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Legambiente: Capoliveri, Dal Far West all’O.k. Corral

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : martedì, 22 novembre 2005

A Quello che sta succedendo a Capoliveri (Isola d’Elba) con il blitz dei carabinieri che hanno posto sotto sequestro 19 appartamenti e due ettari di terreno, con 16 indagati - e molte altre abitazioni e strutture commerciali interessate dallo stesso provvedimento ma non sequestrate - non è certamente un fulmine a ciel sereno, qualcosa di simile era nell’aria, si respirava nell’infuocato clima di accuse e contraccuse seguito alla sconfitta nel 2004 dell’amministrazione di centro-destra da parte di un centro-sinistra che ingloba nella nuova Giunta anche esponenti della vecchia Amministrazione. Si sprecano gli scambi di accuse politiche e gli interventi delle Forze dell’Ordine su abusi, lottizzazioni, edilizia economica e popolare, campi boe… la vita politica ed amministrati Capoliveri sembra essersi trasformata in una specie di sfida all’O.k. Corral, eppure qualcuno, in tempi non sospetti, aveva lanciato l’allarme, denunciato la brutta piega che stava prendendo l’urbanistica in quel Comune, posto le Istituzioni davanti a domande precise che non hanno mai avuto risposta e che i cittadini e le Forze Politiche hanno ignorato con infastidita noncuranza. Nel Febbraio del 2000 LEGAMBIENTE pubblicava un giornalino stampato in un migliaio di copie – si allega l’immagine della copertina - che fece scalpore per la crudezza del titolo, “Far West Capoliveri”, e dei contenuti, una pubblicazione che ci costò critiche feroci a destra e manca ed accuse di lesa capoliveresità, ma che non smosse nessuno ad affrontare i problemi che ponevamo. Se qualcuno avesse preso sul serio quell’allarme, probabilmente oggi non saremmo ad osservare attoniti i sigilli posti a decine di abitazioni, il pericolo di chiusura per attività commerciali, il disvelarsi di una rete di lavoro nero e clandestino che fa dell’edilizia l’attività a più alto rischio di illegalità, infiltrazione criminale, evasione fiscale e rapina del territorio, coinvolgendo anche insospettabili ditte e cooperative continentali – ma non solo - in un triste mercato delle braccia di clandestini ed extracomunitari che sa di caporalato e che pone fine a tutte le chiacchiere di chi giustifica la cementificazione e gli abusi con la necessità di dar lavoro e prima casa agli elbani. In quell’ormai lontano 2000 chiedevamo interventi e risposte che non ci sono stati, al contrario abbiamo visto far di tutto – con il tacito o palese consenso di coloro che dovevano vigilare politicamente ed amministrativamente sul rispetto di leggi e regole – per sanare gli abusi ed aiutare gli abusivi. A leggere “Far West Capoliveri” sembra di essere all’oggi: quei problemi sono rimasti intatti se ne sta ancora parlando - anche se qualche buontempone vuol far credere che LEGAMBIENTE se ne sia accorta solo ora -, sono il prodromo di quanto si sta facendo e si tenta di fare. La legalità non è un opitional e, se non si ascoltano gli allarmi e le denunce, poi al controllo democratico si sostituiscono i Carabinieri e chi ha ricercato e chiesto un privilegio, un favore, un escamotage per superare leggi e vincoli si può trovare a piangere lacrime amare. Nelle nostre osservazioni del 2002 al Piano Strutturale del Comune di Capoliveri scrivevamo: “Il limite del Piano Strutturale è però quello di intervenire su un territorio che ha subito l’aggressione di un forte, esteso ed incontrollato abusivismo edilizio che, dagli anni ’70 in poi, ha pesantemente segnato il territorio capoliverese e continua a condizionarne le scelte in campo urbanistico ed ambientale, tanto che lo stesso Piano esclude i condoni degli anni 80 dai vincoli di pericolosità idraulica, essendo evidentemente quella ancora una pratica aperta in un Comune che ha ancora funzionante un “ufficio condoni”. L’abusivismo edilizio è stato così diffuso, generalizzato e capillare, colpendo aree costiere, agricole, archeologiche e di grande interesse ambientale, che il Comune di Capoliveri è uno dei Comuni italiani con la più alta percentuale di richieste di condoni edilizi per abitante. A questo si sono aggiunte Varianti Urbanistiche, anche recenti, i cui adempimenti rispetto alla valutazione degli effetti sulle risorse del territorio risultano spesso generici o assenti e che prevedono una ulteriore forte espansione edilizia sulla quale il Piano Strutturale non interviene con proposte di revisione”. Sono passati invano i tre anni dall’adozione ma quel Piano Strutturale non è mai stato approvato – anche se si parla di una sua revisione che prevede ancora più cemento - e le nostre osservazioni non sono mai state discusse in Consiglio Comunale. Intanto, secondo la Delibera della Giunta Regionale 118 del 10/2/2003 ed i suoi allegati – atti che la Regione Toscana sembra aver scritto ritagliandoli sulla situazione elbana, in seguito agli scandali edilizi ed agli scandalosi Piani Strutturali che , sommati insieme, producevano una colata di cemento di oltre 2 milioni di metri cubi sull’Elba – a Capoliveri, Campo nell’Elba e Porto Azzurro sono scattate le norme di salvaguardia e nessuno potrebbe realizzare – al di fuori del centro abitato – niente che non sia la semplice ristrutturazione edilizia. Non ci sembra che questo accada, non ci pare che i comuni abbiano smesso di concedere concessioni edilizie. Così come non ci pare che in altri Comuni si stiano rispettando le norme di salvaguardia riguardanti le Zone di Protezione Speciale dell’Unione Europea, fino al caso clamoroso di Marciana Marina che non sottopone alla necessaria Valutazione di Incidenza nemmeno il nuovo Regolamento Urbanistico. E’ evidente che il protocollo di intesa – firmato da 7 comuni su 8 con Regione e Provincia – per il cosiddetto “Piano Strutturale Unico elbano” entro il 2007, si sta trasformando in una corta coperta dietro la quale ripararsi per continuare a fare come prima e più di prima, è evidente che il volontarismo non basta e che occorre che Provincia di Livorno, Regione Toscana e Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio esercitino quei compiti di vigilanza, indirizzo e controllo che all’Elba vediamo troppo spesso disattesi.


cantiere mola capoliveri

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