"Questa è una città e una provincia dove si vive bene e il sorriso sulle labbra è molto diffuso, ma bisogna stare attenti a non trasformarlo in una smorfia". Usa una metafora il sostituto procuratore Roberto Pennisi, che lascia dopo due anni e mezzo la Procura di Livorno per approdare alla Direzione Nazionale Antimafia, per descrivere le dinamiche socioeconomiche della provincia livornese e mettere in guardia dai rischi di infiltrazioni criminali. Il pregio di questa città è anche il suo difetto - aggiunge il magistrato - perché questo modo scanzonato di prendere la vita può in qualche caso anche portare a disinteressarsi alle cose, distaccandosi troppo dalla realtà". In oltre due anni di lavoro il pm si è occupato di indagini importanti che hanno riguardato anche la pubblica amministrazione. "E facendo il mio lavoro - ha detto Pennisi, che ha messo sotto inchiesta l'ex-sindaco di Portoferraio, Giovanni Ageno, per corruzione e voto di scambio - ho potuto constatare che l'isola d'Elba è una cosa a sé rispetto alla provincia. Ed è un posto dove vi è scarsa simpatia per la legalità. Anche altrove, però la società civile deve vigilare sui corretti meccanismi socioeconomici. Un tessuto sociale è sano se la magistratura non è la sola a contrastare le condotte illegali". Parlando del suo nuovo incarico alla Dna, il magistrato ha concluso: "La lotta alla mafia in Italia ha subito una battuta d'arresto perché la criminalità organizzata si combatte con una continuità legislativa, che invece è mancata. Spesso i magistrati devono fare i conti con leggi che cambiano negli anni e che rischiano di mettere in crisi le indagini fino ad allora svolte".
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