“Trent’anni passati a giocare con la terra” così ama definire il suo lavoro di geologo e di costruttore di dighe Graziano Berti, 58 anni, di chiare origini elbane. Per questo quando dichiara che il progetto di ripascimento del Cavo è improponibile, è il caso almeno di ascoltare cosa ha da dirci. Due sono le questioni principali sulle quali anche i Cavesi contrari all’intervento della Provincia e del comune di Rio Marina sono decisi a non trattare. “In primis non si può pensare di lasciare sul posto il materiale ferroso del precedente ripascimento. Occorre rimuoverlo individuando modalità tecniche adeguate. In secondo luogo – spiega il geologo Berti – la pezzatura 10-30 e le caratteristiche del materiale scelto, ghiaino non arrotondato, renderebbero la spiaggia impraticabile. Per fare il bagno ci si dovrebbe tuffare e risalire dal moletto. Inoltre con l’uso di questo materiale si prevede una coda di polveri calcareo-silicee che, pur non essendo nocive, colorerebbero il mare di una patina biancastra.” Individuati i principali problemi del nuovo ripascimento, Graziano Berti propone ciò che a suo avviso occorrerebbe fare per risanare davvero la spiaggia cavese. “Per rimuovere il vecchio materiale si potrebbe inserire un diaframma o "palancolata" sulla linea di battigia, cioè elementi metallici ad incastro a perfetta tenuta (una specie di diga ndr), ad una profondità da stabilire, che consentirebbero l'isolamento dell'attuale spiaggia senza contaminare il mare, in modo da togliere poi il materiale accumulato con mezzi meccanici.” Ed in seguito con che cosa rimpolpare la spiaggia? Graziano Berti suggerisce: "invece di aggiungere materiale a spigoli vivi, bisognerebbe ricorrere a materiale arrotondato di origine alluvionale o marina, costituto da un misto sabbia-ghiaia di pezzatura adeguata, in considerazione della notevole erosione che la spiaggia deve sopportare." Cioè una ghiaia di fiume che possa almeno risultare praticabile a piedi nudi. Il nuovo progetto suscita anche altre perplessità a cominciare dalla mancanza di uno studio reale sulle correnti: “Lo studio esiste – ammette Berti – ma è fatto a tavolino, basandosi sui venti prevalenti, senza dati sperimentali rilevati sul posto.” Le critiche più ricorrenti da parte dei fautori della nuova opera “bosikutufiana” agli ambientalisti e agli oppositori si appuntano sul silenzio che accompagnò il primo disastroso intervento sulla spiaggia. "Effettivamente sono mancati controlli da parte del Comune. Inoltre anche le analisi fornite dall'Arpat sottostimarono i residui di metalli pesanti. Anche perché usavano la tecnica “a secco” per analizzare i campioni prelevati. Ma adesso ci sono i risultati dello studio Cecchi, perito nominato dal Tribunale, che ci danno la reale portata dell'inquinamento.” Intanto è confermato alle 15,30 di domenica 28 agosto il raduno di bagnanti “arrabbiati” (anche perché non sono riusciti a trovare un locale disponibile ad accoglierli) sulla spiaggia del Cavo per discutere insieme le linee di difesa contro quello che è considerato un nuovo scellerato intervento.
graziano berti geologo