Torna indietro

Idrovolanti alle Antiche Saline

Scritto da : Marcello D'Arco
Pubblicato in data : venerdì, 01 novembre 2002

Elba anteguerra. Nella piana di S.Giovanni, più precisamente nell’area termale, c’era un piccolo campo di atterraggio? Uno scalo per gli idrovolanti? Non se ne trova traccia sui giornali di allora su cui vigeva una specie di censura per quel che riguardava notizie su qualsiasi tipo di postazione a carattere militare. Le rare informazioni che siamo riusciti ad avere confermano però l’esistenza di una struttura a terra che in qualche modo doveva avere a che fare con gli idroplani. Un hangar , un capannone per il rimessaggio dei velivoli, custodito, ci dicono, da un certo” Massimo” un uomo abbastanza altro, con baffi e bastone.. La foto che pubblichiamo ci sembra eloquente. Una giovane tutta sorriso fa capolino , semi nascosta da una specie di grossa bitta , una colonna di metallo (legno, pietra?). Si tratta di una colonna d’ormeggio, un argano come si vede dai fori in cui venivano inserite le stanghe per avvolgervi cavi. L’ argano poggia su una superficie in muratura e la localizzazione dell’impianto non è difficile. Sullo sfondo si intravedono gli altiforni, dunque la struttura si trovava con ogni probabilità vicino alla Punta della rena, molto vicino allo Stabilimento Termale del dott. Somigli. Nessuno ricorda di aver visto ammarare idrovolanti in uno specchio d’acqua attrezzato per lo scopo e può essere allora che il progetto di un vero e proprio aeroporto sia pure di ridotte dimensioni. La zona della “Loppa” rappresentava comunque un’area appetibile. In primo luogo per un imprenditore “di fuori” , convinto che l’acquisto del terreno a basso costo (l’Ilva si era tirata fuori da ogni ulteriore impegno di carattere industriale) era pur sempre un affare. Ma anche per chi riteneva che questa area sembrava fatta apposta per farci atterrare gli aeroplani. Il terreno costava due lire; il fondo era fatto di scorie di altoforno; la posizione , a due passi dal mare, era particolarmente felice. Non a caso, nelle cronache dei primi anni 50, si accennava alla Loppa in relazione ad una possibile operazione di privati. “Non una pista di volo ma da cosa nasce cosa” , si scriveva sul Corriere Elbano. Cascini, commissario prefettizio dal giugno del 48 al giugno del 51, l’appoggiava in pieno. Aveva addirittura aderito ad una iniziativa dell’Aereo Club di Livorno e fatto iniziare “la costruzione di una pista di volo ai margini della città, e precisamente sul terreno della ex discarica della Loppa, compresa nella zona testè ceduta al Comune di Portoferraio”. Il progetto “preliminare” portava la firma dell’ingegner Castellani. Più sotto, c’era ampia conferma che era nata “ embrionalmente” una piccola stazione aeroportuale. “Per ora una modesta pista che, stando alle nostre informazioni, dovrebbe presto essere raddoppiata prevedendosi, inoltre, la costruzione di impianti ed edifici”. Destinati a “costituire il mezzo idoneo più rapido per collegare Portoferraio con i grandi centri industriali e demografici del continente”. Una delle tante prime pietre, rimaste senza seguito.


portoferraio argano idroscalo

portoferraio argano idroscalo