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Lettera dal Cavo: La spiaggia più bella di tutto il nord est definitivamente perduta

Scritto da : Elena Maestrini
Pubblicato in data : sabato, 10 settembre 2005

Quella lunga e bella spiaggia dalle acque cristalline che si estendeva naturalmente, alternando tratti di sabbia, rocce e ghiaia, memoria storica delle passate generazioni, dimora estiva naturale di decine di piccole imbarcazioni è in coma irreversibile. Questa spiaggia amata da grandi e piccini, per giovani atleti e vecchi sportivi, rimarrà solo un ricordo. Ancora una volta la dabbenaggine umana ha avuto il sopravvento sulla natura. Con queste parole commentavo, nel lontano 2000, il disastro ecologico ed estetico degli 800 metri della spiaggia del Cavo. Seguì l’impegno a rimuovere tempestivamente i materiali oggetto del problema fino all’attuale “migliore soluzione possibile” che prevede di seppellire i materiali indesiderati. Visto che vengo a Cavo da circa quarant’anni e vi possiedo casa, sento forte il desiderio, unito al diritto, come contribuente, di esprimere il mio pensiero in merito a questa vicenda. Il verbo “seppellire” la dice tutta. Sa di morte, quanto meno di irreversibilità a differenza di rimuovere, che dà speranza. Qui non si tratta di capacità di decidere quanto di forte dubbio sulle decisioni prese. Tutto ciò dopo sei anni che hanno inciso negativamente su tutti i componenti, residenti e non, della comunità locale. Confesso che l’esposizione fatta dall’ing. Brusa, confortata dal collega geologo, il 29 agosto scorso, in occasione della presentazione del progetto ai Cavesi, ha sollevato ragionevoli timori non fugati dalle risposte dei tecnici. Per quanto si riferisce poi all’avanzamento della spiaggia di 10 metri, questa ipotesi ha riportato alla mia mente le mareggiate invernali che investono il litorale interessato. I termini “sbarramento” e “protezione”, così come sono stati illustrati, mi lasciano perplesso. Sanno di presunzione umana. La mia esperienza di 35 anni di attività professionale in tutte le parti del mondo (non in questo campo) mi avrebbe suggerito soluzioni condivise dalla popolazione interessata rivolte il più possibile a ripristinare piuttosto che a reinventare la natura. La dimensione ambientale ed economica del problema, rapportata all’esiguo numero dei residenti, è raffrontabile, se dovessi fare un paragone, a quella della mia città (Torino) qualora venisse deciso di modificare il corso del fiume Po dopo averlo già deviato una volta sbagliando l’intervento. Nelle grandi città (e non solo) per interventi molto meno rilevanti vengono proposte alla cittadinanza, per approvazione, varie alternative di progetto. Quartieri e sottoscrizioni analizzano con i rappresentanti locali le soluzioni più appropriate. In carenza di risorse, a volte, si opta per soluzioni a tappe evitando di agire solo in base al denaro disponibile. Nei comuni più piccoli non di rado si ricorre alla consultazione popolare. A volte si giunge all’eccesso dell’uso del referendum per cambiare nome o assegnarne uno nuovo a una via. È difficile da accettare la sentenza che condanna un’altra volta e definitivamente questa unica vera grande spiaggia dell’est dell’isola. Unica perché a ridosso dell’arrivo degli aliscafi, di fronte a Palmaiola, incorniciata fra l’antica villa Bensa e il borgo cavese. Da sempre l’eccellenza della frazione. Da sempre il Cavo ha venduto bellezze naturali, mare cristallino, fruibilità gioiosa del suo bel litorale. Non c’è proprio nessuna ragione per cambiare gli oggetti di questa bella vetrina sostituendoli con un litorale grigio, torbido e acciottolato. Caratteristiche che, da sempre, sono estranee al paesaggio locale. Si è poi parlato di spese insostenibili qualora si pensasse di ritornare al passato con una spiaggia per la maggior parte sabbiosa e acque chiare e trasparenti. Una spesa è sostenibile o no in relazione al ritorno dell’investimento. In questa direzione dovrebbe essere approfondito l’argomento. Sfortunatamente, a differenza del privato, i tempi della politica non sono quelli dell’economia. Personalmente ritengo che i Cavesi per primi, insieme ai titolari di attività commerciali e ai proprietari di abitazioni, avrebbero meritato (dopo il danno) di esprimersi con una consultazione popolare sulla strada da scegliere in relazione sia alle risorse disponibili sia a quelle che invece sarebbero occorse per reinserire la spiaggia in un contesto più consono alla vocazione turistica della frazione. Meglio soluzioni a tappe che rischi definitivi. Specie dopo sei anni di attesa. Un rimprovero lo indirizzo ai Cavesi. Si possono avere idee politiche diverse ma quando i problemi passano sulla testa di tutti occorrono unità di intenti, altruismo politico e vero interesse per il collettivo. Ho assistito a una convincente mobilitazione per il ripetitore telefonico, mentre per un vero grande problema, quale è la spiaggia, c’è stata la rassegnata accettazione dell’ineluttabile. Un detto orientale recita: “Il popolo, invece di guardare lontano la bellezza della luna, si limita a guardare vicino il dito della mano che gliela indica”. Cordialità,


cavo spiaggia rossa bambini

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