Caro Sangalli, le scrivo queste poche note per ‘leggerle’ -cosa che lei mi pare non abbia fatto con attenzione- il mio scritto pubblicato su “Elbareport” di sabato. A dire il vero non volevo replicare, perché quello che ha detto appartiene alle parole in libertà indifferentemente della destra o della sinistra quando ragiona con le viscere. Del paragone con Berlusconi o Craxi le chiederò soddisfazione all’alba dietro il convento delle Carmelitane scalze; o forse no, perché riferito a una persona con la mia storia ricade perfettamente nel genere di cose che “non vanno in prescrizione” (Albanese docet). Come anche paragonare la vicenda Graziani con il ‘Conto Protezione’ o il processo ‘IMI/SIR’ mi pare descriva una presbiopia che espone al ridicolo. Mi permetto allora di aiutarla un po’ a capire quello che ho scritto. Procedo per punti: 1. La prima parte delle mie osservazioni ha un valore strettamente politico. Si può essere più o meno d’accordo, ma chi conosce i fatti sa che da almeno dieci anni l’opposizione campese (e non la magistratura, come forse lei ha pensato) cerca di ‘incastrare’ Enrico Graziani; bastava leggere con qualche attenzione per capirlo. Se pensa che questo sia “il solito botta e risposta fra destra e sinistra”, il problema riguarda solo lei e non chi, militando da sempre a sinistra e avendo fatto parte dell’Amministrazione Campese -che lei non si è accorto essere di centrosinistra (di nuovo un problema suo) perché forse trovava di sinistra l’Amministrazione Landi-, ha lavorato e non poco per riportare a dignità un paese politicamente rimasto ai tempi precedenti la Rivoluzione Francese, e che era la roccaforte della destra a livello provinciale. Se lei avesse avuto esperienza e memoria di quei tempi non avrebbe da farsi molte domande per capire la trasformazione che l’amministrazione (che lei non s’è accorto essere di centrosinistra) ha indotto nella qualità della vita dei campesi. In cambio l’opposizione ha proposto diverse centinaia di esposti alla magistratura, decine di ricorsi ai vari TAR, un buon numero di interrogazioni parlamentari, e infinite chiacchiere da bar “che non vanno in prescrizione”: e alla fine Graziani è indagato per tutt’altro. 2. Che tutti siano innocenti fino a sentenza passata ‘in giudicato’ è un concetto fondamentale del Diritto processuale ed è stato assunto nella Costituzione Repubblicana, come certo lei mi può insegnare: dunque non capisco perché lo utilizza in un contesto sarcastico. Esiste poi un ambito diverso, che riguarda il ‘giudizio’ politico. Bisogna stare bene attenti a non fare confusione fra piani di discorso che non sono certo contrastanti, ma sicuramente disomogenei. Altrimenti potrebbe sembrare che la sentenza già pronunciata da parte di qualche esponente di destra di cui ho detto, addirittura prima di sapere i capi di imputazione, sia ‘la Sentenza’; e questo è obbiettivamente pericoloso, perché stabilisce il principio che ha ragione chi parla per primo e grida più forte. Allo stesso modo è pericoloso dire che “quando arriva la Magistratura è già troppo tardi”: se ci fosse Tortora a parlarle, lo farebbe con molta più convinzione di quanto possa fare io. 3. Non si può che avere fiducia nella Magistratura, perché questo sta alla base del nostro ‘patto sociale’: chi dice il contrario si pone fuori del patto, o -peggio- pone se stesso ad arbitro di tutto, come fa oggi il Presidente del Consiglio con l’aiuto della sua maggioranza: la stessa che a Campo ha governato da sempre prima che arrivasse l’Amministrazione di centrosinistra che lei non riconosce. Io ho qualche ragione per ritenere che la vicenda Graziani si risolva velocemente, e in senso diverso da quello sperato dalla destra campese e da lei; so invece con certezza che la ferita prodotta a livello personale in Enrico sarà difficilmente rimarginabile. Col dir questo non intendo assolvere o condannare nessuno, ché non è il mio ruolo; ma faccio delle semplici constatazioni, e mi spiace che lei non sia stato in grado di ritrovarle nelle mie note di sabato, che pure mi parevano chiare. Se teniamo fermi i principi del diritto processuale, c’è poi tutto lo spazio per i giudizi politici, e questi possono ben essere differenti e severi a piacere, seguendo anche le preziose indicazioni riguardo alla responsabilità che lei rammentava a conclusione del suo intervento. Io non ne ho fatto cenno, perché in questo momento la mia sensibilità è rivolta prevalentemente agli aspetti personali della vicenda che ci sta occupando (quale che sia la sentenza del tribunale, chi ripagherà la dignità calpestata di Enrico Graziani, della sua compagna o dei suoi figli, che fino al momento della conclusione hanno dovuto subire la violenza di persone che la loro sentenza l’hanno pronunciata subito? “Ma questa è tutta un’altra Storia”, come direbbe Lucarelli). Il discorso come vede è complesso, e a semplificarlo non si fa un buon servizio né alla conoscenza né alla politica. Riprendiamolo, se vogliamo, anche in modo ampio. Ma non sulla testa delle persone. Per piacere. Gian Paolo Soria (A titolo personale e al di fuori della dialettica interna ai DS che non mi appartiene)
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