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Riflessioni di Pace: Gino Strada

Scritto da : Elena Maestrini
Pubblicato in data : martedì, 18 marzo 2003

(...) Poi la guerra l’ho vista davvero e da vicino, facendo il mio mestiere di chirurgo. E ho potuto guardarle in faccia , le vittime. E’ strano ma all’inizio mi sono ancora sorpreso. Era la prima volta, tra i feriti del conflitto afgano. Avevo immaginato di trovarmi in faccia a combattenti con la benda insanguinata sul capo, e mi sono trovato a operare centinaia di donne e bambini, di vecchi magri e con la barba piena di polvere… Ma chi la faceva, la guerra? Non c’era neppure una pistola ad acqua intorno a me, che i combattenti fossero tutti invisibili come Garabondo? Allora ho incominciato a capire le analisi del Peace Research Institute di Oslo. Raccogliendo i dati su oltre quattromila pazienti che abbiamo operato a Kabul, ne ho avuto la conferma: il noventatré per cento erano civili, il trentaquattro per cento bambini sotto i quattordici anni. Non è stato diverso nelle altre guerre che ho visto in seguito. Gente dalla pelle nera, o dagli occhi a mandorla, indios seminudi, tanti turbanti. Tante guerre diverse, combattute per ragioni differenti, sugli eucalipti dell’Etiopia o tra le foreste ai piedi delle Ande, nella boscaglia cambogiana, tra i bananieri del Ruanda o sui monti dell’Afghanistan. Sempre e dovunque la stessa nauseante realtà. Avanti al macello. “Prima le donne e i bambini”, come recita l’amica Lella Costa nel suo splendido spettacolo “Stanca di Guerra, che ho visto tante volte sempre commovendomi (...).


bandiera pace

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