Il disegno di legge che prevede misure a favore dei piccoli comuni, approvato alla Camera e attualmente all’esame delle Commissioni riunite al Senato, può effettivamente essere un’altra importante occasione che l’Elba può cogliere per migliorare sostanzialmente la qualità dei servizi e utilizzare meglio le risorse disponibili. Bene ha fatto, quindi, Legambiente, in accordo con l’Associazione albergatori, ad organizzare una iniziativa con la presenza di Ermete Realacci che, oltre ad essere presidente nazionale dell’Associazione ambientalista, è anche uno dei primi firmatari del testo unificato. Niente da dire, dunque, se non l’apprezzamento per la validità dell’iniziativa, alla quale spero corrisponda una significativa partecipazione degli enti locali e delle rappresentanze politiche, sindacali e di categoria dell’Isola, anche se non si capisce bene perché non sia stata coinvolta direttamente la Comunità Montana, mentre tra i relatori in programma risulta piuttosto impropriamente il commissario dell’Ente Parco nazionale dell’Arcipelago. Il richiamo, infatti, a servizi e progetti in forma associata, con esplicito riferimento ad organiche unità territoriali, impegna più il ruolo della Comunità montana che non quello del Parco, il quale solo marginalmente appare citato nel testo del disegno di legge. Senza contare che a tutt’oggi l’Ente Parco sta ancora vivendo l’umiliante condizione di un commissariamento che acuisce il conflitto istituzionale determinato dall’atteggiamento irresponsabile del ministro Matteoli e che mortifica l’autonomia e il ruolo degli enti locali e dell’associazionismo ambientalista e democratico. Per quanto riguarda il merito vorrei soltanto rilevare che forse andrebbe meglio precisato che cosa s’intende per piccoli comuni, onde evitare il rischio di un’eventuale esclusione dei comuni elbani dall’elenco che dovrà essere definito con decreto del presidente del Consiglio dei Ministri entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge. Le condizioni previste all’art. 2 potrebbero infatti lasciare spazio ad interpretazioni più o meno opinabili, visto che si parla di “comuni collocati in aree territorialmente dissestate”, o laddove esistono “evidenti situazioni di marginalità culturale, economica o sociale”, o situati in “zone in prevalenza montane, caratterizzate da difficoltà di comunicazione ed estrema perifericità”. Non basta, cioè, avere una popolazione pari o superiore a 5000 abitanti per essere considerati “piccoli comuni”, tant’è che all’art. 3 si escludono quelli in cui si “registra un’elevata densità di attività economiche e produttive”. In altre parole, c’è da temere, considerate anche precedenti esperienze, che valutazioni approssimative e non sufficientemente riscontrate sul territorio, possano indurre il Ministero dell’Interno ad escludere comuni ritenuti turisticamente sviluppati, quali quelli di alcune isole minori. Non fu sufficiente, infatti, la definizione di “zone montane e disagiate” per assegnare anche all’Elba i benefici per il consumo del Gpl e del gasolio. Fu necessario, con un emendamento dell’on. Mussi, di inserire la dicitura “isole minori”. Per questo credo che in sede di esame nelle Commissioni del Senato vada considerata l’opportunità di fare esplicito riferimento alle isole minori, pur tenendo conto che in alcune di esse vi sono comuni che superano i 5000 abitanti. Vorrei infine aggiungere che questa è certamente un’ottima legge, che però resta nell’ambito delle buone intenzioni, visto che il governo non ha provveduto alla necessaria copertura finanziaria. I soldi per i ricchi si trovano, per i piccoli comuni, purtroppo, ci sarà ancora da aspettare.
danilo alessi fabio mussi