Rischio catastrofe ambientale dall' incendio dei pozzi iracheni. Da ogni pozzo in fiamme, infatti, sarebbero immesse in atmosfera 3.600 tonnellate di CO2 al giorno. La denuncia viene da Legambiente. Secondo l'associazione se si ripetesse quello che è avvenuto nel 1991, con 780 pozzi in fiamme, ogni giorno verrebbero immessi in atmosfera quasi 3 milioni di tonnellate di CO2, per assorbire i quali sarebbe necessaria una superficie boscosa pari a 10 volte quella dell'Iraq. Se poi, come qualcuno ipotizza, i pozzi incendiati fossero 2.000, le tonnellate di CO2 salirebbero ad oltre 7 milioni: in 10 giorni dal petrolio bruciato arriverebbe una quantità di anidride carbonica (70 milioni di tonnellate) pari a quella prodotta in un anno da un paese come il Portogallo. «I pozzi petroliferi - dice il direttore generale di Legambiente, Francesco Ferrante - sono uno dei motivi di preoccupazione in questo conflitto: il loro incendio produce localmente (il che vuol dire nel raggio di centinaia di chilometri) conseguenze gravissime sulla salute delle persone, dalle intossicazioni a tumori. I pozzi poi - aggiunge - anche senza essere dati alle fiamme, possono essere danneggiati e diffondere il greggio sul terreno e, peggio, nell'acqua: nel 2001 tra quattro ed otto milioni di barili di petrolio finirono in mare e fra 35 e 150 milioni di barili furono sparsi sul territorio del Kuwait».