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Acqua, tutti i numeri della Toscana

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : lunedì, 10 marzo 2003

La Toscana, per quanto concerne il consumo e l’uso delle risorse territoriali e ambientali, entra di diritto in quello che comunemente viene definito il “Nord del mondo”, ovvero a quel 15 per cento di popolazione mondiale che per avere acqua potabile deve solo aprire il rubinetto di casa. Eppure anche qui non mancano i problemi di impoverimento delle falde idriche, di siccità e salinizzazione, da una parte, e di sprechi dall'altra. Attualmente in Toscana l’acqua a disposizione viene impiegata per usi civili per il 29%, nelle attività industriali per il 52% e per usi agricoli e zootecnici per il restante 19%. Uno dei problemi più importanti legati alle risorse idriche riguarda la depurazione. Per calcolare il cosiddetto “carico inquinante totale” gli esperti ricorrono al concetto di “abitanti equivalenti” (AE). Utilizzando questa unità di misura, è possibile affermare che una mucca produce un carico inquinante pari a 8,16 abitanti, un suino pari a quasi 2 abitanti, un pollo pari a un quinto di abitante. Il carico inquinante potenziale in Toscana è pari a circa 12 milioni di abitanti equivalenti, su una popolazione effettiva di quasi 3 milioni e mezzo. Di questi 12 milioni, senza tenere conto del settore agricolo e zootecnico, che ha proprie forme di smaltimento, il sistema depurativo toscano è in grado di soddisfare le esigenze di circa 8,9 milioni di abitanti. Questo grazie a 10 grandi impianti che garantiscono il 43% della capacità depurativa e ad altri 176 di dimensioni minori, in grado di far fronte al rimanente 57%. Dal bacino dell’Arno proviene il maggior contributo in termini di inquinamento idrico, circa il 60% del totale. Per quanto riguarda l’approvvigionamento, si calcola che, nella nostra regione, per soddisfare la richiesta per i vari usi, vengano prelevati 438 milioni di metri cubi di acqua all’anno. Di questi il 73% proviene da pozzi o da sorgenti, il 25% da corsi d’acqua ed il restante 2% da laghi ed invasi. Ad oggi si stima che in Toscana ci siano circa 250.000 pozzi ma per venire incontro ai problemi legati al consumo è stato avviato il monitoraggio di altri 316 pozzi e 72 sorgenti. Allo stesso tempo la Regione si pone l’obiettivo della riduzione dei prelievi in quanto un eccessivo sfruttamento degli acquiferi influisce sulla qualità delle falde e sulla loro disponibilità futura. La distribuzione avviene attraverso una rete di acquedotti lunga quasi 25mila chilometri in grado di servire il 93,9 % della popolazione. Va tuttavia evidenziato l’inefficienza del sistema di trasporto: circa il 40% dell’acqua immessa in rete viene infatti persa per strada. Gli Ato (ambiti territoriali ottimali) sono gli organismi introdotti con la legge regionale n. 81 del 1995 (recependo la legge n. 36 del 1994, “Disposizioni in materia di risorse idriche”) destinati a gestire il fabbisogno idrico toscano. La creazione degli Ato assolve all’importante compito di riorganizzare il servizio idrico integrato, inteso quale insieme dei servizi pubblici e privati di captazione, adduzione e distribuzione delle acque a uso civile, di fognatura e depurazione dei reflui allo scopo di consentire una gestione ecologicamente sostenibile della risorsa idrica. La Regione Toscana è stata una tra le prime in Italia ad attuare la legislazione nazionale individuando 6 Ato: Toscana Nord, Basso Valdarno, Medio Valdarno, Alto Valdarno, Toscana Costa, Ombrone. Alla fine dell'intero processo di attuazione della riforma, da circa 300 gestori dei servizi si passerà a 6 gestori.