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Controcopertina: Enogastronomia elbana in un convegno del Lions Club

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : martedì, 25 ottobre 2005

Il turismo, fonte primaria di prosperità per il comprensorio elbano, necessita di continui interventi conservativi (ambiente, storia, tradizioni, archeologia, ecc.) e innovativi (viabilità, trasporti, ricettività, approvvigionamenti, smaltimenti, ecc.). In questo complesso quadro, per altro di non facile attuazione, un ruolo fondamentale lo gioca la gastronomia, sulla quale la sera di Sabato 22 Ottobre a Procchio il gastronomo Alvaro Caludi ed il somelier professionista Antonio Arrighi hanno relazionato durante una conferenza organizzata dal Lions Club Isola d’Elba. Claudi, studioso di storia medievale e rinascimentale e della gastronomia di quelle epoche, insegnante alla locale scuola alberghiera per oltre vent’anni, organizzatore di mostre nazionali ed internazionali sui prodotti e le abitudini elbane, non nuovo ad interventi culturali, coreografici ed umanitari (esperienza con la C.R.I a Bagdad) nel Lions Club, ha illustrato un ercusus su origini, influenze, interferenze e storia della cucina della nostra isola dall’antichità ai giorni nostri. La descrizione particolareggiata di piatti tipici del versante orientale dai nomi curiosi come sburrita, gurguglione, panzanella, sportella, caccilepora, schiaccia briaca, che evidenziano tracce iberico-moresche e che in virtù della tardiva influenza turistica conservano le più antiche tradizioni locali, Claudi è passato a commentare la cucina portoferraiese che, risentendo in passato di contatti con varie etnie e di recente delle prime influenze turistiche, è caratterizzata da piatti come cavolo nero con acciugata, stoccafisso, baccalà con ceci, totani del Golfo, polpo lesso venduto in piazza alla forchetta, zerri, minestre di pesce, cacciucco, ecc. In conclusione l’oratore è passato al versante occidental per parlare di prodotti quali corollo, schiacciunta, castagna cotte e seccate, pane pasquale di S. Piero, carni e formaggi ovini, acciughe fresche e in salamoia ecc. Arrighi, la cui famiglia da tre generazioni è dedita alla produzione di vini ed alla gestione alberghiera a Portoazzurro, e che da 16 anni è somelier professionista e ricopre attualmente la carica di Delegato Provinciale dell’Isola d’Elba, ha quindi ampliamente relazionato sull’enologia elbana. Dai 5.000 ettari di vigneti presenti sull’Isola nell’800, ha riferito l’enologo, siamo oggi passati a soli 280 dai quali però si estrae un prodotto di ottima qualità lavorato in cantine dotate di attrezzature all’avanguardia. I nostri vitigni, ha continuato Arrighi, si differenziano da quelli del continente in quanto nei secoli, ambientandosi alle peculiari condizioni isolane, hanno assunto caratteristiche che consentono di immettere sul mercato, anche grazie alla possibilità di recupero di antichi vitigni tramite il DNA, vini dalle particolari o uniche caratteristiche bianchi, rossi e passiti. Oggi dobbiamo far fronte, ha proseguito Arrighi, alla concorrenza di vini di provenienza transcontinentele soprattutto cilena, prodotti senza i vincoli legali cui invece siamo sottoposti in Europa, di qualità, dobbiamo riconoscerlo, accettabile ed a prezzi assai concorrenziali; tuttavia oggi, ha concluso l’enologo, possiamo confidare sul successo dei nostri vini, come Sangiovese, Procanico, nonché passiti come Aleatico e Moscato, per il quale è stata finalmente riconosciuta la denominazione DOC, grazie anche a massicci investimenti di grandi aziende vinicole della Toscana. Il messaggio che si percepisce al termine delle relazioni dei due massimi esperti dell’enogastronomia elbana è chiaramente improntato all’ottimismo, ma, nel contempo avverte che se si vuol soddisfare una clientela sempre più varia, competente, preparata ed esigente, lo spazio a disposizione per cuochi improvvisati e ristoratori dell’ultimo minuto è sempre più limitato.


claudi alvaro cuoco

claudi alvaro cuoco