Lo scorso mese di ottobre si è svolto a Populonia presso il Centro Visita del Parco archeologico di Baratti un seminario di studio sulla metallurgia antica, organizzato dall’insegnamento di Etruscologia (prof.ssa Marisa Bonamici) del Dipartimento di Scienze Archeologiche dell’Università di Pisa. Il seminario è stato promosso dalla stessa Università di Pisa, dall’Amministrazione Provinciale di Livorno e dalla Soprintendenza ai Beni Archeologici della Toscana, con la collaborazione della società Parchi Valdicornia. Come è noto la fortuna della città di Populonia in età etrusca e romana fu strettamente legata allo sfruttamento delle risorse minerarie dell’entroterra e dell’Isola d’Elba, e in particolare dei ricchissimi giacimenti di ferro dell’Elba orientale. Le antiche attività di riduzione del ferro lasciarono tracce evidenti nei grandi mucchi di scorie che si accumularono su diverse spiagge dell’Elba e della costa di Populonia, dal VI al I secolo a.C. Proprio a ridosso della spiaggia di Baratti i mucchi di scorie divennero così spessi da coprire già in antico le tombe a tumulo delle necropoli arcaiche. Solo agli inizi del ‘900 infatti il recupero delle scorie intrapreso per un nuovo sfruttamento industriale permise la scoperta di quelle monumentali tombe etrusche e dei loro ricchi corredi. Adesso, dopo un secolo in cui il metodo della ricerca archeologica si è molto affinato, gli archeologi sono interessati non solo ai grandi monumenti e ai begli oggetti ma a tutte le tracce materiali rimaste sepolte delle antiche civiltà. In questa prospettiva, necessaria alla ricostruzione storica, assumono un grande rilievo i resti delle attività produttive. Tra queste attività, in particolare, l’estrazione dei minerali e la lavorazione dei metalli che sappiamo furono beni di prestigio e di scambio a lungo raggio. Nel contesto della recente e intensa ripresa delle ricerche su Populonia e della nuova attenzione dedicata alla metallurgia antica si inquadra il seminario di studio svoltosi a Baratti che ha rappresentato un’utile occasione di contatto tra specialisti di varie discipline, per lo più archeologi e geologi, interessati alla ricerca sulle tecniche metallurgiche etrusche. Solo dalla collaborazione tra differenti metodologie di ricerca è infatti possibile far luce su un’attività che tanto peso ha avuto nella storia antica per le implicazioni economiche, sociali e culturali legate all’estrazione, alla produzione e al commercio dei metalli. Trascorso un quarto di secolo dal convegno di studi etruschi sull’Etruria mineraria (Firenze, Piombino, Populonia 1979) che fu la prima occasione per affrontare in maniera multidisciplinare la metallurgia etrusca gli archeologi hanno ormai assunto come inderogabile un tale tipo di approccio. Durante il seminario di Populonia sono state presentate le ultime ricerche riguardanti siti etruschi con tracce di attività metallurgica. In primo luogo sono stati illustrati i dati del comprensorio populoniese, provenienti dalle indagini di superficie e dagli scavi degli “edifici industriali” e delle aree di lavorazione che erano ancora in corso di attuazione a metà ottobre. Poi sono stati presentati i risultati di altre recenti ricerche su siti dell’Etruria settentrionale e sulla città etrusca di Marzabotto che hanno restituito tracce di lavorazioni metallurgiche. Gli interventi dei geologi hanno focalizzato aspetti tecnici come i metodi di lavorazione del ferro e le tracce che lasciano (forni e scorie), e anche la possibilità di datare i forni con metodi che analizzano la variazione del magnetismo terrestre. Tra i siti etruschi di lavorazione del minerale è stato presentato anche l’impianto metallurgico di San Bennato, presso Cavo, all’isola d’Elba. Qui, durante lo scavo per le fondazioni di un’edificio residenziale fu portata in luce una gran quantità di scorie ferrose con frammenti ceramici che colpirono l’attenzione di Massimo Ceccacci, appassionato cultore di archeologia. La pronta segnalazione dell’Ispettore Onorario Gino Brambilla consentì alla Soprintendenza ai Beni Archeologici della Toscana di bloccare i lavori di sterro e di effettuare uno scavo di emergenza con la collaborazione dei proprietari del terreno. Lo scavo, diretto dalla dottoressa Silvia Ducci, ha permesso per la prima volta di documentare scientificamente i resti di un impianto metallurgico di età antica, tra i pur numerosi presenti sull’Isola. Una parte dei materiali rinvenuti sono ora esposti, insieme al pannello descrittivo del sito, nel Museo Archeologico del Distretto Minerario di Rio nell’Elba. L’impianto metallurgico, scavato solo in parte, era costituito da ambienti con muri di pietre e argilla: due vani contenevano vasche di cocciopesto, mentre in un terzo si sono trovati i resti dei diversi forni che si sono succeduti in uso. Alcune canalette portavano l’acqua utile alla lavorazione dal vicino fosso, mentre accanto all’impianto c’era un grande accumulo di scorie di lavorazione del minerale e di resti dei forni distrutti. Il complesso fu edificato nella prima metà del II secolo a.C., in un luogo che già era stato adibito alla riduzione del minerale, e fu attivo fino agli inizi del I secolo a.C., come provano i materiali ceramici raccolti (anfore vinarie e ceramica da mensa). E’ in questo periodo infatti che si formano i maggiori accumuli di scorie sull’Elba e sul continente, tra Follonica e Populonia, a testimoniare l’intenso sfruttamento delle minere elbane. Dalla metà del I secolo a.C. l’estrazione del ferro sull’isola sembra cessare, mentre la costruzione di lussuose ville marittime trasforma le isole dell’arcipelago in raffinati luoghi di ozio per i romani più ricchi. Anche sul golfo del Cavo, a Capo Castello, sorge allora una grandiosa struttura residenziale. Marco Firmati (Nella foto: Al centro, il fondo del forno romano per la riduzione del minerale di ferro di San Bennato al Cavo) Programma del seminario Nuove ricerche sulla metallurgia antica Seminario di studio presso il Centro visita del Parco Archeologico di Baratti tenutosi Giovedì 13 e venerdì 14 ottobre Giuseppina Carlotta Cianferoni Andrea Camilli (Soprintendenza ai Beni Archeologici della Toscana) Lo stato dell’attività di ricerca e di tutela a Populonia Silvia Guideri (Parchi Valdicornia s.p.a.), Marco Benvenuti (Università di Firenze), Laura Chiarantini (Università di Firenze) Indagini archeologiche nel golfo di Baratti, nuovi dati sulla produzione del ferro Valeria Acconcia, Folco Biagi, Claudio Giardino (Università di Roma “La Sapienza” - Istituto Univ. Suor Orsola Benincasa, Napoli) Risorse minerarie e sistemi di sfruttamento in Etruria settentrionale: modelli a confronto (il caso del distretto populoniese e dell’area interna delle Colline Metallifere) Marisa Bonamici (Università di Pisa) Nuove ricerche nell’area degli edifici industriali Franco Cambi e collaboratori (Università di Siena) Populonia: dalla città al paesaggio Marco Firmati (Museo Archeol. del Distretto Minerario – Rio nell’Elba) L’impianto metallurgico di San Bennato all’Isola d’Elba Claudia Principe (C.N.R. Pisa) La datazione archeomagnetica dei forni: il caso dell’Elba orientale Luigi Malnati, Daniela Locatelli (Soprintendenza ai Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna, Giuseppe Sassatelli, Elisabetta Govi (Università di Bologna) Problemi di metallurgia nella città etrusca di Marzabotto Enti promotori: Università di Pisa, Facoltà di Lettere e Filosofia, Dipartimento di Scienze Archeologiche. Amministrazione Provinciale di Livorno Soprintendenza ai Beni Archeologici della Toscana
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