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Controcopertina - Legambiente: perchè Barbetti ringrazia i cacciatori?

Scritto da : Elena Maestrini
Pubblicato in data : venerdì, 14 marzo 2003

Le dichiarazioni di soddisfazione del Commissario Barbetti sugli abbattimenti dei cacciatori all’interno dell’Area Protetta hanno destato sconcerto tra ambientalisti e agricoltori. Infatti, con la fine della stagione invernale, come succede ormai da anni, si sono moltiplicate le segnalazioni di danni alle colture (a Legambiente ne sono giunte ben 4 negli ultimi 10 giorni) e di incidenti stradali (una segnalazione nel versante orientale). E’ dimostrato, quindi, che l’emergenza cinghiali, come avevamo previsto, non è stata ridotta dagli interventi effettuati dai cacciatori; questi, peraltro, si sono rifiutati di intensificare gli abbattimenti nei mesi di febbraio e marzo (da quando cioè iniziano a essere numerose le scrofe gravide). A fronte di tale grave situazione il Parco invece di attivare, da subito, come da noi richiesto, un’efficace campagna di trappolamento non trova di meglio che fornire dati inesatti sugli abbattimenti. L’accordo PNAT – cacciatori prevede un numero minimo di 500 cinghiali abbattuti; non è specificato quindi, come sostiene il Commissario che, di questi 500, 350 debbano essere abbattuti dai cacciatori e 150 dalla Polizia Provinciale. Quindi, in realtà, i cacciatori non solo non hanno catturato più cinghiali del previsto, ma non hanno neanche raggiunto l’obiettivo minimo (419 abbattuti , obiettivo 500). Ma non basta: l’accordo prevede, inoltre, la cattura di 300 cinghiali. E’ improbabile che tale risultato venga raggiunto; infatti, al momento le trappole del Parco Nazionale non sono state attivate, proprio nel periodo dell’anno in cui esse sarebbero maggiormente efficaci. La situazione è quindi preoccupante poiché non verranno raggiunti gli obiettivi minimi fissati da un accordo che, secondo noi, anche se rispettato, non avrebbe comunque ridotto in modo significativo la popolazione del cinghiale. A tutto ciò si aggiunge il dato degli abbattimenti effettuati fuori dall’area protetta, meno efficaci rispetto a quelli degli anni passati. Pertanto, Legambiente chiede, ancora una volta, al Parco Nazionale e alla Provincia di Livorno, di attivare immediatamente un massiccio piano di trappolamento. I recenti accordi con Arcicaccia ed Unavi a livello regionale dimostrano che LEGAMBIENTE non è in modo pregiudiziale contraria al coinvolgimento delle Associazioni Venatorie nella gestione del territorio, quindi chiediamo al Parco che predisponga subito, per evitare il grave disturbo che in primavera ed estate le braccate causerebbero alla piccola fauna in fase riproduttiva, una squadra di abbattitori, appositamente formati, che possano intervenire in modo costante, puntuale e sistematico, al fine di eliminare i cinghiali dalle zone in cui causano danni alle colture e creano pericolo per l’incolumità dei cittadini. Peraltro, restiamo convinti che anche se si rispettassero le quantità di abbattimenti richiesti dal Parco ai cacciatori il problema dei cinghiali muterebbe di poco nella sua gravità, infatti, crediamo che, considerata la caratteristica del territorio elbano, contraddistinto da zone boscate inframmezzate ad aree antropizzate, l’eradicazione rappresenti l’unica soluzione possibile all’emergenza cinghiale.


cinghiale

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