Cos’è la pace? E’ l’interrogativo più grande dei nostri tempi. Come può un uomo spiegare ad un bambino cos’è la pace? Non esiste una parola, un simbolo, una religione o una razza a detenerne il monopolio. La pace è amare se stessi, gli altri come noi stessi, ma soprattutto amare la vita. Il nostro istituto il 25 novembre ha avuto la grande opportunità di accogliere il professor Francisco Gnisci, premio Nobel per la pace nel 1985, vicepresidente dell'Associazione Internazionale Medici per la Prevenzione della Guerra Nucleare,, che ha voluto tenere una conferenza per noi alunni. L’incontro è durato tre ore, la prima è stata occupata dalla visione di un documentario sulle conseguenze che le bombe atomiche sganciate durante la seconda guerra mondiale hanno avuto sull’intera popolazione giapponese. E’ stato interessante, ma allo stesso tempo macabro e doloroso. Milioni di persone sterminate da quelle armi che hanno polverizzato milioni di vite, storie e città. I feriti sopravvissuti si aggrappavano alle gambe dei passanti come ombre in cerca di aiuto. Visi e corpi sfigurati dall’odio e dalla guerra. Molti hanno avuto la fortuna di morire di una morte indolore, gli altri cascavano sfiniti dopo un’incessante richiesta di aiuto mai ascoltata. Altri ancora venivano spogliati della loro dignità di uomo per diventare cavie e oggetto di studio. Come se quei segni che portavano sul corpo non li avessero già spogliati della loro libertà. Ma vi si sottoponevano comunque con la speranza di essere una testimonianza per far capire al mondo che quelle armi non generano altro che morte. Infatti molti di loro morivano poco dopo per le conseguenze delle radiazioni. Ed è stato difficile per questo popolo ricominciare a vivere. I parti portavano con sé l’odio di queste armi: bambini nati morti o con gravi problemi, bimbi che soffrivano prima ancora di respirare. Dopo il documentario il professore ci ha spiegato che l’importante per noi ragazzi, che viviamo in questo paradiso di isola che è l’Elba è renderci conto della nostra fortuna perché abbiamo la condizione primaria per sviluppare le nostre potenzialità, abbiamo un ambiente naturale pieno di energia e di stimoli per apprezzare la base della vita. Bisognerebbe superare l’handicap di una cultura inquinata che in questi momenti colpisce e tradisce il senso dell’umano. Questo senso è costituito da un rapporto tra l’individuo e la socialità attraverso la pace che è convivenza positiva. Grazie al vero amore che nasce da un rapporto sereno e profondo centrato nel rispetto e nell’apprezzamento mutuo. Amare è imparare a sentire la gioia e dare il meglio di sé all’altro. L’espressione sociale dell’amore è l’acquisto di una libera sensibilità socio solidale. La cosa più importante per quanto riguarda lo sviluppo individuale è capire che noi siamo socialità positiva e che questa socialità è presente in quelle persone che hanno deciso la nostra nascita. Perché, come tiene a sottolineare il professor Gnisci, l’unico bisogno dell’uomo non è soddisfare i propri istinti sessuali, ma amare con l’amore. Tutta la società dovrebbe partecipare alla cura di noi ragazzi con attenzione per assicurare il nostro sviluppo, nel quale dovrà essere presente la nostra solidarietà verso la società. Abbiamo concluso con alcune domande a cui il professore ha risposto. Una cosa che ha colpito molti è stato il riflettere sul fatto che nessuno è mai soddisfatto di quello che ha, ed è fondamentalmente questo il problema dell’uomo, che invece deve sorridere perché magari non avrà il cellulare di ultima generazione, il vestito firmato o la casa di proprietà, ma ha il dono di vivere. Perché l’uomo non è nato perché tanto poi dovrà morire, bensì perché durante il suo cammino dovrà cercare di vivere per la dignità e per il rispetto dell’altro. Morte, vendetta e violenza non ci restituiscono la perdita di un marito, di un figlio o di un parente morto ingiustamente. Questo in due parole racchiude il significato della frase “porgere l’altra guancia” verso chi ci sta accanto. Perché un uomo che genera violenza è già morto dentro.
Uscita Alunni ITCG