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LA FINE DEL SOGNO INDUSTRIALE

Scritto da : Marcello D'Arco
Pubblicato in data : lunedì, 04 novembre 2002

Il padre saluta con il berretto, a fianco c’è la madre che tiene il pargolo. Sullo sfondo gli altiforni. Sopra, il motto “Ubi labor, ibi uber”. La cartolina illustrativa “per l’avvenimento degli Altiforni a Portoferraio” è del pittore Giuseppe Mazzei e porta la data del 20 ottobre 1900. Il 13 dicembre del 1900 viene posata la prima pietra, iniziano i lavori, dopo poco comincia l’avventura industriale. Condizionerà quasi mezzo secolo della storia portoferraiese ed elbana. Portoferraio, come scrive Michele Lungonelli, almeno per il primo decennio del Novecento rappresenta un polo di attrazione ed è al centro di un consistente movimento immigratorio, prima dalle campagne grossetane e, successivamente, da quelle sarde. E Portoferraio diventa sinonimo dell’industria nazionale, come ben ricorda la propaganda del regime nelle pellicole del LUCE. Lo stabilimento della società Elba, diventata Ilva SpA, che occupa circa 2000 persone, chiude dopo appena quaranta anni di attività. Gli eventi della guerra hanno senza dubbio influito in modo determinante sulla fine di questo ciclo. Nel settembre del 43 tutti i dipendenti vengono mandati a casa; nel dicembre del 45 vengono riassunti in 900; nell’agosto del 48 sono 700 a finire in cassa integrazione; il 31 gennaio 49 l’Ilva conferma i licenziamenti; il 7 febbraio viene pagata l’ultima quindicina. Proteste, fabbrica occupata, infine la conclusione della vertenza. Agli operai viene concesso un “complemento di liquidazione pari a 1100 ore di retribuzione globale” .Al personale licenziato il 31 gennaio sarebbero andati 50 milioni, mentre ne toccavano 13 a tutti gli altri dipendenti già licenziati nel 43. La trattativa Ilva- Comitato Cittadino si chiude il 26 gennaio 1951. L’Ilva dà il via alla smantellamento degli impianti e, come contropartita, cede al Comune il comprensorio di sua proprietà una superficie totale di oltre 1 milione di mq. Il Comune si impegna “alla demolizione, trasporto e caricamento sui natanti di tutto il materiale ferroso dietro corrispettivo di un compenso per tonnellata che varia a seconda della natura del materiale da recuperare e che comunque assicura al Comune stesso la copertura delle spese occorrenti per la bonifica del terreno, nonché un certo margine di utile”. Sul piatto della bilancia, inoltre, l’Ilva trasferirà al Comune, gratis, il pacchetto azionario della Società Elettrica dell’Elba (S.E.D.E.), mentre l’amministrazione comunale di Portoferario si accollerà il debito di 97 milioni e 500 mila lire che la stessa SEDE ha nei confronti dell’ Ilva. In via di tansazione, la somma da pagare scenderà a 45 milioni. Da rimborsare in 30 rate annuali di 1.500.000 senza interessi, a partire dal 1.° gennaio 1952. Altro punto di rilievo nell’ accordo, la Cementeria di Portoferraio. Il Comune ha l’opzione di acquisto di macchinari e attrezzature per 300 milioni entro il 31 ottobre 51 con l’impegno, da parte sua, di riattivare gli impianti. Il Comune potrà acquistare un massimo di 50mila tn. di loppa granulata dallo stabilimento Ilva di Piombino. Ma, se il Comune non eserciterà l’opzione entro il termine stabilito, potrà conservare ugualmente la proprietà dei beni immobili del complesso della Cementeria, compresi gli impianti per il servizio a mare. Tutto ciò a condizione che riattivazione e gestione della Cementeria non vengano invece attuati dall’Ilva o da azienda del gruppo Iri. Come viene accolta la notizia dell’accordo raggiunto a Roma il 26 gennaio del 51? Ecco cosa si legge sul Corriere Elbano. “ Il Comitato Cittadino riunitosi sotto la presidenza del Commissario Prefettizio, comm. Cascini (dal giugno 48 al giugno 52, n.d.r.),.ha preso atto con vivo compiacimento dell’accodo raggiunto ..parole di plauso sono state pronunciate all’indirizzo del comm. Cascini, dei componenti la Commissione che ha partecipato alle discussioni romane, comm. Giuseppe Cacciò, prof. Primo Lucchesi, sig. Mario Galli ed è stato infine espresso l’augurio che dal nuovo stato di cose sorga un’era di prosperità per la brava e laboriosa popolazione di Portoferraio”. (continua)


portoferraio acciaierie dismesse

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