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Controcopertina: Dai problemi del mondo a quelli di Via Carducci

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : sabato, 10 settembre 2005

Ciao Sergio, anche a me piacerebbe vivere in un mondo solidale, dove le disuguaglianze fra gli uomini fossero limitate, dove i cittadini meno fortunati non esistessero. La vita è, secondo me, un grande palcoscenico, dove tutte le virtù umane sono rappresentate: egoismo, altruismo, mercato, solidarietà. Le une contro le altre armate, ma dalle quali non si può prescindere, perché così è la nostra natura. “Fatti non foste, per vivere come bruti…” Lo studio, la conoscenza, la crescita dell’umana stirpe porta inevitabilmente a differenziazioni, spesso enormi, che finiscono per separare le persone, per renderne alcune forti, molto forti, e altre deboli, molto deboli. Queste ultime bisognose di aiuto, di solidarietà, ma che le prime, non sempre, sono disposte a fornire. In qualche modo, è il volontariato, praticato a tanti livelli, a sopperire, in parte, a queste gravi carenze. Ma di volontari, di missionari, la vita è abbastanza avara, perché l’animo dell’uomo protende più facilmente al soddisfacimento dei propri bisogni o di quelli dei propri familiari, di quanto lo faccia per persone terze, di cui, spesso, ignora l’esistenza. Il mercato, vilipeso, mercificato, considerato quasi un essere immondo, ha, tra i suoi obiettivi, non solo l’arricchimento personale, ma anche quello generale, non solo lo scambio dei prodotti o dei servizi, ma anche quello di portare denaro o merci di prima necessità, laddove, pur nella miseria di nazioni del cosiddetto Terzo Mondo, esistono materie prime che interessano ai paesi più ricchi, ai mercati più ricchi, che sono disposti a pagare un prezzo, pur d’entrare in possesso delle materie di cui hanno necessità. Si potrà dire che i paesi più ricchi pagano prezzi irrisori o che sfruttano giacimenti di altri: forse sarà anche così, ma è pur sempre un flusso di ricchezza che si trasferisce verso paesi più poveri. Che, lentamente, purtroppo, ma gradualmente, possono tentare di uscite dal medioevo in cui ancora vivono. Io non conosco la politica dei Democratici di Sinistra, né a livello nazionale, né, tanto meno, a livello locale, in questo caso all’Isola d’Elba. Io conosco che significhi svolgere attività di volontariato, ma so anche che per poterla effettuare, occorrono finanziamenti, ed è per questo che, grazie al mercato, finanziario in questo caso, ottenemmo utili che ci consentirono di portare avanti un tipo un “lavoro volontario”, che, ancora oggi, pur in mia assenza, perché vivo altrove, prosegue. Anche in quell’ambiente, ebbi modo di far notare come volontariato e mercato sono inscindibili, checché se ne pensi, perché la vita è anche sogno, ma anche realtà, e, ad ogni fine giornata, lo si voglia o no, i conti vanno fatti. E senza utili, non so quanto spazio resti per il volontariato, per l’aiuto a chi è meno fortunato. Io non so se i Democratici di Sinistra, nella loro politica, non vogliano cambiare il mondo, a favore delle persone più deboli, ma so che in politica, come nella vita, contano i numeri. Forse, la politica di quel Partito è fatta di mediazioni, forse in quel Partito convogliano tante opinioni di sinistra, diverse tra di loro, ma, probabilmente, più sensibili a talune esigenze. Forse, è anche grazie a questa miscellanea di modi di pensare, pur vicini tra di loro, che questo Partito raccoglie un numero di consensi certo non elevatissimo, ma neppure modestissimo. Mi viene da domandarmi: se si escludessero da quel Partito tutte le persone che s’impegnano meno di altre nel volontariato, nella solidarietà, che percentuale di voti potrebbe avere, il Partito stesso, nel panorama politico nazionale? Quello attuale? Ne dubito fortemente. E’ forse meglio essere in pochi, ma “puri” che in tanti, ma “inquinati” da qualche tipo di mediazione? Non so rispondere, perché di politica ne capisco poco. So, però, e sarò ripetitivo, che con pochi numeri si ottengono pochi risultati. Anche a me piacerebbe vivere in un mondo solidale… Angelo Drusiani Caro Angelo Per iniziare vorrei ringraziarti per aver dato il tuo prezioso e "volontario" contributo di professionista a questo piccolo giornale della Toscana oltremarina e per aver posto domande e riflessioni molto stimolanti. Sono d'accordo con te una società senza mercato non è una società il punto allora è come e se si governa il mercato, e le ricette sono infinite, ma in genere chi disequilibra il rapporto tra stato e mercato per un verso o per un altro porta alla rovina un paese. E' sotto gli occhi di tutti l'immane tragedia che puo capitare ad un gigante coi piedi di argilla come gli Stati Uniti, rovinati dalla follia liberista, che per detassare il singolo cittadino e per fare una guerra al servizio degli interessi dei petrolieri non hanno praticato una politica ambientale, hanno tagliato le spese per la costruzione delle opere di difesa da quei fenomeni naturali, che come primi inquinatori del mondo fanno crescere per gravità, hanno sfarinato il loro sistema di protezione civile e tenuto milioni di cittadini in una condizione miserevole (ed essere poveri in USA è assai meno confortevole che esserlo nella cara vecchia Europa). Che c'entra tutto questo con i DS e con le minime questioni di cui si sta a discutere su questo scoglio. C'entra e come. Il capitalismo e il mercato si possono accettare quando producono ricchezza, benessere non figliando mostri imperialisti del genere, su scala planetaria o mostriciattoli su scala locale, perchè se è sacrosanto il diritto di impresa (nel mondo ed in Italia) è ugualmente pacifico che chi governa le comunità lo faccia negli interessi delle comunità medesime. Vedi Angelo i maggiorenti portoferraiesi ci stanno per servire un ecomostriciattolo di cinque piani (due interrati) più graziose torrette che prenderà il posto di un capannone industriale d'epoca che verrà distrutto. Un sacrificio di un pezzo di storia, sicuramente, ma chi lo richiede Non lo chiede la viabilità cittadina (che risulterà peggiorata perchè quel cacheronzolo cementizio si collocherà in un'area già congestionata) né altra plausibile ragione "sociale": lo richiedono solo e soltanto gli interessi dei locali "petrolieri" che ci faranno su una speculazione multimilionaria e e stop, così come, per gli interessi esclusivi dei "petrolieri" un'area che servirebbe come il pane all'ospedale è da decenni una sterpaia su cui è in atto una reverenziale trattativa iniziata quando avevo i calzoni corti, così anmcora come ci si sta affrettando a concedere la costruzione di un bel ristorantino o forse un bar sul piazzale di Capo Bianco "in modo che la proprietà non ci chiuderà il parcheggio" ... (evidentemente il concetto di esproprio per ragioni di pubblica utilità è troppo complesso per essere digerito da chi ha governato e governa Portoferraio). Tu dirai Angelo che siamo di fronte ad un normale conflitto di interessi che la politica dovrebbe mediare. Bene, torniamo in USA per non scomodare democrazie ben meno virtuali e più radicate, perfino negli USA dove Bush rappresenta gli interessi dei petrolieri c'è una opposizione che preme perchè si facciano scelte più solidali, più attente al sociale: in una parola di sinistra. Qui c'è qualcosa che non torna perchè i primi paladini degli interessi dei "petrolieri" (carta canta) li trovo proprio nel partito dal quale sono appena uscito che si chiamerebbe democratico e pure di sinistra. Tuttavia se qualcuno vuol essere la sponda politica delle partite IVA, o meglio di "certepartiteiva" si accomodi, anzi se ha intenzione di far proselitismo e consegnare la tessera dei DS (magari sostenendo che la sigla sta per Destra Sostanziale) a Zambernardi faccia pure. Ma abbia la compiacenza anzi il pudore di non definirsi più "di sinistra". Ma son cose locali, Angelo, torniamo un po' più in alto. Parliamo di volontariato. Nessuno ti ha nel cuore quanto noi di Elbareport, che da anni facciamo volontariato informativo, lavorando quanto i professionisti e rimettendoci pure dei soldi per dare una voce senza padroni a quest'Isola, per consentire ad ormai tremila persone ogni giorno (per te questi numeri saranno irrisori, qui qualcosa vogliono dire) abbiano gratuitamente un giornale veramente "loro". Sul lavoro volontario e disinteressato dovrebbe basarsi anche l'attività politica e molti anni fa entrai in un partito che aveva tanto radicato il valore del lavoro volontario che chi era costretto a fare il "rivoluzionario di professione" si vergognava quasi a ricevere soldi per vivere dal Partito, un partito dove era considerato scandaloso autoproporsi per cariche retribuite, un partito molto "etico" con tutti i suoi difettacci, mi pare che qualcosa sia cambiato, e non in meglio. Io ho la nostalgia di Oriano Niccolai penna, pennello e obiettivo sopraffini, un grafico geniale che avrebbe potuto guadagnare quello che voleva se si fosse messo sul mercato, e che tirava avanti con uno stipendio da metalmeccanico, perchè tanto guadagnavano i funzionari del PCI di allora. Mi viene per terminare, Angelo, di ritornare a bomba, alle lezioni di un grande Berlinguer, sull'austerita, sul rigore morale e la tensione ideale, sul nord e sul sud del mondo, quelle lezioni che qualche coglioncello spasmodicamente impegnato nella riabilitazione post-mortem di Bettino Craxi (il ventre da cui nacque Berlusconi) liquida come superate ed erronee, e che invece a mio parere possono costituire l'asse ideale intorno al quale si potrà aggregare una sinistra che abbia letto Voltaire prima di Marx, una nuova sinistra tollerante, solidale, determinata, pacifista, libertaria, internazionalista, antimperialista, non settaria, ecologista, una sinistra come dice una canzone di Bertoli: " .. con un piede nel passato e lo sguardo dritto e aperto nel futuro".


capannone ex atl lato viacarducci

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capo bianco

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