Non ho mai nascosto ai miei lettori il fatto di aderire ad una forza politica (PCI-PDS-DS), non intendo glissare sul comunicare loro una decisione come quella da uscire, quarantadue anni dopo aver staccato la prima tessera della F.G.C.I., da un partito a cui devo molto. In questo partito ho imparato a rapportarmi con i problemi e con la gente, a praticare la democrazia, questo partito mi ha fornito gli stimoli culturali per leggere, informarmi, in questo partito ho imparato a scrivere, è stato sempre presente nelle mie scelte personali, nel mio modo di vivere, ci sono prima cresciuto, poi maturato ed ho iniziato ad invecchiarci. Per lungo tempo ci sono stato attivamente, ricoprendo anche qualche modesta carica, sia interna che amministrativa; credo che i locali di Piazza della Repubblica siano le stanze dove in assoluto ho trascorso più tempo, mi sono preso le peggiori incazzature e le più grandi soddisfazioni, là in quella che consideravo casa mia più della mia stessa abitazione. Me ne vado, comunque senza acrimonia, dopo essere rimasto per qualche anno ai margini della vita di questo partito, solo a votare e ad osservare, perchè ho maturato il convincimento che i D.S. (intesi come la linea che perseguono) restino una grande forza democratica indispensabile per il paese, ma non si possano più definire sostanzialmente di sinistra. Non avrebbe senso continuare ad aderire, per quanto mi riguarda, ad una forza politica che a livello nazionale, ma ancor di più a livello locale, compie scelte moderate quando non conservatrici e difende gli interessi (legittimi ma discutibili) di chi dà più valore al mercato che alla solidarietà e non ha nessuna intenzione di cambiare il mondo a favore dei cittadini del mondo meno fortunati. Gli sconcertanti episodi del Villaggio-Paese e di Cavo sono solo gli ultimi di una serie infinita che hanno urtato la mia coscienza ambientalista e le mie convinzioni sull'uso del territorio; penso ad esempio che a Portoferraio si stia preparando un "sacco di Via Carducci" devastante per la viabilità e per la vivibilità cittadina, che servirà solo a rimpinguare le casse dei soliti inquietanti noti, pronti come sempre a far pendolare i loro appoggi sullo schieramento politico che più li favorisce. Ma forse ancor di più della assunzione di posizioni che non ho condiviso, mi hanno allontanato dal gruppo dirigente diessino delle preoccupanti assenze di elaborazione e/o esternazione di pensiero. I DS dell'Elba, mentre negli ultimi anni il loro territorio era al centro di "casi" che giungevano all'attenzione nazionale, sono rimasti in pratica muti, ai margini del confronto delle idee, incapaci di orientare la pubblica opinione perfino su questioni di una inusitata gravità. Certo, le vicende riesi sono state significative, più che altro per farmi intendere che anche i margini di manovra della sinistra dei DS, più che risicati, sono nulli. Sono stato tra i primi ad oppormi alla diaspora dei tanti "cervelli" della sinistra che abbiamo perso per strada, in questi anni in cui si è affermata a colpi di maggioranza e talvolta con "conversioni di palese convenienza", "la via prepotente al riformismo", ma ora vedo i compagni del correntone sempre più strumentalizzati, sempre più ostaggi della "sacra governabilità", sempre più velleitari nelle esternazioni dei loro dissensi. Ho sempre sostenuto che le dimissioni e le querele non si minacciano, si danno e basta, e non si ritirano, di dimissioni irrevocabili rimangiate da parte di ominicchi e di querele rifagogitate da quacquaracquà (per scomodare Sciascia) ho un ampia casistica che non intendo affatto implementare. Comunque non credo che questo passo, così a lungo ponderato (lasciare l'unica forza politica a cui abbia aderito), un passo che vivo in maniera lacerante, provochi molti rimpianti. Ma è normale, chi sceglie di essere comunque franco, e di conseguenza talvolta ruvido e scomodo, di solito si fa più nemici che amici, non deve aspettarsi lacrime quando fa i bagagli, meglio così. Non esco per aderire, al momento, a nessuna altra formazione della sinistra (non l'ho chiesto e nessuno me lo ha chiesto), resto a disposizione di tutta la sinistra, con quel po' di esperienza che ho maturato, con i modesti strumenti di informazione (e quindi di partecipazione sostanziale) che ho contribuito a creare. Credo, ma è un discorso da fare con più calma, che ci porterebbe oggi troppo lontano, che nel centro-sinistra ci sia spazio solo per due grandi aggregazioni: tautologicamente una di sinistra ed una di centro, la cui costituzione farebbe giustizia anche di molte ambiguità. Ai compagni dei DS e prima di tutto a quelli del "correntone" formulo un particolare augurio: quello che sia io ad avere torto, e che resti loro la speranza e la capacità di colorare un po' di rosso, o meglio di sinistra, il loro futuro e quello dell'Isola.
sergio rossi barba