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INCIDENTE AL PORTO - MOBY LOVE STRACCA IMPROVVISAMENTE - ORMEGGIATORE CADE IN MARE, COLPITO DALLA PESANTE PASSERELLA - SALVATO DAL FRATELLO - IL LABORIOSISSIMO RECUPERO DEL FERITO

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : giovedì, 06 ottobre 2005

Un ormeggiatore di Portoferraio, Antonio Belmonte, 53 anni, e' rimasto ferito stamani, precipitando in mare mentre stava togliendo la passerella che porta allo scalandrone utilizzato dai passeggeri per accedere al ponte dei traghetti. L' incidente si e' verificato poco prima delle 10 quando, secondo quanto emerso, il Moby Love, della compagnia Moby Lines, che era in partenza per Piombino, si e' improvvisamente disormeggiato da prua allontanandosi dal molo con la passerella ancora agganciata che finiva per cadere in acqua con lo stesso ormeggiatore precipitato in mare dall'altezza del ponte passeggeri della nave. L'uomo appena toccata l'acqua era investito dalla pesante passerella che probabilmente è stata la causa della frattura del femore subita dall'ormeggiatore anche se alcuni testimoni affermano che volando giù dalla scala l'uomo avrebbe urtato lo spigolo della banchina. In aiuto del Belmonte si lanciava in acqua immediatamente il fratello Alessandro, anch'esso ormeggiatore, che da solo riusciva a tenere a galla appoggiato al molo l'infortunato, vincendo anche la corrente generata dalle eliche del traghetto finchè queste non si fermavano. Arrivavano poi in suo aiuto due Vigili del Fuoco di Milano che avevano appena terminato il corso sommozzatori e si trovavano casualmente sul molo, i due giovani si gettavano anch'essi nelle acque del porto, poi veniva veniva lanciato dal traghetto un salvagente che veniva applicato al ferito, che continuava a lamentarsi. I soccorsi procedevano in mezzo a molte difficoltà: arrivava abbastanza celermente a sul molo l'autoambulanza della Croce Verde con il medico ed i volontari, ma il piano della banchina era tanto distante dal livello dell'acqua e le condizioni dell'ormeggiatore ferito erano tali che non si poteva tirare in secco a braccia il Belmonte che è peraltro una persona dalla complessione fisica molto massiccia. Veniva allora calata in acqua la barella spinale compiendo il secondo tentativo di recupero dell'ormeggiatore una volta bloccato su di essa, ma la non disponibilità di un mezzo meccanico con cui verricellare la barella ha fatto desistere i soccorritori, optando per il meno complicato recupero da bordo di un natante. Ma a quel punto la posizione che aveva assunto il traghetto, ancora ormeggiato di poppa e con la prua staccata dalla banchina impediva ai mezzi di soccorso di manovrare. Si decideva allora di far allontanare, con cautela, il Moby Love, e due natanti (la motovedetta dei Carabinieri e la pilotina degli Ormeggiatori) sono riusciti a raggiungere il Belmonte che è stato finalmente caricato sulla barca della sua compagnia e trasferito al Molo Elba dove, anche con l'aiuto dei Vigili del Fuoco, ha potuto più agevolmente essere sbarcato e trasferito sulla seconda autoambulanza della Croce Verde che lo avrebbe condotto all'Ospedale. I sanitari emettevano una prognosi di 40 giorni per guarigione, e le condizioni dell'infortunato sottoposto alle cure del caso prendevano a migliorare. Sull'incidente è stata ovviamente avviata una inchiesta della Capitaneria di Porto di Portoferraio che dovrà accertare cause ed eventuali responsabilità dell'accaduto. Il Magistrato incaricato di seguire il caso ha intanto posto sotto sequestro la parte di molo e le attrezzature correlate all'incidente. Chi comunque pareva avere le idee chiare sulla dinamica dell'accaduto era il fratello del ferito, che mentre ancora si trovava in acqua per aiutare Antonio Belmonte a reggersi a galla indirizzava vivacissime espressioni non certo di gratitudine verso chi aveva compiuto la manovra mentre ancora la passerella era agganciata alla nave. Ma al di là della valutazione dell'episodio odierno si deve sottolineare che il tempo trascorso in acqua dal ferito, indipendentemente dalla buona volontà di chi partecipava ai soccorsi è stato intollerabilmente lungo: intorno ai 50 minuti, facile immaginare cosa poteva succedere se invece di essere accaduto ai primi di ottobre l'incidente fosse capitato in inverno con temperature dell'acqua e dell'aria molto più basse. Forse qualcosa nel coordinamento di quanti debbono operare in emergenza va rivisto e presto.


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