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Cosa penso del Comune Unico

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : mercoledì, 08 febbraio 2006

E' curioso che ci sia chi si sta appassionando alla questione di chi debba essere il Sindaco del futuro Comune Unico dell'Elba senza spendere mezzo rigo per dire come si penserebbe di arrivarci, questione non credo secondaria perchè un processo di semplificazione istituzionale è un percorso piuttosto complicato da seguire. Sono uno "storico" sostenitore dell'accorpamento delle amministrazioni comunali alla creazione di 8 municipi e del comune elbano, potrei perfino rivendicare di essere stato il primo politico isolano, seguito da un altro giovinetto di allora: Giuseppe Massimo Battaglini a caldeggiare l'ipotesi in un congresso di zona del partito camunista negli anni '70 dello scorso secolo. Non dico che ci presero a pernacchie ma poco ci mancò, ed a quella delusione per la poca considerazione ne seguì un'altra: la scoperta che l'idea non era primigenia bensì avanzata, più di un decennio prima, dall'Onorevole Primo Lucchesi in un fondo scritto per il Corriere Elbano, che però non lasciando traccia, si presuppone avesse avuto un esito simile alla nostra. Poi, ancora una quindicina di anni fa si formò un comitato di anime belle ed intransigenti a cui provai a partecipare: ma dopo che un signore, che in vita sua aveva praticato arti assai diverse, pretese di darmi una lezione di tecnica della comunicazione applicata alla stesura di un manifesto (della serie vieni babbo che t'insegno come si pipa), e soprattutto dopo la sua richiesta-previsione di autoscioglimento dei comuni entro 6 mesi, pensai che il comitato si sarebbe sciolto entro un trimestre, cosa che accadde. La bandiera del Comune Unico fu successivamente, per un certo periodo di tempo, nelle mani del PCI-PDS che organizzò qualche lodevole iniziativa e che almeno riuscì a porre la questione, anche se alla fase propositiva non si dette mai un seguito operativo. Questo lo stato dell'arte, e diciamo che la serie di esperienze vissute mi ha convinto (in maniera radicale) che la semplificazione istituzionale elbana è una idea bella, razionale e vincente, ma purtroppo anche dura da concretizzarsi. Non ci si può attaccare a parafrasi risorgimentali: "Fatta l'Italia facciamo gli italiani - Unità l'Elba facciamo gli Elbani Uniti", il percorso è da rovesciare: occorre prima far maturare culturalmente gli elbani come cittadini di una sola entità comunale e poi realizzarla. Il referendum può essere un prezioso strumento per misurare la temperatura ma, immediatamente dopo occorrerà pensare ad un percorso, ad un progetto istitutivo che più che passare attraverso un accorpamento per gradi (in pratica i paesi montani con le marine tornando alla situazione di metà ottocento) che non mi convince neppure un pochino, dovrebbe crescere attraverso una fusione progressiva dei servizi dei Comuni, e, va da sè, attraverso una politica urbanistica complessivamente pensata per tutto il territorio. Un processo certo meno spettacolare e probabilmente più lungo, ma compatibile con la maturazione culturale dei cittadini. Su quale tra gli attuali Sindaci e maggiorenti dovrebbe essere il sindaco di quel Comune unico non mi pronuncio anche perchè temo che (lavorando seriamente per arrivarci) all'epoca parecchi dei "candidati" passeggeranno insieme a me nel giardino della Casa di Riposo del Comune Unico dell'Elba.


Elba in volo dal Capanne

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