Non siamo ancora intervenuti sul caso EUROSPIN poiché, essendovi un procedimento amministrativo aperto, ci sembrava il modo migliore per tutelare fino in fondo quel sacrosanto principio di imparzialità della pubblica amministrazione, a cui ci ispiriamo sempre nelle nostre attività. Di fronte alle macroscopiche inesattezze e strumentalizzazioni di questi giorni, però, non possiamo più tacere. In primo luogo ribadiamo che la vicenda EUROSPIN è una vicenda prima di tutto tecnico-giuridica e come tale non può trovare adeguata risposta in più o meno improvvisate dichiarazioni giornalistiche. A tale proposito precisiamo che il dirigente responsabile comunale si è già attivato per acquisire su tutto il procedimento amministrativo (sia relativamente ai suoi aspetti edilizi che a quelli commerciali) un circostanziato parere legale da parte del prof. Carrozza, ordinario di diritto degli enti locali nell’Università di Pisa. Ciò a tutela delle decisioni che dovranno essere assunte dall’Amministrazione. Per rispetto di tutti i soggetti coinvolti, pertanto, della vicenda tecnica parleremo soltanto quando il parere legale sarà stato acquisito ed il procedimento concluso. Una cosa va però detta: non esiste alcun atto di questa Amministrazione che apra alla grande distribuzione e non esiste alcuna volontà politica in tal senso. La stessa vicenda EUROSPIN, che peraltro riguarda la media e non la grande distribuzione, è nata non per un indirizzo od una scelta dell’amministrazione, ma in conseguenza della normativa nazionale e regionale che disciplina la materia, ripresa dalla vigente regolamentazione comunale, peraltro non riconducibile a questa maggioranza. Cercheremo pertanto di comprendere meglio per quale motivo il Presidente di Confcommercio, Marinari, ed il Segretario di Confesercenti, Martorella, si siano spinti a fare certe considerazioni (il secondo addirittura citando – non si sa grazie all’apporto di quali fonti - un’auto-osservazione al regolamento urbanistico proposta dai tecnici, non ancora approvata dalla Commissione Urbanistica e che comunque, a detta dell’estensore, non può e non deve assolutamente essere interpretata in tal senso). Non vorremmo – ma ne siamo pressoché certi - che qualcuno avesse clamorosamente confuso gli indici di parziale riconversione delle attività artigianali in commerciali (finalizzati ad ottenere una “miscela” di valori urbanistici in aree attualmente molto specializzate, quali le Antiche Saline, ed a sostenere l’artigianato) con una sorta di via libera ad attività commerciali di grande distribuzione attraverso l’ampliamento di quelle esistenti di media distribuzione. Sul punto andranno fatti i necessari approfondimenti e siamo ovviamente disponibili a farli insieme alle associazioni di categoria, ma siamo pressoché certi che siano stati presi “fischi per fiaschi”. Tutto ciò premesso, sulla parte più politica della vicenda, ci preme però precisare alcuni aspetti: 1) Questa amministrazione (ovviamente con i limiti della deregulation imposta dalle norme comunitarie e nazionali sulla libera concorrenza) sta dalla parte degli esercizi di vicinato. Ritiene però che la loro difesa non possa farsi bloccando il mercato e che la loro crisi non possa essere ricondotta al numero di gruppi commerciali operanti sul territorio. E’ questa una foglia di fico che appare inadeguata a nascondere la verità di un territorio che ha visto negli ultimi anni esplodere dinamiche complesse ed a volte selvagge, comunque sempre sostanzialmente contrarie agli interessi dei piccoli commercianti. In tal senso riteniamo che una corretta analisi dei fenomeni ed una strategia per il futuro debba partire non tanto da quanti sono i “gestori”, ma da quante sono le “strutture” ed in quante mani, verificando poi anche le modalità tecniche e politiche con cui si sono formate tali concentrazioni. Su queste questioni ci sembra che negli ultimi anni le associazioni di categoria non si siano distinte per capacità critica. E diciamo questo non per intento polemico, ma per spirito di franchezza. 2) Stare dalla parte del piccolo commercio, quindi, non può voler dire andare contro le attuali leggi molto liberistiche, ma vuol dire costruire adeguate politiche, soprattutto urbanistiche. In tal senso l’aver previsto nel nuovo regolamento, all’interno dei piani di recupero, dei piani attuativi e persino nei vecchi e nuovi insediamenti residenziali, un forte potenziamento della rete dei negozi di vicinato ci pare un segnale chiaro ed inequivocabile. Altrettanto chiaro è l’aver sostenuto l’associazione delle piccole imprese del centro storico con la nascita del “centro commerciale naturale”. 3) Ogni ragionamento sul futuro del commercio all’isola d’Elba non può prescindere da una visione comprensoriale. Per questo (ma non solo per questo) era stato creato un apposito tavolo di concertazione, che, poi, l’Amministrazione comunale non ha più convocato per una sorta di rispetto del ruolo comprensoriale della Comunità Montana e delle specifiche competenze in materia da parte dell’Ente. Riteniamo che sia giunto il momento di far ripartire i lavori di quel tavolo, affidando all’Ente Comprensoriale il ruolo di coordinamento. 4) Tutte le politiche che dovremo costruire per il futuro debbono guardare non semplicemente agli interessi degli operatori commerciali, ma anche agli interessi del cittadino-consumatore, secondo una visione integrata dei problemi.
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