“Che cosa è personale e che cosa è politico? Sembra che non si riesca ad uscire da questo strano ‘conflitto di interessi’.”, si chiede Cesare Sangalli all’inizio del suo ultimo intervento su “Elbareport”; e non è interrogativo da poco. Perché la distinzione interviene su più piani: voglio dire che anche il termine ‘personale’ non ha significato univoco, perché può riguardare la persona che è l’oggetto del discorso (nel caso presente Enrico Graziani) o la persona che svolge il discorso (nel caso presente Sangalli, o Marmeggi, o Soria, o Totaro); e ancor meno ha significato univoco il termine ‘politico’, che può riguardare una dimensione ristretta (il bene immediato di alcuni inteso come trainante il bene di tutti) o una dimensione più ampia (all’estremo, il bene dell’intera comunità umana al di là del bene immediato di chi è prossimo); e le combinazioni multiformi di questi termini del ragionamento finiscono per dar un po’ di ragione a tutti, come in fondo suggeriva Rossi nel suo commento, fatta salva l’onestà intellettuale di chi parla. E anche i contenuti sono scivolosi: Sangalli dice “Ma di cosa si sta parlando? Graziani è stato arrestato con l'accusa di concussione. Quindi non è un mistero il motivo che l'ha portato in carcere: il pubblico ministero ritiene di aver scoperto un giro di tangenti”. Non è esatto. Graziani è stato arrestato “in via cautelare” per poter compiere accertamenti su un’ipotesi di reato di concussione (che prevede appunto la custodia cautelare per impedire eventuali manomissioni delle prove) riguardo a “un giro di tangenti”. Il motivo dunque è “cautelare”, non è un accertamento di responsabilità: ha origine dalle accuse del presunto “concusso”, del quale il sindaco di Campo nell’Elba, Antonio Galli, nella sede istituzionale del Consiglio comunale, ha detto testualmente: “Pensiamo che il dr. Graziani, come gli altri, siano stati calunniati da una persona che riteniamo inattendibile”. Possiamo dire che Galli è persona seria e stimata, e non parlava al Bar; e dunque la sua testimonianza va inclusa nei ‘contenuti’ di cui vuole parlare Sangalli, anche perché, se ben capisco, a questo stesso ‘contenuto’ si riconducono tanto Marmeggi che Soria (e per la verità moltissimi altri a Campo). Per quel che si sente dire, poi, la faccenda riguarderebbe una cena pagata (anche se sembra che non ne esistano prove): il che francamente configurerebbe una concussione un po’ originale, anche i rapporto ai fatti addebitati agli amministratori della Comunità Montana e del Comune di Portoferraio che vengono accostati a questa vicenda. Dico queste cose solo per dimostrare quanto incerto sia il percorso dei ‘contenuti’; e infatti Sangalli si sposta su un piano di altra sostanza, quello “dei progetti urbanistici passati e forse futuri di Campo nell'Elba”, delle “fantasiose statistiche demografiche che avallavano un incremento demografico inesistente per giustificare la consueta colata di cemento”. Ecco un piano di ragionamento ‘politico’. Ma non possiamo dimenticare che l’Amministrazione che attualmente governa Campo è stata eletta dalla maggioranza dei cittadini sulla base di un programma che non celava, ma enfatizzava quei progetti; e l’opposizione non vi contrapponeva certo propositi ‘ecologici’. E infatti il Sindaco, in Consiglio comunale, ha potuto ben dire: “Questa Amministrazione ritiene di aver operato perseguendo gli interessi dell’intera comunità, garantendo il pieno rispetto dei principi di legittimità e trasparenza. E in questo senso intende continuare ad operare”; e se il dott. Graziani è l’anima di questa Amministrazione, come si dice, lo è perché risponde perfettamente alle aspettative della comunità che gli dà la sua fiducia. Chi scrive non condivide quel progetto politico, non è un mistero: ma appartiene a una irrilevante minoranza, consapevole che l’Amministrazione incarna perfettamente la cultura degli amministrati (maggioranza e opposizione consiliare); e che l’obiettivo di una ragionamento politico non può essere Enrico Graziani o Antonio Galli, ma quella cultura, che è dei Campesi e degli Elbani e di moltissimi altri; e che non serve a molto contrapporvi una cultura analoga seppure di segno contrario, quale troppo spesso appare quella dei gruppi ‘ambietalisti’. Il ragionamento politico deve potersi dilatare a prospettive più ampie, affrontare il tema dei modelli di sviluppo, della cultura del territorio oltre i rilevantissimi aspetti naturalistici, investire la concezione attuale dell’economia per farla diventare davvero ‘ecologia’, ovvero scienza pratica dell’azione dell’uomo nel territorio. No so se gli adulti siano più capaci di compiere questa ‘conversione’. Chi crede che sia necessaria non ha che da sperare nei giovani: quelli che oggi si stano interrogando sulla loro scuola, e magari investono di significato massimo i problemi (certo rilevanti) dei ‘contenitori’ e esitano a affrontare quelli dei ‘contenuti’, francamente assai più gravi e urgenti anche se ovviamente contigui. Perché la riforma che sta ridefinendo la scuola non fa che confermare e normalizzare una cultura che è contro di loro, che -sotto l’apparenza di moltiplicare le possibilità di scelta per loro- li inchioda a un destino predefinito, di essere cioè o ‘dirigenti’ o ‘subalterni’. E questo, comunque, in una società immaginata e progettata per essere un perfezionamento di quella in cui sono stati allevati i loro genitori: ovvero, l’obiettivo futuro è di portare a compimento il passato. Qui si gioca davvero tutto. La realtà degradata che vede Sangalli corrisponde, purtroppo, al progetto di società disegnato dai genitori dei ragazzi delle scuole, che infatti eleggono i loro rappresentarli nelle Istituzioni perché a quel progetto diano corso. Sono i genitori di quei ragazzi che chiedono di istituire altri ‘indirizzi’ scolastici per far sì che i loro figli possano essere più preparati, più organici alla loro (dei genitori) società, basata su un modello di sviluppo che pone alla base della ricchezza la rendita edilizia, che richiede sempre maggiore estensione dell’edilizia; o l’impiego come forza lavoro in una attività di impresa turistica che operi tre mesi l’anno e poi tutti (o quasi) a Cuba o in Tailandia. Ecco allora le scuole professionali che non danno nessuna professionalità spendibile, ma che se anche ne dessero una sarebbe comunque spendibile in un ruolo subalterno. Ecco il lavoro stagionale, e la noia che gli è complementare. Ecco il succedersi delle generazioni nella stessa attività, in barba a ogni vocazione individuale o, come piace tanto dire alla signora Moratti, in barba a ogni personale talento. Gli spazi giusti, le giuste strutture: certo, è indispensabile; ma, cari giovani, soprattutto una scuola nuova, che sia capace di mettervi magari contro i vostri genitori e la loro società, per progettarne una nuova, capace davvero di garantirvi un futuro inedito e vitale. Non il conflitto per il conflitto, ma l’impegno di costruire prospettive alte, in cui ciò che si è imparato e si impara diviene strumento per realizzare le nuove frontiere della Comunità. Quanto agli adulti, ai genitori, sarà bene che riflettano sul fatto che progresso si dà solo quando ciò che viene dopo è migliore di quanto c’è stato prima, cioè solo se avranno permesso che i loro figli siano migliori di loro, e se avranno lasciato crescere una società nuova, nella quale i disequilibri ecologici, economici, sociali, si attenuino fino a scomparire, perché nessuno più li vuole. E’ questo il ‘personale’ che diventa politico? No lo so. Ma per favore, Sangalli, continuiamo a parlarne.
Marina di Campo Spiaggia d'Agosto