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Idee (?) economico-ambientali a prova di uragano

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : domenica, 04 settembre 2005

Angoscia, rispetto e solidarietà per i tanti morti e le tante distruzioni; orrore per i saccheggi e gli sciacalli. Queste le prime dolorose sensazioni. Poi …..: “…dobbiamo imparare a risparmiare benzina.”. Parole giuste, che in tanti diciamo da tanto, ma che questa volta assumono una particolare importanza. Non sono le parole dette da un qualche scienziato od ecologista più o meno catastrofista; o da qualche esponente politico di quei paesi “ sottosviluppati” - poveri, senza tecnologie ed organizzazione sociale - del terzo e quarto mondo, dove normalmente tsunami, terremoti e altre manifestazioni della “natura matrigna”, seminano morte e distruzione. Sono le parole dette da George W. Bush - l’amico “georgedabliù“ -, in una intervista alla ABC News, all’indomani dell’uragano Katrina. Un uragano che ha fatto tragicamente toccare alla prima potenza economica e tecnologica del Mondo le fragilità e le arroganze di modelli di sviluppo che non rispettano le leggi del Pianeta ed i bisogni di tutti coloro che lo abitano. Erano parole che, per un attimo ci avevano fatto pensare ad una sorta di autocritica di quella componente “new-con” del potere statunitense che non vuole firmare il protocollo di Kyoto per il contenimento dei gas serra. Nonostante che tutti siamo ormai consapevoli che sono, se non l’esclusiva causa, la con-causa dominante delle catastrofiche mutazioni climatiche della Terra. Speranza subito andata delusa (almeno per ora; l’America è una grande e complessa democrazia). Le parole del Presidente degli Stati Uniti, come apprendiamo dal proseguo dell’intervista, sono motivate dalle preoccupazioni sui costi della benzina e dalle perdite dei petrolieri del Golfo del Messico. Per cui saranno immediatamente immesse nel mercato le riserve strategiche di olio combustibile degli Stati Uniti, saranno fatti idonei accordi su quel modello di democrazia che è l’Arabia Saudita e soprattutto avremo una grande “ deregulation” sui limiti ambientali posti dall’EPA, il prestigioso ed autonomo Ente americano per la protezione ambientale, sull’uso dei combustibili misti. Poi in chiusura, l’illuminante dichiarazione: “ …la migliore cosa da fare è di riprendere la nostra produzione nel Golfo del Messico.” Questa è la sintesi del pensiero dell’amico “ georgedabliù“. Il portavoce di quella “new economy“ che fra “guerre preventive" e “portatori di Pace“; vassalli, valvassori e valvassini variamente sparsi nel Mondo, avrebbe dovuto esportare civiltà e democrazia e darci un nuovo (sorry!: new) benessere spirituale e materiale. Si dice che non esistono errori, ma solo delle opportunità che la vita ti offre per crescere e migliorare. Vale per tutti e nel nostro piccolo, anche per noi che abitiamo il “Bel Paese”, dove fra qualche mese saremo chiamanti a votare. E le elezioni si vincono, per fortuna, non per meriti propri, ma per i demeriti altrui.


ciclone tornado

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