e di orari ed inoltre senza alcuna libertà di tariffe essendo le stesse gestite dalla pubblica amministrazione. circa 70 linee marittime, con circa 90 unità e con stringenti vincoli di frequenze, di tipo di navi e di orari ed inoltre senza alcuna libertà di tariffe essendo le stesse gestite dalla pubblica amministrazione. "A questo punto era stato previsto - recita la nota di Pecorini, facendo capire anche da dove era nata la segnalazione allarmata della Filt-CGIL - che il taglio delle risorse avrebbe inesorabilmente portato alla chiusura di circa 27 linee, alla radiazione di 42 navi e ad un esubero di 1.550 lavoratori. Vi sarebbero quindi stati effetti molto pesanti per i cittadini e in particolare per quelli residenti nelle isole maggiori e minori per i servizi che sarebbero cessati oltre naturalmente alle ripercussioni occupazionali nel settore marittimo". Il piano però avrebbe funzionato come elemento di pressione sul Governo che nella stesura del "Milleproroghe" ha dimezzato il taglio a Tirrenia che ha consentito andasse in porto un pacchetto alternativo di misure che ridurrà al minimo (ma purtroppo ci saranno) i riflessi sulla popolazione insulare ed azzerare quelli sull'occupazione". Intanto sarebbe importante, scongiurata la catastrofe del disimpegno di Toremar, capire quanto sono minimi questi dichiarati "minimi" effetti, poi va sottolineato alcune cose cosa emerge con tutta chiarezza. Comunque la si rigiri è chiaro che tra all'infinita serie di fallimenti e di tagli dei servizi ai cittadini del languente governo, dobbiamo aggiungere anche la scempiaggine della politica dei trasporti marittimi per quanto direttamente ci riguarda, dove il centrodestra ha fatto peggio che governare male: non ha governato proprio. E' chiaro di conseguenza che l'assenza di un autorevole interlocutore governativo ha favorito questa guerra tra poveri (o tra ricchi) pubblico-privata che (è chiaro pure questo) comunque finisca si tradurrà in minori servizi e/o tariffe più salate per gli isolani e per i loro ospiti, che sono l'unica vera risorsa di molte realtà insulari, a partire da quelle dell'arcipelago toscano. Come dire, tanto per cambiare, che pagheremo noi: un grazie di cuore a tutti quelli che stanno giocando questa partita sulle nostre teste e nelle nostre tasche.
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