Caro Gianni, ho molto apprezzato il contenuto della lettera aperta che hai voluto inviarmi; ho infatti visto in essa non soltanto la tensione morale e politica di un sindaco che cerca di andare oltre le complessità dell’oggi per costruire la realtà del domani, ma anche i sensi di una stima e di un affetto personali che devi considerare sicuramente ricambiati. Anche per questo ti prego di leggere le cronache delle ultime settimane non come riflessioni polemiche nei tuoi confronti, ma come leale e sincero momento di confronto, che non può prescindere dalla inevitabile franchezza dovuta solo alle persone di cui si ha stima e rispetto. Sono convinto anch’io, come te, che la gravità della congiuntura politica ed economico-sociale, ma anche le dinamiche più ampie di un mondo sempre più globalizzato e complesso, ci impongano di uscire dalle logiche quotidiane del contingente, della micropolitica, dei problemi spiccioli, per cominciare a pensare ad una strategia di ampio respiro che ci consenta di posizionare le nostre realtà territoriali in un ruolo primario nel flusso del divenire e del mutamento. E’ dunque giunto il tempo che i nostri Comuni, le nostre Istituzioni, i nostri territori, la nostra gente, si parlino; e si parlino nella consapevolezza che soltanto dalla comprensione e dal rispetto delle peculiarità di ognuno può nascere un dialogo utile. Siamo diversi in molte cose: è diverso il modello di sviluppo, sono diversi i problemi e le difficoltà che viviamo, sono diversi i modelli di organizzazione istituzionale; ma abbiamo anche molti punti di contatto, molte chances di confronto, che possono definire una sorta di quadro identitario comune: il mare, i porti, i trasporti, le attività tradizionali, la cultura, il turismo. Proviamo dunque ad usare queste esperienze e questo patrimonio comune come una leva, con cui sollevare il circuito della politica e delle istituzioni locali da una riflessione sul contingente ad un dibattito sugli scenari futuri, sulla realtà di domani, su quel mondo che vediamo oggi così imperfetto, ma che abbiamo il dovere di riconsegnare domani, alla fine dei nostri mandati di amministratori, migliore. Nel nome di quella politica “alta”, che spesso viene compressa dalle difficoltà quotidiane, ma che rappresenta anche l’unica, vera opportunità di crescita che abbiamo a disposizione (che cos’è la politica, alla fine, se non un modo –mi verrebbe da dire l’unico modo- per cambiare il mondo?). Darei al confronto tre direttrici fondamentali: - la risorsa mare e la portualità; - l’evoluzione (intesa come riqualificazione e riconversione) del modello economico-sociale territoriale; - la sovracomunalità (intesa come andare oltre le realtà comunali, costruendo processi di integrazione e di innovazione -nella pianificazione, nelle reti infrastrutturali, nella gestione amministrativa e nei servizi al cittadino-). Su questi temi ritengo debbano essere chiamati al confronto tutti gli attori istituzionali delle nostre realtà territoriali, ciascuno portatore di proprie specifiche peculiarità e competenze. Se sapremo fare questo, tutti insieme, credo che allora, una volta tanto, la politica potrà essere luogo dove lo sguardo non si ferma davanti a steccati, ma arriva a contemplare orizzonti. Con amicizia.
Peria attento grande