Costretto dalle vicende della vita ad osservare gli avvenimenti della mia Isola da lontano (meno male che c’è Elbareport, al di là di alcune partigianerie un po’ datate) mi son trastullato con l’idea che prima o poi si sarebbe raggiunto il fondo e, di necessità, sarebbe iniziata se non la ripresa, almeno una ripresina, per dirla con il Berlusca, sempre nel mirino delle vostre (talvolta davvero pesanti) battute e battutacce. Non ho ovviamente la pretesa di difendere il Cavaliere né il suo schieramento, un po’ perchè di difensori critici come me i Forzisti fanno,come è noto, volentieri a meno, un po’ perché penso che una maggiore aderenza alla realtà non guasterebbe. Detto questo devo però notare, e far notare, la futilità di critiche a senso unico, perché, come nel caso, ti capita tra capo e collo una tranvata come quella dell’Unipol e quindi rischi di rimanere groggy per un bel po’, essendo del tutto evidente, ormai, che il vecchio collateralismo rosso dei tempi stalinisti è ancora tranquillamente in piedi, in barba ai cambiamenti di facciata, di sigla (di sigle), ma non di mentalità. Per dire,Berlusconi avrà i suoi scheletri nell’armadio, ma anche il duo D’Alema-Fassino non scherza. Poi vagliela a raccontare di nuovo agli elettori di sinistra la storiella del mondo cooperativo che guarda solo agli interessi dei lavoratori (con i conti in Svizzera o in altri Paradisi fiscali?). Per dire, anche l’Elba nel suo piccolo, come abbiamo visto e vediamo, esprime qualcosa non proprio di qualità positiva, e stenta a riprendersi dallo chock (ma l’Isola è anche lambita dagli influssi negativi delle operazioni bancarie di cui si parla, per l’incauta cessione della Banca Provinciale al “furbetto” di Lodi). Poi ci si mettono anche autorevoli esponenti della Magistratura, con giudizi sommari che, alla fine coinvolgono tutti, quasi che l’Isola sia diventata il covo dei Pirati dei Caraibi di salgariana memoria (non è così, non è questa l’Elna che conosco, non è così la nostra Gente, fatti salvi gli episodi di corruzione indotta dall’esterno e transitata sul tessuto elbano per un processo di osmosi ancora tutto da decifrare). Avevo cominciato con l’idea di formulare un augurio che non fosse formale o di circostanza, poi, anch’io, mi sono lasciato prendere un po’ la mano dalla polemica. So che le mie opinioni non coincidono con la linea “editoriale e sostanziale” di questo Giornale ma so anche che, alla fine, punti di incontro se ne possono trovare, anche nella diversità. Quello che io vedo –tra le altre cause, ovviamente- è che il degrado va avanti di pari passo con la crisi che coinvolge la tradizionale anima “moderata” dell’Elba, la sua Storia, la sua diversità, se vogliamo, la sua specificità. Si potrà rivoltare la frittata come si vuole ma nel collasso della classe dirigente “moderata” che aveva fatto forte, pulita, rispettata, la nostra Isola, e ne aveva determinato le condizioni di uno splendido quanto per molti inaspettato sviluppo, si sono sviluppati germi difficili da estirpare, i giovani si sono sempre più allontanati dalla politica percepita come una cosa “sporca”, la classe dirigente è divenuta asfittica ed autoreferenziale. Il mio augurio per il 2006, allora, è certo per tutti gli Elbani , ma è in particolare per questa parte, nella convinzione che un suo recupero, alla fine, serva a tutti, anche agli avversari politici che hanno bisogno, secondo le regole della Democrazia, di interlocutori forti ed affidabili. On. Pino Lucchesi Sì è vero, ci troviamo d'accordo sulle conclusioni e sugli auguri, ma anche prima: sulla necessità di dimostrare che, pure se c'è chi ne ha fatto stracci, la politica può essere un'espressione alta dell'umanità, un mezzo per far progredire (proponendo vie diverse a seconda dei diversi intendimenti) la società e promuovere la giustizia, la libertà, il benessere della gente. Dove non siamo assolutamente d'accordo è sull'equazione, non entro nel merito della questione ma noto che Fassino e D'Alema (e sai che il primo non mi ha convinto e il secondo non lo reggo proprio) non hanno ricevuto un avviso di garanzia che sia uno, non hanno promosso depenalizzazioni del falso in bilancio, non hanno avuto boss mafiosi per "stallieri", non si sono fatti costruire un partito da un signore condannato in prima istanza a nove anni di carcere per mafia. Un bel salto etico, mi pare. Dal mio punto di vista questa vicenda è perfino liberatoria, cadono le maschere di presunti finanzieri rossi (che di rosso e di sinistra avevano poco e niente) e qualche diessino folgorato sulla via della new-economy dovrà rifare bene i suoi conti, ma non scherziamo con gli scheletri nell'armadio equipollenti, specie quando ragioniamo di un tizio che ha un ossario nell'armadio, o nel mausoleo massonico che si è fatto costruire in villa. L'unico scheletro che riusciamo ad individuare in Fassino è il suo che è molto evidente. E poi, scusa, che ci azzecca (direbbe Di Pietro) lo stalinismo con questa vicenda che caso mai è leggibile come frutto perverso del capitalismo non temperato, deregolamentato, di una sbornia liberista tutta sbilanciato sul mercato e sulle operazioni speculative, quel capitalismo giustamente bollato (tra gli altri) dal defunto Santo Padre? Via Pino, tu sei una persona colta, hai studiato, i baffoni di Stalin falli evocare ad un ricco di soldi quanto povero di spirito come il Cavalier Berlusconi, in una delle sue guittate. Ragioniamo tra persone serie e di cose serie, e tra le cose serie c'è il movimento cooperativo (Rosso e Bianco), che è allo stesso tempo solidarietà ed impresa, e che non si merita affatto dei cialtroni per dirigenti. Tutto ciò premesso, pronto a scandalizzarmi, laddove si dimostrasse che il soggetto politico DS o altri avessero violato le leggi della Repubblica, mi pare legittimo che le imprese che perseguono obiettivi e politiche di solidarietà guardino con maggiore attenzione al centrosinistra che è obbiettivamente portatore di valori di solidarietà, ma lo considero "orientamento politico", il collateralismo è (o meglio era) altra cosa.
don camillo und peppone