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Coluccia: Nisportino a rischio

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : venerdì, 16 settembre 2005

A PROPOSITO DI POLITICA DEL TERRITORIO, POLTICA DEL TURISMO E RUOLO DEL PUBBLICO: IL CASO DELLA LOCALITA’ DI NISPORTINO, NEL COMUNE DI RIO NELL’ELBA. Da quanto leggo pare che l’obbiettivo di acquisire un “area pubblica” nella località di Nisportino, che avrebbe dovuto interessare l’area retrostante la spiaggia e la parte della spiaggia stessa che attualmente è di proprietà di una società privata, per la realizzazione di un Parco pubblico, analogamente a quanto già realizzato a Nisporto negli anni ’80, sia stata ridimensionata da una “nuova convenzione”, rispetto a quella da me sottoscritta nel 1999, stipulata tra l’attuale amministrazione comunale e la proprietà privata, la società SVE. La previsione di realizzare Parchi pubblici nelle aree retrostanti le spiagge di Nisporto e Nisportino, risale al Piano di fabbricazione del 1984 approvato dall’amministrazione di centrosinistra sindaco Franco Franchini e aveva gli obbiettivi di: 1) assicurare la proprietà pubblica di aree di alto interesse pubblico perché degne di tutela ambientale e perchè di fruizione pubblica quali sono appunto le spiagge e i retrospiagge 2) salvaguardare naturalisticamente queste aree da possibili insediamenti edificatori, specie se di tipo speculativo 3) essere attrezzati per garantire un minimo di servizi ed infrastrutture pubbliche quali necessitano in località che ambiscano a qualificarsi turisticamente: spazi pubblici e verde attrezzato, viabilità ed accesso alla spiaggia, parcheggi, ecc. Questi strumenti di salvaguardia erano una risposta (che le amministrazioni degli anni ‘60 non erano state in grado di dare e che l’avvento delle giunte di centrosinistra rendeva possibili ) a chi pensava a rendere esclusivo l’accesso alle spiagge e a quelle aree o a chi aveva mire edificatorie su quelle aree stesse, prospicienti il mare, ecc. Non a caso furono predisposti progetti di parco pubblico in quelle aree appunto al fine di tutelarne l’integrità. Le due frazioni ebbero sorti diverse poiché il Parco pubblico si è realizzato solo a Nisporto (con esproprio e conseguente accordo bonario con le proprietà del luogo) con grande beneficio per la località che si trova con un buon livello di servizi e protezione proprio nelle aree di balneazione (area di parco pubblico, spiaggia tutta pubblica, due parcheggi pubblici, due viabilità di accesso, sistemazione idraulica di tutta l’area). Così non è stato per la loc. di Nisportino, dove attualmente la situazione di fatto è rimasta quella degli anni settanta/ottanta, ma a differenza di allora con un carico ricettivo turistico enormemente aumentato (villaggio turistico, Residens, seconde case) e con il conseguente peggioramento in termini di disservizi ai residenti ed ai turisti: non ci sono parcheggi, non c’è viabilità adeguata ed accesso pubblici alla spiaggia, illuminazione, in particolare nelle zone abitate alte della frazione. La spiaggia resta tuttora per buona parte privata (circa il 60%) e gestita ad uso esclusivo della proprietà e dei suoi clienti, l’area retrostante è interessata sia da una valle classificata a rischio idraulico, la quale è temporaneamente usata da parcheggio e accesso pubblico alla spiaggia e l’altra è, come si diceva di proprietà privata, recintata e inaccessibile per i non clienti del villaggio turistico. Questa situazione di fatto rende necessario ed urgente sistemare adeguatamente tutta l’area, ma per fare ciò necessita che il comune acquisisca tutte le aree interessate dalla vecchia previsione di Parco Pubblico. Lo strumento Convenzione, con la società proprietaria, deve consentire appunto al comune di acquisire la proprietà di queste aree, dal momento, credo, che non sia più possibile l’esproprio con acquisizione bonaria. Infatti il vincolo di parco pubblico che avrebbe consentito lo strumento dell’esproprio delle suddette aree è decaduto e non più rinnovabile per cui è stato necessario da parte della parte pubblica individuare un accordo con la proprietà nel quale a fronte della cessione dell’area dell’ex Parco pubblico gli si riconoscesse una contropartita. La convenzione a suo tempo da me sottoscritta, prevedeva infatti un tornaconto per la proprietà che doveva cedere questa aree; tornaconto che consisteva nel rendergli edificabili delle aree più interne della località, circa 25 mila mc; un sacrificio di territorio (sono appartamenti per il mercato immobiliare) che forse la frazione non avrebbe dovuto sopportare se non si fosse lasciato decadere il vincolo Parco pubblico procedendo per tempo all’acquisizione. La convenzione a quel tempo ed oggi si rende necessaria ed è l’unico strumento per poter acquisire al pubblico le aree private della spiaggia e della parte retro e poter realizzare quei servizi ed infrastrutture di cui c’è estremo bisogno. Se questo è il quadro della situazione le osservazioni e le domande sorgono in ordine al contenuto della “nuova” Convenzione tra attuale amministrazione e società privata: mentre nella prima convenzione già sottoscritta a suo tempo dalla società con il sottoscritto e ratificata in consiglio comunale si realizzava per intero l’acquisizione delle aree ex Parco Pubblico, rendendo pubbliche sia l’intera spiaggia sia l’intero retro spiaggia, nella “nuova” convenzione, rivista dall’attuale amministrazione, pur lasciando alla società proprietaria le stesse volumetrie di nuova edificazione (25 mila mc), si è rinunciato da parte del comune all’acquisizione totale dell’area ex Parco pubblico: non si acquisisce al pubblico l’intera spiaggia e non si acquisisce l’intera zona retrostante la spiaggia (almeno sono queste le informazioni che circolano). Potranno esserci senz’altro delle valide ragioni per questa rinuncia, che converrebbe spiegare, anche se dubito che nell’area ridimensionata e stretta dalla valle, che non può essere considerata utilizzabile nel futuro, siano attrezzabili l’insieme delle infrastrutture e servizi necessari alla frazione. Si andrebbe ad un sovraccarico di questa zona vanificandone la salvaguardia ambientale/naturale. Se tale rinuncia non è eludibile, perché la società, “vuole un accesso al mare “(?), come se qualcuno glielo negasse dal momento che l’area diverrebbe pubblica, si riducano allora, di pari passo, le volumetrie di nuova edificazione in proporzione a ciò che si è rinunciato diminuendo così il sovraccarico insediativo e l’impatto ambientale/naturalistico negativo sulla frazione che ne deriverà. In ultimo chiedo perché oltre alla rinuncia di parte dell’area pubblica, ed al regalo di MC senza contropartita, sia lasciata alla società in proprietà privata anche una parte della spiaggia (l’unica all’Elba), che diventerà una spiaggia ad uso esclusivo, non accessibile al pubblico ed eventualmente non gestibile pubblicamente come concessione data ad altri privati (giovani operatori, cooperative, ecc.), come succede a Nisporto ed in altre spiagge elbane. Se le cose stanno così non è opportuno un ripensamento? Forse sarebbe necessario un piano particolareggiato della frazione.


Giuseppe Pino Coluccia

Giuseppe Pino Coluccia