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“Mare, more e colibrì”: di Maria Gisella Catuogno

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : martedì, 13 dicembre 2005

“Mare, more e colibrì”: fin dal titolo di questa nuova raccolta di poesie, racconti, pensieri, immagini, edita da Studio 64 edizioni, salta agli occhi la trasformazione poetica di Maria Gisella Catuogno. Col suo primo “Parole per amore” ci aveva fatto piangere, e il plurale non è majestatis, né il verbo è una metafora. Parlando fra colleghe dell’ITCG Cerboni, , girava la confidenza di essersi trovate in lacrime dopo aver letto il volumetto, tanto quelle parole esprimevano direttamente, anche se sempre garbatamente, emozioni in cui tutte ci potevamo ritrovare. Nelle più recenti composizioni le emozioni sono le stesse, quelle di una donna che ha attraversato già un bel pezzo di vita, gli affetti di una madre e di una figlia, l’amore paziente e saggio di una moglie, i ricordi dell’infanzia e dell’adolescenza con i suoi sogni e i primi baci, l’attaccamento per il mare e per la sua terra, il dolore per il mondo che soffre, dai bambini di Auschwitz alla ragazza con l’orecchino di perla. Ma il modo di esprimerle ha superato l’urgenza delle prime prove, non fa più piangere, ma fa sognare e ad evocare stati d’animo e sentimenti è una natura ricca di colori, di profumi, di sapori, di suoni che leggendo ci si figura nella mente, è la natura dell’Elba nella bella stagione, che ben conosciamo e che in queste serate di inverno ci provoca qualche nostalgia. Forse proprio per questo preponderare di una natura lussureggiante, lontana dalla realtà urbana contemporanea, l’atmosfera di queste liriche è un po’ fuori del tempo, a volte volutamente, come quando dice, come potrebbe dire Saffo: Ho voluto brocche/ D’acqua sorgiva/ A rallegrarti la sete/ E ombra di betulla/ A riposarti i pensieri/ Per liberarli dai lacci/ D’affanno Oppure: ti offro canestri di petali/ rosa per ornarti i capelli/ e danzare la primavera/ in arrivo da terre lontane Sembra che Gisella abbia voluto mettere a frutto la lezione della grande poesia, da Saffo a Leopardi, da Baudelaire a Pascoli, da Dante a Montale, di cui è stata per molti anni ed è ancora interprete amorevole per i suoi alunni. Nelle prose protagonista assoluto è Cavo, il luogo natale dell’autrice, una frazione, ultimo lembo dell’isola che si sporge verso il continente e che ad un passante frettoloso può apparire abbastanza anonima, anche a causa degli scempi di cui è stata vittima, ma di cui dai racconti di Gisella scopriamo il fascino, che ha attirato personaggi come Martinetti e Simenon. Aiutano l'immaginazione le foto in bianco e nero dell'archivio di Renzo Paoli, marito dell'autrice, e ci fanno pensare ad un sodalizio che si nutre di memorie e radici comuni. E Gisella continua a produrre, nella rubrica "Il Racconto" pubblichiamo in anteprima il suo ultimo lavoro in prosa: "Gente di mare, gente di miniera" liberamente ispirato al diario di bordo di Georges Simenon durante una crociera nel Mediterraneo, ancora un "cammeo" intagliato nel ferro e nel sale, che ha regalato ad Elbareport.


Cavo  foto d'epoca ridotta

Cavo foto d'epoca ridotta