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Controcopertina: Assistenza Domiciliare Integrata, una necessità

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : martedì, 25 marzo 2003

Il Consiglio Comunale aperto alla cittadinanza tenutosi il 24 Febbraio presso il Teatro dei Vigilanti con la partecipazione , dei vertici dell’Azienda Sanitaria Locale e delle Amministrazioni comunali (assenti: Porto Azzurro e Campo nell’Elba) ha approfondito in generale la quantità e qualità dei servizi territoriali nella Zona Elba. Siamo intervenuti nel corso del dibattito sottolineando l’importanza dell’Assistenza Domiciliare Integrata, (A.D.I.) e lamentando scarsa conoscenza da parte del malato e della propria famiglia di tale indispensabile servizio. Il servizio ADI istituito ormai da diversi anni è stato reso operativo solo per i malati terminali, successivamente, visto il continuo aumento delle fasce più bisognose di aiuto sanitario e sociale, anche per i pazienti affetti da ictus cerebrale, anziani che hanno subito gravi fratture, anziani con patologie acute temporaneamente invalidanti, pazienti affetti da AIDS, pazienti affetti da malattie degenerative in fase di non autosufficenza (es. Alzhaimer, patologie psichiatriche, cirrosi Etc.) L’attivazione dell’ADI comporta il monitoraggio periodico del malato da parte del medico di famiglia, che si recherà al suo domicilio anche una volta a settimana (a seconda dei casi e dei bisogni) e che attiverà un percorso di assistenza specialistica, infermieristica e sociale, sempre secondo i bisogni del paziente. Non è solo il medico di famiglia che può chiedere l’attivazione dell’ADI, ma anche il reparto dell’ospedale dove è avvenuto il ricovero, o i servizi sociali che sono a conoscenza di determinate situazioni, o la famiglia stessa. Questo tipo di assistenza può essere sospesa dopo un certo periodo ma se andiamo a vedere i casi previsti per l’attivazione poche sono le speranze di miglioramento. I servizi sono molteplici e se fossero applicati nella loro completezza, molti malati non sarebbero abbandonati a se stessi, così come le loro famiglie. A questo proposito vorremmo ricordare che l’art.16 della Legge n. 328 dell’8.11.2000 stabilisce precise norme per la valorizzazione ed il sostegno delle responsabilità familiari. I servizi sociali sono curati dal Comune o dalle associazioni no-profit autorizzate. Nel caso di famiglie in particolare situazione di bisogno sia fisico che economico, viene attivato un servizio di assistenza che prevede la presenza al domicilio del paziente per le cure igieniche della persona e per il mantenimento della casa.. C’è di che essere soddisfatti per come tale servizio sia così ben strutturato, ma purtroppo è applicato solo in parte nel ns. territorio. Le cause. Innanzi tutto la mancanza di personale. A questo si cercherà di sopperire con la realizzazione della struttura semi-residenziale di Casa del Duca, - RSA - un centro diurno per anziani non autosufficenti in regime di assistenza domiciliare. Inutile ricordare l’importanza terapeutica di stare nel proprio ambiente fra le proprie cose – stabilita anche dalla citata Legge n.328/2000. Questa struttura realizzata attraverso il Piano triennale di investimenti, previsto dal Piano Integrato Sociale Regionale, se ben organizzata potrà dare dei buoni risultati. Per alleggerire la difficile situazione territoriale delle ns. isole, esiste un’apposita Delibera Regionale, la n.1048 del 30.09.2002, che prevede una cifra pari a 4,067 Milioni di Euro per le zone insulati da investire nei 3 anni del Piano Sanitario Regionale 2002-2004. Visto che l’utilizzo di questa somma è vincolato a progetti specifici, quali la valorizzazione delle risorse umane e professionali – a questo proposito ci chiediamo a che punto sia, ad esempio, la situazione degli anestesisti, se come confermato dall’Ing. Scura durante il Consiglio Comunale, sono stati attivati per la permanenza in servizio gli incentivi previsti dalla Delibera, o nell’infausto caso in cui gli anestesisti avessero deciso di trasferirsi, vorremmo sapere come sarà possibile a quelli rimasti, svolgere oltre al loro normale servizio, quello relativo all’Assistenza territoriale. Lo stanziamento previsto dalla Delibera prevede inoltre, la facilitazione per la realizzazione di percorsi assistenziali, promozione della cultura della salute (Art.5 legge 22 dell’08.03.2000), e la realizzazione della fondamentale Carta dei servizi, che se aggiornata e pubblicizzata sarebbe un ottimo strumento per il cittadino di informazione sanitaria, da quella basilare su dove recarsi per una visita, agli orari ed ai giorni previsti ad altre informazioni più dettagliate. Da non dimenticare l’adeguamento dei modelli del sistema territoriale di emergenza - urgenza. Quindi come vediamo leggi, decreti e protocolli vari di attivazione non mancano, quello che manca è la loro intera applicazione. L’ASL tramite le pagine del settimanale Lisola ha fornito dei dati che ci lasciano perplessi. Si parla di 308 disabili sull’Elba, portatori di handicap da 0 a 64 anni. E quelli da 65 in poi? Che fine hanno fatto? Si sa che per età rientrano in fasce di reddito particolari, ma la loro disabilità non è certo da meno. La percentuale poi del 9,5% pensiamo che sia riferita al totale dei disabili, visto che da un indagine effettuata da noi nell’ottobre 2002, in merito al numero dei disabili con invalidità compresa tra il 67 e il 100%, risultò un totale per gli 8 Comuni elbani di 2808 (dati comunicati ufficialmente dall’ASL). All’epoca ci fù detto che non erano aggiornati purtroppo, perché l’Azienda non disponeva di un programma di rilevazione dati, ci auguriamo che oggi ne sia in possesso anche perché non si capirebbe come finora abbia potuto gestire i disabili e le loro famiglie. Ricordiamo inoltre che la popolazione elbana sopra i 65 anni è superiore ai 6.000, quindi più del 20% dell’intera popolazione. Abbiamo forse parlato un’po’ troppo di cifre e percentuali e Leggi, purtroppo tutto questo al malato interessa poco. Lui e la sua famiglia dovrebbero unicamente pensare al difficile percorso che prevede la sua malattia, e non a perdere giornate in pratiche burocratiche, viaggi in altri ospedali, ricorsi ai Tribunali per vedere riconosciuta una malattia che avrebbero preferito mille volte non affrontare o magari sentirsi dire che non ci sono risorse a disposizione. Per inviare testimonianze potete scrivere alla ns. Casella Postale n.64 – 57037 Portoferraio (Li).


ospedale 3

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