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Controcopertina: il morto è sulla bara

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : domenica, 20 novembre 2005

Un'altra occhiata al decreto di sequestro del GIP Merani tanto per valutarne l'implacabile prosa e poi eravamo partiti per stendere un "pezzo d'appoggio" che avremmo dovuto titolare: "Capoliveri ecco gli altri indagati". Avevamo pure iniziato a trascrivere qualche nome: tizio, anzi ti-zio dell'ex-sidaco, caio esponente locale di A.N., sfegatato antiparco, un po' troppo appassionato della caccia al suino selvatico e via dicendo. Ma una telefonata intercorsa tra una collega ed una persona di Capoliveri del tutto estranea alla vicenda ci ha fatto ricredere sull'utilità del procedere come avevamo iniziato. La sintesi di quanto si affermava da Capoliveri era la seguente: "Ci hanno provato .. lo sapevano cosa rischiavano.. se gli va male peggio per loro se gli va bene buon per loro". Ripensandoci abbiamo finito per trovare la sentenza illuminante, non tanto per comprendere la vicenda in sé quanto per definire il rapporto di una comunità come quella capoliverese con le regole. Ci è tornato su tutto e tutto insieme: l'abuso sanato delle Suore del Preziosissimo Sangue, le 1300 richieste al primo condono (media pro-capite inferiore solo a quella di Reggio Calabria), i "ruderi" da ristrutturare fatti con sassi smontati e rimontati in posti diversi, l'infinita teoria degli abusi capoliveresi, e ancora più indietro nel tempo le paccate di licenze firmate a pochi giorni dal voto e soprattutto un'analisi congiunta destra-sinistra che suona così: "In particolare dopo la crisi delle miniere tutti i capoliveresi si sono dati da fare, se non si fossero arrangiati Capoliveri avrebbe fatto la fine di Rio Marina ..." Il tutto condito in qua e in là dall'immancabile "elogio della furbizia". A noi i "furbi" non sono mai piaciuti, né ci piace chi, magari pure atteggiandosi a libero ed anarchico pensator, calpesta le regole della civile convivenza, coltiva il proprio interesse sopra quello del territorio, sopra quello delle generazioni future di capoliveresi e non, siopra quello dell'ambiente. Non sappiamo come finirà questa vicenda e ci auguriamo comunque che non ne abbia a soffrire alcuno dei nostri concittadini, ma ci pare a questo punto non molto sensato un elenco dei presunti lottizzatori abusivi in un contesto che ha una così scarsa cultura della legalità. La cruda realtà è che quest'isola ha bisogno appunto di essere rieducata alla legalità dei comportamenti grandi e piccoli e che all'Elba ci sono comunità paesane in cui questo bisogno è anche più acuto. S'incazzino pure capoliveresi ed elbani, levino pure alte grida contro il campanile vilipeso, contro la capoliverità, la riesità, la ferajesità l'elbanità offese. Il morto è sulla bara, (c'è poco da discutere) si usa dire da queste parti; sarà un po' tetro come modo di dire, ma ci pare calzante


Sequestro cantiere Capoliveri

Sequestro cantiere Capoliveri