Signor Todella, è vero la conosco poco, anzi per niente, se non per sentito nominare. Ma anche Lei non conosce me. Ho un ruolo importante nella vita della mia comunità, dove ho tutte le mie radici ed i miei affetti, e di questo sono orgogliosa e fiera. Ma non vivo per la politica e di politica perché, proprio diffidando della politica come mestiere e non come servizio per gli altri, non ho lasciato il mio lavoro, con il quale, dignitosamente, mantengo me e mia figlia. Non mi conosce perché saprebbe che, prima di tutto, sono una donna che in questo periodo fa il sindaco, e non un sindaco donna. Ho sempre messo mia figlia al primo posto e quindi capisco le sue preoccupazioni, che sono anche le mie preoccupazioni. Per questo ho scritto che sarebbe da criminali mantenere aperta la scuola a Rio, se fosse stata nelle condizioni da Voi descritte. Ma vede, come io non dimentico di essere sindaco, Lei non può far finta di non avere un ruolo istituzionale nella sua comunità, che dà più peso alle sue parole ed alle sue preoccupazioni. Io credo che, senza abusare del ruolo che riveste, avrebbe potuto telefonare, chiedere un incontro, chiarire i suoi dubbi, se non con me, con i suoi colleghi assessori o consiglieri, o direttamente agli uffici o alla scuola, visti i tanti e buoni rapporti che rivendica, a Rio nell’Elba, proprio in vista dell’accordo in essere tra le due amministrazioni. Le avremmo potuto facilmente dimostrare che le sue giuste preoccupazioni potevano essere chiarite a voce e” de visu”. Ma Lei e gli altri genitori firmatari avete scritto non al sindaco, ma ai giornali: io la vostra lettera non l’ho mai ricevuta e nè ho ricevuto alcuna richiesta di incontro. Vede, Salomone, grande re dell’Antico testamento, per capire quale fosse la vera madre di un bambino conteso disse: “tagliatelo a metà, così ognuna ne potrà avere una parte.” La vera madre, allora, rinunciò perché, per vero amore, preferiva darlo ad un’altra madre, ma almeno, averlo vivo. Ho l’impressione, anzi la certezza, che davanti allo scudo dei vostri bambini, che devono essere terrorizzati all’idea di venire a scuola a Rio Elba (ma devono diventare cittadini del mondo), facciate una polemica politica. Altrimenti avreste chiarito con l’Amministrazione comunale e con la scuola, prima di arrivare alle “disperate giornalate”. Avevamo messo in conto che l’apertura, finalmente, della restaurata scuola di Via principe Amedeo avrebbe riaperto il caso dell’accordo e dato voce a coloro che hanno da sempre considerato la suddivisione tra i due comuni delle due scuole come un sciagurato accidente. Comunque, a scanso di equivoci ribadisco non ci sono “cristi nella stanza sottostante la Prima media, né sotto nessuna delle altre classi. L’archivio al piano di sotto, a cui fu tentato, senza successo, di dare fuoco al materiale conservato, è vuoto, pulito, sistemato e non ha alcun problema. Sono state fatte delle foto che ho inviato ai giornali e che sono esposte nella bacheca del comune. Se vuole visitare la scuola dovrebbe sapere, da bravo e solerte amministratore, che la padrona di casa non sono io, ma il dirigente scolastico: forse potrebbe chiederglielo direttamente, saltando i giornali. Rimane purtroppo l’amarezza di questa polemica inutile, che comunque non potrò archiviare senza strascichi. Sono profondamente offesa dalle accuse che Lei, e gli altri genitori firmatari, avete rivolto direttamente a me, come fossi persona che antepone un apparente prestigio rispetto alla tutela di cittadini inermi che personalmente considero non solo un dovere, ma un valore, nella mia vita pubblica e privata. Da genitore rispondo, a lei e gli altri firmatari, per la prossima volta, che sarebbe il caso di provare a contare fino a dieci.
catalina schezzini profilo