Credo che l’ultima cosa di cui necessiti il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano in questi auspicabili ultimi mesi di un lungo, dannoso ed illegittimo commissariamento sia quello di aprire una querelle in merito agli interventi sul mare di Pianosa annunciati dal Parco, fra le stesse componenti che da sempre credono e operano per il Parco. Il tutto davanti ad una opinione pubblica che, gioco forza, sulla questione dispone di informazioni generiche e delle opinioni dei progettisti. Opportuno quindi che il progettato allestimento di campi boe e pontili leggeri a Cala Giovanna sia pubblicizzato adeguatamente inserendolo completo di dettagli e cartografie nelle pagine web del Parco e del Comune di Campo. La frequentazione strettamente compatibile con l’ ambiente naturale e seriamente regolamentata e regolamentata di Pianosa non solo aiuta le forze dell’ordine a contrastare le attività illegittime, allargando l’ombrello di protezione e salvaguardia espletato dalla società civile, ma qui come a Montecristo e nelle altre aree dell’Arcipelago dove le “ bellezze “ naturali e storiche sono massime, rappresenta il più potente mezzo di educazione ecologica di cui possiamo disporre. Questi concetti hanno guidato le azione del Consiglio Direttivo che, nello specifico di Pianosa e delle attività di canoa, diving, snorkeling e vela consentite nell’Isola, aveva pianificato sentieri blu e campi boe. La loro pubblicizzazione oltre che attraverso i Consigli Direttivi aperti e gli ampi resoconti giornalistici, passò anche attraverso il manifesto, a suo tempo diffuso in centinaia di esemplari, del concorso per le Scuole : “Conoscere Pianosa”. Sono certo che il progetto annunciato è stato analizzato negli aspetti di salvaguardia archeologica e naturalistica, definizione tecnica delle opere, pianificazione ed analisi di impatto e conseguente dimensionamento nel numero e nella stazza delle barche, regolamentazione della durato di attracco, etc etc. Ma dalla pubblicizzazione dettagliata e di facile accesso, possono nascere suggerimenti costruttivi a tutto beneficio dell’ operazione. Ad esempio leggo sulla stampa che si prevedono corpi morti di cemento. Mi domando perché non vengono usati blocchi di calcare, magari riciclando o recuperando in modo idoneo materiali erratici presenti nell’Isola. E’ evidente che le differenti caratteristiche chimiche e fisiche dei materiali artificiali e naturali comportano gradi diversi di alterabilità e di rilascio di elementi chimici nell’ambiente. Mi domando anche se nelle zone maggiormente popolate di posidonie sono strati previsti ancoraggi “a vite” , che come sappiamo sono da tempo sperimentati in varie aree protette marine . Del resto sappiamo tutti che sul progetto marino di Pianosa da alcuni mesi si sentono voci incontrollate di possibili attracchi per barche a motore, di ancoraggi idonei per soddisfare natanti fino a trenta metri , di soggiorni a terra dei naviganti ,... Ritengo che siano pure “leggende metropolitane “ e sogni proibiti di coloro che tanto tempo fa diffondevano le “ leggende metropolitane” sui disastri che il Parco avrebbe causato all’ Elba e all’Arcipelago. Poi le cose sono andate un po’ diversamente ed abbiamo imparato come si combattono e si sconfiggono le “leggende metropolitane “. Con la chiara, completa e veritiera informazione, il confronto pacato e le opere fatte al meglio.
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