Valore della tradizione ma in sostanza messaggio di pace nei festeggiamenti consueti della Befana. Perché cosa c’è di meglio che suonare, ballare insieme, giovani e anziani, e condividere nel più perfetto clima di convivialità e amicizia cibo e bevande? Questo è il messaggio che si percepisce nella notte della Befana riese. Gli antichi canti iniziano con gli uomini che intonano “Dio vi dia la buona sera,/ generosa compagnia./ Salutiamo il padron di casa / e la nobil compagnia…” Il gruppetto dei suonatori e dei cantori con al centro la befana saltellante fa sosta nei luoghi dove li attende una tavola imbandita, allestita nei rioni esterni come il Padreterno, nel bar International e nel ristorante “da Cipolla” sulla Piazza, nel cortile della canonica, nelle vie più basse e più alte del paese. Gli allegri festeggianti diventano sempre più numerosi e formano uno stuolo fra i più variegati: da bambini e adolescenti, a donne e uomini non solo riesi, ma anche turisti, con il sindaco Catalina Schezzini, il vicesindaco Luigi Paoli, e quasi tutto il Consiglio Comunale. La conclusione nella piazzette di Ghiostra fra fuochi, mortaretti e allegri mangiari ha avuto il favore del tempo con un cielo limpido e stellato e un’aria pulita e senza vento. Il giorno dell’Epifania restituisce a pieno la promessa di luminosa gioia con un sole primaverile che apre il cuore. La distribuzione delle calze che la Befana fa sulla Piazza a ogni bambino, è seguita nel pomeriggio dalla incantevole manifestazione del Presepe Vivente. Nel centro storico si snoda un percorso che ricrea l’antica Betlemme che rivive grazie alla fervida fantasia, ma anche alla convinta partecipazione di tutto il paese. Nelle piazzette, nelle logge, nelle cupe cantine, e nella stessa chiesetta della Pietà, la gente si dedica a creare tessuti, filare e colorare la lana, intrecciare cesti, lavorare il legno… capre e pecore nei loro stalli, donne a cucinare. Ovunque un’offerta di cibi genuini, dal cacio alle salsicce di produzione locale, dai dolci al vino. Ragazzi che ti offrono vin brulé e frittelle di riso, castagnaccio e stiaccia briaca. In mezzo al loro il giovane parroco, Don Fabio, con turbante e ampio caffettano, mentre tutti in costumi palestinesi animano le strade, le scalinate e i vicoli. Insomma, in una totale immersione nel passato, si giunge alla stalla dove accanto al bambino si concentra il presepio tanto caro alla nostra infanzia. E in serata, quando si spengono le luci su questo palcoscenico collettivo, ci viene alla mente il “buona notte sonatori” con il canto finale di ieri notte “… noi ce ne andiamo,/ torneremo quest’altr’anno”. Se per noi le feste sono finite con la Befana, domani 7 gennaio iniziano per le genti dell’Europa dell’Est appartenenti alla Chiesa Ortodossa. Numerose sono le persone dell’Est, anche nei nostri paesi elbani, occupate, le donne, nella cura degli anziani, gli uomini in vari lavori. Oggi, mentre noi festeggiamo, loro stanno lavorando. Domani, se pur lontani dalle loro famiglie, cercheranno di unirsi per condividere e ricordare festeggiando il loro Natale. Estendiamo a loro, insieme a tutti gli altri, l’augurio di un mondo di pace e di concordia e, come sempre, di un anno migliore.
Befana rio elba ridotta