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Controcopertina:Le Ragioni del declino elbano, secondo Pino Lucchesi

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : venerdì, 05 agosto 2005

Mauro Antonini fa lo gnorri. E facendo finta di non sapere richiama giustamente la nostra attenzione perché vengano messe meglio a fuoco evidenze che sono sotto gli occhi di tutti. Fa il suo mestiere ben sapendo, purtroppo, che i suoi richiami sono quasi per certo destinati a rimanere inascoltati…perché manca la capacità di capire e la volontà di rimediare. Le risposte ai quesiti di Antonimi sono peraltro del tutto evidenti e si chiamano,nell’ordine, capacità di adattamento e seconde case. La prima è strettamente connessa alla strutturale attitudine che ha fatto dell’essere umano il condizionatore, nel bene e nel male, del Pianeta su cui viviamo. Come si risponde ad una situazione di stagnazione economica come quella che caratterizza l’Europa da un quinquennio? Si risponde, nel caso del turismo, scegliendo mete meno costose (dell’Elba), accorciando e spezzettando le permanenze …e soprattutto cercando ( e trovando) alternative al soggiorno tradizionale con scelte che rinviano infine alla dolente domanda di Mauro: “ Ma dove finiscono tutti quelli che sbarcano all’Elba?” E’ presto detto: finiscono nelle “seconde case”, ospiti di altri o, peggio, diventano artefici di un mercato parallelo, incontrollato ma non del tutto incontrollabile, semiclandestino, in potente espansione, fatto di passaparola, di annunci sui giornali e soprattutto sui siti internet. Mi è capitata in mano, quasi per caso, una foto aerea della piana di Campo scattata nel 1946 e l’ho messa istintivamente a paragone con il mare di cemento che ha progressivamente sommerso questo angolo di Elba. Si potrebbero fare molti altri esempi, ma come non vedere la dissennatezza di una politica del laissez-faire o meglio la mancanza di una politica resa più evidente dalla frantumazione delle responsabilità, dalle carenze di una classe dirigente non sempre all’altezza e qualche volta colta…con le mani nella marmellata, dall’assenza di una vera unificante volontà di coordinamento, dall’inesistenza di una prospettiva? Mi si domanderà: ma tu dove eri? E’ vero, anch’io ho le mie responsabilità se non altro di disattenzione o di adesione ad una idea di sviluppo ‘spontaneo’ che era sembrata funzionante. Finché sono arrivate le difficoltà e il meccanismo è finito inevitabilmente in panne. Ma naturalmente nulla di quanto accaduto si può cambiare e l’unica cosa buona che ci resta è accettare la lezione per adottare atteggiamenti virtuosi in una linea, come si dice oggi, di discontinuità. Si veda bene, non ne faccio un problema di colore politico. Bianchi, azzurri, verdi, rossi si alternano e nulla cambia, basti per tutte vedere la situazione di Portoferraio nel cono d’ombra di potenzialità inespresse, sempre più triste e marginale. E neanche sembra aver funzionato la novità rappresentata dal recente pressoché totale allineamento con la forza politica egemone in Regione. Non che i fiorentini ci abbiano mai amato, ma forse qualcosa di più potevamo attenderci. E’ però certo che la stagione di crisi del turismo ha purtroppo coinciso con una stagione di collasso della politica e quindi anche di incapacità di selezionare una classe dirigente disposta ad andare oltre il tran tran quotidiano e di impedire la deriva. Ho però qualche risposta, maturata nell’incarico che mi è stato assegnato dal Governo, che rilancio, per esempio, ad Antonini ed ai suoi colleghi anche sulla base di esperienze positivamente maturate nel nostro Paese (Bibione, Albarella, Portofino, ecc) e soprattutto in Spagna, che, infatti,non presenta le difficoltà oggi alla nostra attenzione. Il turismo sta inesorabilmente cambiando ed accanto alla figura del turista ‘stanziale’ (che però tenderà sempre di più a scegliere i ‘villaggi’, soprattutto all’estero, dove il costo della manodopera produce prezzi assolutamente abbordabili), sta maturando la figura del turista ‘consapevole’ alla ricerca di soluzioni che coniughino le esigenze di riposo con la scoperta del territorio e delle sue potenzialità. E’ il cosiddetto “turismo sostenibile”, non un turismo di serie B, ma certo un turismo che impone un diverso approccio da parte di tutti gli attori, un turismo molto interessato (guarda caso la situazione dell’Elba!) alla presenza di Parchi ed Aree Protette ed alla adozione di scelte di rispetto ambientale. Un turismo che si indirizza anche tenendo conto (e qui intervengo di nuovo io!) dalla presenza o meno di un sistema di “Certificazione” che garantisca impegni e responsabilità. La ancora recente estensione, ad esempio, del Marchio Europeo “ECOLABEL” (quello vero, quello disciplinato dai regolamenti comunitari, non quello ‘spurio’ venduto da Legambiente per fare un po’ di mercato) al turismo apre oggi potenzialità di grande spessore…ed infatti le Regioni più accorte (Veneto, Liguria) si sono messe subito in sintonia con consistenti finanziamenti per favorire questa opzione. All’Elba, invece, si fa come gli struzzi e nessuno accenna, per esempio, al fatto che nessuna spiaggia Elbana è certificata con la ‘Bandiera Blu’ della FEE (Foundation for Environmental Education). Poi lamentiamoci che i turisti non vengono! Naturalmente è solo un tassello di una partita più complessa che dovrebbe spingerci a riparlare di infrastrutture (è dai programmi anni 60 dell’Amministrazione di mio Padre per i nuovi approdi che non si pensa più in grande), di collegamenti, di tariffe, di come richiamare, insomma, il turismo dell’altra faccia della medaglia, quello di qualità, che certamente non arriva se non c’è una proposta culturale che non può essere soltanto quella delle lodevoli serate di Marciana Marina e che ci riporta inevitabilmente a Portoferraio, la chiave di volta – come sempre – di tutto.


Lucchesi Pino 2

Lucchesi Pino 2