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Controcopertina: Salviamo la sabbia di Naregno

Scritto da : Elena Maestrini
Pubblicato in data : domenica, 09 ottobre 2005

LEGAMBIENTE ha posto recentemente in evidenza come il progetto del Comune di Capoliveri (Isola d’Elba) di messa in sicurezza idraulica dei fossi che sfociano nella spiaggia di Naregno – la creazione di una “pista da bob” in cemento al posto dell’attuale foce che è già completamente asfaltata e tabellata come strada comunale (sic!) – che prevede anche una nuova viabilità ed un ponte, sia molto discutibile dal punto di vista ambientale, paesaggistico e non risolva – ma anzi peggiori – la progressiva erosione della spiaggia. Un’erosione ormai avanzatissima, che ha svuotato dell’arenile gran parte del lato orientale verso Forte Focardo – scavando per oltre un metro – e facendo affiorare rocce e sassi. La sabbia più fine, portata dalle correnti dominanti, è migrata verso Capo della Tavola ed il golfo di Porto Azzurro. Il fenomeno erosivo di Naregno non è nuovo. Iniziato a metà degli anni ’70, in 12 anni aveva fatto arretrare la spiaggia di 1,5 metri, per poi arrestarsi ed addirittura subire un lieve avanzamento. Ma nel 1997 la spiaggia era nuovamente arretrata di quasi 4 metri in media, con punte fino ad 8 metri nella parte sud-orientale. I rilievi eseguiti nel 2002 attestavano un ulteriore arretramento della spiaggia di altri 3 metri. In sostanza, in meno di 30 anni la superficie dell’arenile si è ridotta di diverse centinaia di metri quadrati, con una repentina e pericolosa accelerazione negli ultimi 7/8 anni. E’ del tutto evidente che la spiaggia di Naregno – una risorsa economica che sostiene un turismo di massa con numerose strutture ricettive - sta scomparendo lentamente a causa degli errori del passato: asfaltatura della foce dell’ultimo tratto fosso della Concia per utilizzarlo come una strada, creazione di un viale retrospiaggia aperto al traffico automobilistico, realizzazione di manufatti, costruzioni, muriccioli e parcheggi che “induriscono” il territorio ed impediscono il naturale arrivo di sedimenti che prima costituivano e ricostituivano l’arenile. Errori che 30 anni fa erano forse giustificabili dalla scarsa conoscenza dei diversi fenomeni erosivi ma che oggi appare incredibile vengano riproposti, con la creazione di nuove strutture viarie e la cementificazione dei corsi d’acqua, che possono solo accelerare i già avanzati processi erosivi in corso. E’ evidente che invece, per salvare la spiaggia di Naregno, occorra rimuovere gli errori commessi nel passato e realizzare un progetto di rinaturalizzazione che consenta un ripascimento naturale, possibilmente aiutato da opere di riposizionamento della sabbia migrata ad ovest verso la parte di più accentuata erosione. Al contrario, si sta affrontando il problema in maniera settoriale, non comprendendo che la spiaggia ed il territorio retrostante hanno bisogno di un’immediata e radicale opera di restauro ambientale. Invece di portare altro traffico sulla spiaggia, si dovrebbe cercare una soluzione alternativa a monte – a nostro avviso facilmente realizzabile -, rinaturalizzare la foce del fosso, eliminare la strada retrospiaggia che è diventata una vera e propria barriera respingente, ed intervenire con piccole opere di ingegneria naturalistica per eliminare muriccioli ed ostacoli che impediscono l’arrivo sulla spiaggia dei sedimenti. Solo così si potrà impedire il definitivo degrado di un arenile splendido, recuperare un valore ambientale e paesaggistico molto importante e salvaguardare le iniziative economiche che vivono grazie e solo in forza dell’esistenza della spiaggia di Naregno.


naregno spiaggia panorama

naregno spiaggia panorama

naregno sbocco fosso

naregno sbocco fosso