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A Sciambere zoologico

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : mercoledì, 18 gennaio 2006

Molti anni fa un nostro amico, dopo che un suo fidanzamento era andato in malora, a suo parere per gli interventi della mancata futura suocera, adottò un cagnolino di sesso femminile a cui impose ci pare il nome di "Argentina" che era lo stesso dell'arcigna genitrice della mancata futura sposa. E a chi gli diceva che non era stata una cosa carina, rispondeva carezzando la cagnetta: "Hai ragione sì! Lei è tanto bona e intelligente" Più normale anche se un po' sospetto il nome di "Bettina" che negli anni '80 Tabercio (nome di battaglia) affibbiò ad una capretta tibetana che teneva nelle sue proprietà in campagna nei pressi di Procchio, poi la capretta dette alla luce un erede che presto si trasformò in un becco, Tabercio aveva un buon rapporto con le due bestie che rispondevano ai suoi richiami. Più di un turista deve essere rimasto sorpreso nel sentirlo chiamare ad alta voce: "Craxi! Craxi!" e vedere avvicinarsi allegro il becco. Il Presidente del Consiglio (che c'entra? direte, abbiate pazienza, c'entra) anche questa sera non ci ha fatto mancare il conforto della sua voce, imperversava per telefono a Ballarò, continuando a smenarla sul perchè era andato dai giudici (una volta tanto, lo ha pure lui ammesso, senza essere indagato), pur non avendo un cazzo niente di importante da dire, ma dicendolo contro i DS. Ci sono stati dei passaggi di ilarità in studio, specie quando dopo che la Finocchiaro gli aveva posto degli interrogativi e lui ha iniziato con foga: "Risponderò ad entrambe le domande .." per fermarsi poi a mezzo discorso chiedendo: "Qual'era l'altra domanda?". Secondo noi iniziano a scaricarglisi le pile, è partito troppo presto la campagna elettorale ed è già a corto di energia, lo prova la ripetitività delle sue argomentazioni, ormai è così scontato che il testo di un comizio potremmo scriverglielo anche noi. Torniamo alle bestie e torniamo a molti anni fa quando, ad allietare le nostre mattinate lavorative, in una gabbia appesa ad un muro a tre metri di distanza dalla nostra finestra (aperta ovviamente in estate), stavasi un vecchio pappagallo completamente rincoglionito che non faceva altro che fischiare otto delle prime dieci note della Marsigliese, con una continuità spaventosa, ore ore ore sempre la stessa musica. Col senno di poi, se per disgrazia ce lo avessero regalato, e avessimo resistito all'impulso avicida di tirargli il collo, avremmo dovuto chiamarlo Silvio


pappagallo piccola

pappagallo piccola