«Con la passata stagione estiva si è conclusa anche la prima fase del parco minerario e mineralogico dell’Isola d’Elba. Questa prevedeva: dotarsi della progettazione, trovare i finanziamenti, realizzare e rendere operative le strutture previste dall’accordo di programma fra la Regione Toscana, la Provincia di Livorno e il Comune Rio Marina. E’ stata una faticaccia, ma personalmente sono soddisfatto, anche perché gli amministratori della Società del Parco sono stati costretti a muoversi in uno spazio circoscritto da vincoli normativi». Inizia così la lettera inviata al Presidente della Provincia dove Marchetti ricorda come non si siano realizzate le condizioni previste dal piano Garavini, e questo a causa di normative e leggi la cui rimozione non dipende né dal Presidente della società del Parco Minerario né dal suo Consiglio di Amministrazione. Il piano Garavini, con cui furono delineate le linee guida parco minerario (1987), prevedeva la partecipazione di capitale privato, tramite particolari accordi, nonché la concessione dei beni demaniali a canone ricognitorio, e individuava le seguenti entrate: vendita dei minerali, introiti indiretti resi dai servizi ricettivi e di ristoro, ricorso a finanziamenti pubblici per gli investimenti strutturali, sostegno pubblico per quelle attività in sicura perdita gestionale, in ogni caso necessarie nella filosofia del parco, biglietto d’ingresso pagato dai visitatori. Quello degli impedimenti politico-normativi è il tema che ricorre più frequentemente nella lettera di Marchetti «essi contrastano con l’incremento delle attività mirate a nuovi business ed a superare l’attuale momento d’indecisione. In questi anni ho agito in un clima d’incertezza dove le intese raggiunte erano accantonate per poi essere riprese e rilasciate cadere». Tant’è che Marchetti prosegue ricordando il periodo del passaggio dei beni minerari alla Coni Servizi, dove addirittura è stato impossibile realizzare nuove iniziative, anche se minimali. Accenna poi al quadro societario dove le lungaggini per l’uscita di Fintecna SpA si stanno riflettendo negativamente sulla Società del Parco, e conclude suggerendo a Kutufà di stringere i tempi per l’ingresso nuovi soci, nonché di aprire un confronto pubblico sullo sviluppo del parco minerario, e quindi procedere ad una nuova collocazione “dell’azienda parco minerario”.
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