Le aree minerarie dell’Elba si estendono su circa 708 ettari nei comuni di Rio Marina Capoliveri e Porto Azzurro, un territorio inserito dall’ Unesco nella World Heritage List of Geological Sites e riconosciuto dll’Iucn per il suo grande valore ambientale, compreso per il 90% nel Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano e sul quale è presente anche un altro Parco: quello minerario. Al Presidente Lorenzo Marchetti chiediamo innanzitutto quali sono le attività del Parco minerario mineralogico dell'Elba «Oggi il Parco minerario offre ben quattro musei dei minerali, dell’archeologia e dell’arte mineraria, la possibilità di visitare le miniere a cielo aperto di Rio, la galleria del Ginevro e la Valle dei Mulini e di usufruire delle strutture creative e ludiche del cantiere Bacino: il Laboratorio di Educazione Ambientale, l’Anfiteatro per spettacoli. Il Palazzo del Burò ospita l’Archivio Storico delle Miniere, carte e documenti che dalla metà dell’ottocento giungono fino ai giorni nostri. Le strutture del Parco sono aperte da marzo a ottobre, nei mesi invernali le visite sono solo su prenotazione, per gruppi di almeno 30 persone». Quindi un bilancio delle attività positivo? «Sono soddisfatto per quello che finora abbiamo realizzato, ma non sono appagato rispetto a quello che ambisco a fare. Infatti avrei voluto tradurre in realtà molto di più. Ma in questi anni sono stato costretto a muovermi nei limiti e secondo vincoli politico giuridici ben definiti, la cui rimozione non dipende né dà me né dal nostro Consiglio di amministrazione. Oggi, comunque, ai nostri soci si presenta l’esigenza di procedere al riposizionamento dell’azienda parco. Fra le ipotesi in campo vi è anche quella di trasformare la società in fondazione culturale di livello provinciale. L’alternativa è riportare l’azienda alla sua “mission” iniziale, cioè una società di promozione e sviluppo di iniziative di rassetto dell´ex compendio minerario elbano e di coordinamento dei diversi interventi di recupero e valorizzazione delle aree facenti parte dell´ex compendio minerario proposti da altri soggetti, pubblici e privati». Ci sono difficoltà di gestione? Come sono con i rapporti gli altri Enti? «L’esercizio 2005, evidenzia una perdita strutturale le cui maggiori poste sono i canoni demaniali (24.428 euro) e nelle tasse d’esercizio, come i 3.100 euro che ogni anno versiamo per la Tarsu al Comune di Rio Marina. I rapporti con la Provincia sono ottimi, anche perché è il socio di riferimento della società, tant’è che il Consiglio provinciale ha previsto la valorizzazione delle miniere elbane nel Programma strategico per lo sviluppo sostenibile dell’economia della provincia. Così come sono ripresi i rapporti collaborativi con la Comunità montana che, fra l’altro, ha assunto alcuni piccoli progetti del Parco Minerario inseriti ora nel fondo regionale per la montagna». E i rapporti col Parco nazionale? «Sono del tutto inesistenti. A luglio mi sono incontrato con il commissario Barbetti che si era impegnato a promuovere un’azione sinergica tesa ad ottenere il rinnovo della convenzione di vigilanza e custodia del Compendio minerario che scadrà nel marzo 2006. Non vi è traccia nemmeno del contributo di 200.000 euro a suo tempo promesso dal ministero dell´ambiente e finalizzato alla riqualificazione dei siti ex minerari. Fra l’alto, inspiegabilmente, è stato accantonato l’accordo di Palazzo Chigi del 10 gennaio 2000 che era l’unica strada possibile per valorizzare questo patrimonio storico-ambientale che molti ci invidiano. L’accordo prevedeva l’alienazione di quei beni ex minerari privi di interesse scientifico e naturale, gli utili, però, dovevano essere finalizzati alla valorizzazione del parco minerario e mineralogico. Infatti, una volta concluse le opere di riqualificazione, si sarebbe proceduto al loro graduale trasferimento all’Ente Parco Nazionale che a sua volta ne avrebbe affidato la gestione culturale e ambientale alla Società del Parco Minerario». Quali sono i vostri programmi per il futuro? «La società si muove fra tante difficoltà, per lo più di carattere normativo e finanziario, ma con la pratica dei “piccoli passi” stiamo raggiungendo i nostri obiettivi. Nel 2005 oltre 25.900 persone hanno visitato i nostri musei e percorso gli itinerari dedicati. Non sta a me dirlo, ma solo chi è in malafede non si accorge che il parco minerario è ormai una realtà che si pone al servizio di tutta l’Elba. Dalla prossima stagione, burocrazia permettendo, sarà possibile visitare i cantieri minerari non solo a piedi, ma anche con un trenino. Inoltre abbiamo presentato alla Provincia, per essere ammessi ai finanziamenti della legge regionale 50/1999, ben tre progetti culturali, e più precisamente: musei, archivi storici e i percorsi dedicati. Mi auguro – conclude Marchetti – che, finalmente, sia assentita l’escavazione dei minerali per l’esposizione ed il collezionismo. Questi possono diventare una fonte di reddito e di promozione non indifferente, c’è l’opportunità di rifornire i tanti negozi dedicati presenti sull’Isola e non solo. E’ stato proposto all’Agenzia del Demanio di procedere allo scavo nei cantieri Valle Giove e Bacino, ora la pratica è in fase d’istruttoria». www.greenreport.it
Miniere anfiteatro rio marina