Non credo che spetti al Commissario decidere su eventuali modifiche dei confini del Parco, a cui l’atto di imperio del ministro all’Ambiente ha impedito fino ad ora di dotarsi degli organismi previsti dalla legge. Al centrodestra, che ieri manifestava contro l’istituzione del Parco e che accusava di autoritarismo il governo di centrosinistra, è bene ricordare che la nomina di Barbetti è passata sopra la testa degli elbani, di tutte le istituzioni locali e della Regione, calpestando e mortificando lo stato di diritto. Contro questa nomina pende un ricorso al Tar, che in altre analoghe situazioni ha annullato le decisioni del ministro. Barbetti, dunque, pure investito impropriamente di pieni poteri, dovrebbe stare lì per svolgere l’ordinaria amministrazione in attesa della nomina di un nuovo Presidente e di un nuovo Consiglio direttivo, che non possono tardare a lungo per evitare ulteriori danni alla vita del Parco e che dovrebbero essere rivendicati con maggiore convinzione da tutti, in particolare dai comuni dell’Arcipelago. Pensare e programmare nel tempo scelte impegnative, quali la riperimetrazione dell’area protetta, così come è stato detto nella riunione con la comunità del parco svoltasi nei giorni scorsi, mi sembra, dunque, scorretto e inopportuno. Tanto più se ciò proviene da un commissario che nella sua funzione di sindaco, dopo aver osteggiato e certamente non favorito la nascita del Parco, ha poi proposto di ridurre al 30/35% circa il territorio vincolato e di destinare il resto, circa il 65/70%, ad aree contigue (vedi nota 10/11/98 del comune di Capoliveri). Già allora questa ipotesi apparve confusa e fantasiosa. Oggi lo sarebbe ancor di più. Perché tutti ormai sanno che l’area contigua non è Parco e quindi non può svolgere quella funzione di “sviluppo e di supporto delle attività istituzionali del Parco”, che è demandata al piano pluriennale. Un piano che poi dovrà essere sottoposto all’approvazione del Consiglio (che la presenza del Commissario non consente di eleggere) e della Regione. Se Barbetti intendeva ed ancora intende l’area contigua come estensione del Parco, dice, quindi, una cosa impropria e sbagliata. Altra cosa invece è la necessità di una riscrittura dei confini del Parco, che non comporti una riduzione dell’area protetta, che garantisca una maggiore contiguità delle aree attuali ed elimini corridoi che non servono a niente. Oggi, più che mai, come si afferma nel documento approvato nel Congresso Ds dell’Elba, appare evidente la centralità e l’importanza della politica ambientale per il futuro delle isole e la validità del Parco, quale strumento essenziale, su cui investire impegno e risorse. Ciò non sarà possibile fin quando rimane aperta la ferita del commissariamento. Se Barbetti volesse davvero dare un contributo per il rilancio del Parco, spianerebbe la strada rimettendo al ministro l’incarico ricevuto. Ciò consentirebbe al governo e alla Regione di riprendere il dialogo interrotto e di trovare in tempi brevi soluzioni ragionevoli e condivise da tutti. Barbetti non lo farà, lo sappiamo bene, dimostrando ancora una volta che a lui, del Parco, interessa ben poco. Ciò che interessa, a lui come ai suoi amici di oggi, grandi avversari del Parco ieri, è occupare più poltrone possibili, e magari, cosa ancor più preoccupante, applicare anche per il Parco quel “carpe diem” che troneggia all’ingresso di Capoliveri. Così come mi pare inquietante che per “elaborare una sintesi fra l’Ente e le istituzioni dell’Arcipelago”, il Parco “si avvarrà di una società di advisoring”, che in soldoni significa altri consulenti, come se non ce ne fossero già abbastanza e lautamente pagati. E tutto ciò alla faccia dell’autonomia, degli interessi e dell’ intelligenza degli elbani.
lido di capoliveri panorama spiaggia
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