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Riflessioni di Pace: "Lettera aperta ai veggenti della guerra"

Scritto da : Elena Maestrini
Pubblicato in data : domenica, 23 marzo 2003

"Lettera aperta ai veggenti della guerra" di Younis Tawfik, nato a Mosul (Ninive) in Iraq nel 1957 . Collabora con importanti quotidiani italiani ed è docente di lingua e letteratura araba presso l' università di Genova. Tra i suoi lavori: la cotraduzione di Dante e l' Islam , la raccolta di poesie apparizione della dama babilonese. La straniera, suo romanzo d' esordio del 1999, ha ricevuto il premio Grinzane Cavour. Vi scongiuro di non farlo! Non tagliate l' albero che un giorno mi ha visto nascere, crescere sotto i suoi folti rami e giocare intorno al suo robusto tronco. Quel vecchio cedro che mi proteggeva generosamente dai raggi del caldissimo sole d' estate, e che in inverno suscitava in me rassicuranti emozioni insieme a un inspiegabile terrore delle ombre. Non distruggete quell' antica casa in fondo al vicolo, che un giorno mi ha accolto sotto il suo tetto e mi ha dato calore e gioia. Non date fuoco ai miei libri, ai miei vecchi quaderni e alle bozze delle mie poesie, abbandonati nella piccola libreria scavata nel muro. Non cancellate la mia memoria. Vi supplico di non farlo! Non bombardate la terra che un giorno mi ha udito cantare e saltare con la felicità di un passero spensierato, quella terra millenaria, dolcemente solcata dai due fiumi lungo tutto il suo corpo martoriato, e violata dalle ferite del tempo. Non scaricate il fuoco della vostra rabbia sulle sue palme e sulle chiome nere dei suoi cedri, perchè ella non ha nessuna colpa. Usate meglio le vostre bombe intelligenti, perchè quelle precedenti non hanno funzionato bene.. Colpite pure la mia casa e quella dei vicini, la moschea e la chiesa un pò più in là e il mercato del venerdì nella piazza, come avete fatto la prima volta. Ma vi prego di non radere al suolo la tomba di mio padre. Non cancellate quella fossa che conserva il mio orgoglio e racchiude la memoria infranta della mia famiglia. Non profanate il sepolcro di chi ha trovato la pace e la serenità nel tiepido grembo della terra che tanto amava. Vi scongiuro, non uccidete la mia vecchia madre. Non lasciate che muoia da sola, senza di me, invocando inutilmente il mio nome, con gli occhi rivolti alla mia foto appesa da anni sul muro. Lasciate almeno che l' abbracci per l' ultima volta, che baci le sue mani e pianga a lungo tra le sue braccia, che nasconda il mio volto nel suo petto e chieda perdono. E se dovete proprio farlo, se dovete ucciderla senza colpa, allora fatelo, ma con gentilezza. Sgozzatela pure sull' altare del vostro orgoglio ferito, scavate i suoi deboli occhi fino a spegnerne l' ultimo barlume di luce, infliggetele gli ultimi colpi del vostro odio e ridete sadicamente prolungando la sua agonia, mentre lei, nel suo arcaico silenzio, reciterà la sua preghiera, aggiungendone una per me e una per voi. Vi chiedo solo di essere buoni con lei, è solo una vecchia con il marito morto da oiù di vent' anni e il figlio esiliato in terra straniera da quasi trenta. Vi chiedo un' ultima cosa, un piccolo favore: quando sarà sul punto di morire, diteglielo pure, ditele che sono stato io a ucciderla. Ditele che il suo amato primogenito l' ha tradita, l' ha abbandonata al suo fatale destino e non ha potuto fare nulla per salvarla, perchè non ha avuto coraggio. Ditele di perdonarmi, perchè non sono stato all' altezza delle sue speranze. (Italia, 2003)


bandiera pace

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